Il filosofo tedesco Josef Pieper.

LIBRI Pieper e il mondo frenetico: «Solo chi tace ascolta»

Il libro del filosofo tedesco interpreta il dramma della nostra società. Tra le giornate piene di «programmatica agitazione attivistica», un'agenda tiranna e il lavoro per il lavoro, un fattore su cui far leva: l'otium
Flora Crescini

«Grazie alla fatica che ho fatto, ho ottenuto quel che ho» è una frase che si sente sulle labbra di tutti; l’elemento “fatica” è così il perno centrale della conoscenza e di qualsiasi attività umana. Senza accorgercene, siamo tristi eredi di Kant, per il quale il filosofare è autentico quando è “lavoro” erculeo. Nella sopravalutazione del mondo del lavoro e nella mutata interpretazione dell’esistenza, ciò che vale è l’attività soggettiva e null’altro. Con uno sguardo lungimirante Josef Pieper coglie in questo libro il tratto fondamentale di noi moderni, le cui giornate sono piene di «programmatica agitazione attivistica» e il cui occhio si apre sempre più raramente allo sguardo recettivo sulle cose circostanti; tuttavia «il carattere di lavoro nel conoscere e nel filosofare non solo non è esauriente, ma non raggiunge il nucleo, la natura intima delle cose». Agende tiranne, uomini ridotti a funzionari sono i tratti salienti del volto del lavoratore - e anche del lavoratore intellettuale -, quasi costituzionalmente incapace di ricezione. È la fossilizzazione del cuore che non vuole che gli capiti nulla. E l’agenda e la realtà prendono strade differenti. Questo atteggiamento nasce dalla mancanza di otium, dall’acidia che genera l’attività, senza respiro, del lavoro per il lavoro. L’uomo si immerge in un’attività vulcanica perché non è in armonia con se stesso, non sa aderire al proprio essere, non è più capace di quel «silenzioso raccoglimento, che è un presupposto necessario alla percezione della realtà: solo chi tace, ascolta». Come uscire da questa empasse? Nella parte finale del libro Pieper ricorda che il nucleo centrale dell’otium è l’atteggiamento festivo, il far festa. Non basta che la società o lo stato creino spazi per l’otium. Non basta neanche l’appello all’umano. L’uomo può fermarsi, solo quando un evento accade come un dono che finalmente gli consente di raggiungere la realtà. Così può far festa, perché può, nell’indugio dell’otium, assistere allo sperimentarsi della creazione nel suo intimo.

Josef Pieper
“Otium” e culto
Cantagalli
88 pag., 12€