La copertina del cd.

Il lato nascosto di Brahms

Un percorso di brani da cui riemergono «i tumulti e le tensioni» che hanno segnato la vita, artistica e spirituale, del musicista. Ma in mezzo alle inquietudini e alle zone d'ombra, alla fine, un'invocazione colma di speranza...
Andrea Milanesi

Nella molteplice varietà di stimoli e fonti d'ispirazione, idee e creazioni che hanno concorso a formare l’identità espressiva e artistica di Johannes Brahms (1833-1897), il repertorio corale riveste sorprendentemente un ruolo di assoluta centralità, che stenta però a essere pienamente riconosciuto dalla critica. In qualità di direttore di coro nella piccola corte del Principato di Detmold, ma anche a capo delle diverse istituzioni vocali da lui presiedute tra Vienna e Amburgo, Brahms ha infatti sempre dimostrato un’amorevole attenzione per il canto, sacro e profano, come anche per i grandi autori del passato, da Palestrina e Schütz fino a Bach, Händel e al sommo Mozart.
C'è infatti chi lo ha considerato un compositore cardine tra differenti stili ed epoche, la cui musica è stata saldamente edificata sulle fondamenta dello studio approfondito di chi lo ha preceduto, grazie alla straordinaria capacità di combinare un rigore strutturale direttamente derivato dalla polifonia e dal contrappunto dei maestri antichi con un linguaggio totalmente personale e rivolto al futuro. Il disco che il direttore belga Philippe Herreweghe ha dedicato a questo “lato nascosto” della produzione brahmsiana rappresenta una sorta di viaggio che trova il proprio punto di partenza nel tenebroso Begräbnisgesang op. 13 (Canto funebre) - prima opera scritta dal compositore tedesco per coro con accompagnamento orchestrale - proseguendo il pacificante Schicksalslied op. 54 (Canto del destino) e l’imponente mottetto Warum ist dal Lichet gegeben op. 74 n. 1 (Perché la luce è data), per poi terminare con il burrascoso Gesang der Parzen op. 89 (Canto delle Parche), ultimo lavoro concepito per grande organico vocale.
Un percorso in cui riverberano idealmente tutti i tumulti e le tensioni che hanno segnato la vicenda umana, artistica e spirituale di Brahms e che raggiunge il vertice più alto nell'Alt-Rhapsodie op. 53, la Rapsodia per contralto, coro maschile e orchestra il cui testo è tratto dal Viaggio d’inverno nello Harz di Wolfgang Goethe. Un brano che rappresenta la sintesi perfetta tra musica, dramma e passione, attraversato da un turbinio di sentimenti e stati d’animo contrastanti evocati da versi poetici e melodie. Riflessi nelle tonalità livide di questa pagina brahmsiana, estrema nella sua tensione emotiva, si alternano le zone d’ombra e gli squarci lirici dei primi due episodi, in cui si innalza un canto di dolore e tormento, carico di sperdutezza e inquietudine; le piaghe interiori di un animo prosciugato dall’aridità di una deriva nichilista che viene trasfigurata nella sezione finale da un’invocazione colma di fiduciosa speranza: «Se mai, Padre d’amore, vi sia nel tuo salterio una nota che giunga al suo orecchio, a lui conforta l’animo. Schiudi il suo sguardo annuvolato sulle mille sorgenti che sgorgano accanto all’assetato nel deserto…».

Brahms: Werke für Chor und Orchester
Collegium Vocale Gent, Orchestre des Champs-Elysées, Philippe Herreweghe
Phi / Jupiter (2011)
€ 19