Lucio Fontana, formelle della <em>Via Crucis</em>, 1947.

VIA CRUCIS La Passione secondo Fontana

A Milano, una mostra riunisce eccezionalmente le tre "Vie crucis" realizzate dall'artista, frutto di una ricerca durata più di dieci anni. Il cammino della sua «privatissima tensione» verso il sacro
Margherita Del Castillo

«Ben più che in altre opere sacre di Fontana l’eterna verità dell’actus tragicus del Golgota sembra qui appartenere, tutta, al nostro tempo, proprio perché mira sempre ad uscirne; forse per catturare quello spazio incommensurabile e indicibile, in cui, avendo compiuta la volontà del Padre, il Cristo è tornato». Il "qui" cui si riferisce Giovanni Testori, dalle colonne del Corriere della Sera del 2 ottobre 1988, è la prima Via Crucis di Lucio Fontana, quella del 1947, l’anno del rientro dall’Argentina, suo Paese natale, e del Primo Manifesto dello Spazialismo con il quale l’artista proponeva il superamento della tradizionale distinzione tra pittura e scultura. È il suo primo approccio al tema della Passione, scaturito non da una specifica committenza, ma da un’esigenza propria dell’artista, spinto «da una sua privatissima tensione», come sottolineò Testori. Si tratta di un’opera a tutto tondo, esemplificativa del suo periodo barocco, nella quale la materia sembra essere attraversata da una prorompente energia che la plasma, in un processo di continua metamorfosi. La ceramica, caratterizzata da un acceso cromatismo, prende così forma espandendosi in un spazio suo, del tutto autonomo. Nell’arco del decennio successivo Fontana approfondirà questa ricerca, confrontandosi in altre due occasioni con il medesimo soggetto sacro.
Palazzo Lombardia, la nuova sede del governo regionale, inaugura il piano espositivo con una mostra che, eccezionalmente, riunisce tutte e tre le Vie Crucis di Fontana, permettendo, così un confronto diretto. L’occasione è stata l’acquisto da parte di Regione Lombardia del complesso scultoreo proveniente dalla Casa Materna Asili Nido Ada Bolchini Dell’Acqua, che, a partire dal mese di maggio, sarà lasciato in deposito presso il Museo Diocesano del capoluogo lombardo. La terza e ultima, in ordine di tempo, è, invece la Via Crucis conservata oggi presso la cripta della chiesa di San Fedele di Milano, realizzata nel 1957 per l’istituto di beneficenza delle Suore Carline. Non essendo stato possibile, per motivi logistici, esportarla, in mostra essa è resa fruibile attraverso l’ausilio di schermi multimediali.
Il percorso espositivo evidenzia la diversità delle soluzioni elaborate nel giro di soli dieci anni dall’artista. Se nelle prime quattordici stazioni l’elemento plastico è decisamente predominante, le due versioni successive, entrambe realizzate in rapporto ad un ambiente specifico ed entrambe parti di una decorazione più ampia che invadeva, caratterizzandola, l’architettura, sono altorilievi su uno sfondo. La prossimità temporale dell’esecuzione non incide, però, sulla loro distanza formale: gli ovali in terracotta di San Fedele sembrano negare qualsivoglia dimensione spaziale, proponendo in primo piano le figure e i simboli della Passione che acquisiscono, così, una forte valenza evocativa. Dalle sagome ottagonali della Via Crucis cosiddetta “bianca”, per il colore prevalente della ceramica, emergono, invece, segni che incidono, graffiandolo, lo spazio, conferendo alle immagini un’intensa drammaticità.
Da queste opere si evince l’evoluzione della ricerca scultorea di Fontana indirizzata sempre più verso risvolti concettuali: essa diventa, via via, pensiero, un pensiero che oltrepassa il limite contingente, la fisicità e plasticità della materia, arrivando ad identificarsi in puro rapporto con lo spazio e, quindi, inevitabilmente, con l’infinito.


LUCIO FONTANA: VIE CRUCIS
1947 - 1957

Milano, Palazzo Lombardia
17 marzo - 30 aprile 2011
Orario: da martedì a domenica 10 – 19, giovedì 10 – 20. Lunedì chiuso. Ingesso libero
info: 800.318.318