G. K. Chesterton.

La primavera di Chesterton

Una giornata "in dialogo" con il grande scrittore inglese. Studiosi ed esperti internazionali si sono confrontati con la sua «opera viva». Che l'editoria e il pubblico stanno riscoprendo con interesse
Francesca Mortaro

«Che cosa non va nel mondo?». Gilbert Keith Chesterton se lo domanda in uno dei suoi libri, scritto nel 1910. Questo interrogativo, che torna potente oggi, insieme all’interesse per la figura e il pensiero dello scrittore inglese hanno dato vita al Chesterton Day. Un seminario, organizzato da Civiltà Cattolica in collaborazione con Rubbettino Editore e l’associazione BombaCarta, che si è svolto lo scorso 17 maggio a Roma e che ha raccolto studiosi ed esperti di grande rilievo, come padre Ian Boyd, presidente del Chesterton Institute, Dermot Quinn, professore alla Seton Hall University del New Jersey, Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana, Pietro Federico e Annalisa Teggi, traduttori di Chesterton.
«Ci troviamo in una vera e propria “primavera Chestertoniana”». Edoardo Rialti, tra i relatori del seminario, è docente di Letteratura all’Istituto Teologico di Assisi: «L’appuntamento romano ha confermato che c’è il desiderio di riscoprire il grande scrittore. È quello che sta accadendo da quando l’editoria ha deciso di riaprire le porte a un autore che era stato lasciato in disparte anche dal mondo cattolico». Il seminario è andato oltre le aspettative: duecento persone hanno assistito per tutto l’arco della giornata a dodici relazioni scientificamente molto precise e approfondite. «Quello che è stato sorprendente», racconta padre Antonio Spadaro, giornalista di Civiltà Cattolica e moderatore della tavola rotonda pomeridiana, «è che Chesterton non è stato letto e conosciuto come uno scrittore da analizzare, ma come l’autore di un’opera viva e brulicante».
Alla maratona chestertoniana, è stato padre Boyd a introdurre l’opera Ciò che non va nel mondo e a segnare il filo rosso di tutto l’evento. Per l’autore inglese, in fondo, non c'è proprio nulla di sbagliato nel mondo. «Paradossalmente, ciò che è sbagliato è che noi, nel nostro tran tran quotidiano, non siamo certi che il mondo sia una cosa bella e buona e neppure che l'uomo sia una cosa bella e buona. È scomparso il coraggio di partire da un ideale umano che abbia l’ampiezza del desiderio più grande», come è stato detto al seminario. E come scrive lo stesso Chesterton: «Nessun uomo domanda più ciò che desidera: ogni uomo chiede quello che si figura di poter ottenere. E rapidamente la gente si dimentica ciò che l’uomo voleva davvero in principio (…). Il tutto diventa uno stravagante tumulto di seconde scelte, un pandemonio di ripieghi». Non è il mondo, ma la visione dell’uomo a essersi offuscata. E allora esplode la necessità di ri-conoscere il senso delle cose della vita.
«Chesterton deve essere fatto conoscere in tutto il mondo», continua Rialti: «Grazie alla sua profondità, alla sua fede e alla sua intelligenza è stato letto e amato da alcuni tra i più grandi intellettuali del Novecento, come Hemingway, Borges, Kafka e Montale. Si è sempre posto come un importante interlocutore nei confronti dell’uomo contemporaneo. Dobbiamo impegnarci perché i contemporanei, specialmente quelli che non la pensano allo stesso modo, possano ancora incontrarlo e interagire dialetticamente con lui, attraverso le sue opere. Perché oggi è più attuale che mai».