A. Mastrovito, bassorilievo della famiglia Testori.

I muri di Casa Testori «prendono vita»

Una finestra che diventa un polittico della crocifissione. Una parete che si trasforma in bassorilievo. Così Andrea Mastrovito, giovane artista bergamasco, riaccende di memorie e situazioni suggestive uno dei luoghi più cari allo scrittore
Giuseppe Frangi

Casa Testori è un luogo che s’addice al rischio. Non può che essere questo il suo destino, viste le caratteristiche del personaggio che l’ha abitata per quasi tutta la sua vita. Testori era uno che non s’accomodava mai in nessuno schema, che non stava mai tranquillo. E non lasciava mai tranquilli. Ora che lui non c’è più, l’unico modo vero di restare fedeli a lui e al luogo è quello di rischiare su figure assolutamente nuove, con progetti che non stiano in misure “comode”. La mostra di Andrea Mastrovito, aperta sino all’8 maggio, risponde a tutti questi requisiti. Lui è giovane, vitalissimo, lombardo, anzi bergamasco. Parla una lingua locale e globale al tempo stesso. È uno che ha già conosciuto un successo anche di mercato, ma che per le sue caratteristiche tende a smontare ogni volta l’immagine che si era ritagliato sino al giorno prima. È uno a cui piace ogni volta ricominciare.
Affidare a un ragazzo di 32 anni una location che si compone di 20 stanze è decisamente una sfida. Ma Mastrovito non ha assolutamente voluto tirarsi indietro. E in ogni stanza ha inventato (o riadattato a volte) progetti specifici. Ogni stanza quindi è una situazione a sé. Che propone approcci e anche tecniche artistiche ogni volta differenti.
Ma la vera prova di forza Mastrovito l’ha vinta riuscendo a cavalcare le potenzialità della casa; che non è tanto una potenzialità di muri, quanto di memorie e situazioni. Così nella veranda, luogo dove tra l’altro venivano esposti per l’ultimo omaggio i morti della famiglia, ha usato le tre grandi finestre per costruire un polittico della crocifissione: gli spirgali delle tapparelle lasciate socchiuse sono stati coperti per disegnare le tre alte croci nel momento della deposizione. La libreria di Testori è tornata a vivere in maniera virtuale, grazie alle fotocopie dei dorsi dei libri che tappezzano ogni centimetro delle pareti di quel locale. Ma il vero prodigio Mastrovito lo ha compiuto in una stanza del primo piano. Qui, su un grande muro d’angolo ha prima disegnato in grandi dimensioni i contorni della foto più carica di memoria della famiglia, dove Testori compare con padre, madre e i cinque fratelli. Poi ha scalpellato il muro facendo della foto un bassorilievo potente e sorprendente. Come se la presenza di quelle persone riemergesse dai muri della casa in cui avevano vissuto. È un effetto straniante quello che i visitatori si trovano davanti. Ma tutti restano a bocca aperta come davanti a un prodigio inatteso, ma pertinente con il contesto. Tutto questo, e tanto altro ancora, è stato realizzato da un ragazzo che di Testori aveva appena sentito parlare, ma che di Testori ha capito più di tanti che lo conoscono a menadito.
Un ultimo particolare, anche questo sorprendente: il titolo della mostra Easy come easy go (già sintomo di una sensibilità finissima: è il titolo dell’opera in veranda, quindi connesso con il senso di transitorietà dell’esistenza), è preso da un verso di Bohemian rapsody dei Queen. Una canzone che Testori ha amato, soprattutto negli ultimi anni, e che fa da trait d’union tra un intellettuale dell’altro secolo e un figlio del nuovo millennio che s’è nutrito di rock globalizzato.

Andrea Mastrovito
Easy come easy go
Novate Milanese, Casa Testori sino all’8 maggio
Dal martedì al venerdì 16-20
Sabato e domenica 11-20