Eugenio Montale.

Poesia all'appello: presente

Prendendo spunto dall'antologia di poeti contemporanei di Francesco Napoli, venerdì 3 febbraio, il Cmc propone una discussione sul valore dello scrivere in versi oggi. Da quell'eco di Montale ai nostri giorni...
Davide Ori

«Quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia?», si domandava Montale nel 1975 nella lezione del suo Premio Nobel. E poi, «potrà sopravvivere nell’universo delle comunicazioni di massa?». A partire dall’antologia di poeti contemporanei, dal titolo Poesia presente di Francesco Napoli, critico letterario, stasera al Centro Culturale di Milano, alle 21, si discuterà proprio sul tema montaliano nell’incontro “Cosa c’è quando c’è poesia? Certezze e ambiguità del nostro tempo intorno ad un’eterna espressione”. Oltre all’autore della raccolta, saranno presenti numerosi poeti: Tiziano Broggiato, Milo De Angelis, Adele Desideri, Roberto Mussapi, Loretto Rafanelli, Antonio Riccardi, Alessandro Rivali, Davide Rondoni e due critici, Maurizio Cucchi e Ermanno Paccagnini.
«Il mio lavoro è nato dall’esigenza di ricercare parametri di ordine storico per la nostra tradizione poetica dagli anni 70 ad oggi», spiega Napoli. Un libro, quindi, che rappresenta il tentativo di riordinare la vasta materia poetica degli ultimi quarant’anni, a partire dall’anno di esordio degli autori. «Penso che il contributo della poesia ci debba essere», continua: «I poeti hanno una sensibilità che ci dà una chiave interpretativa originale e limpida sul mondo, necessaria per costruire la nostra civiltà». Ma da dove deriva questa “chiave interpretativa”? La poetessa Adele Desideri tratteggia così la figura del poeta oggi: «La persona più enigmatica e problematica, perché coglie un senso profetico nelle cose e recupera la bellezza, come una voce di resistenza. Una resistenza per una restaurazione di virtù e civiltà». L’uomo oggi sente ancora il bisogno della poesia? «Non è un momento facile», secondo Alessandro Rivali: «La poesia oggi è la cosa più lontana che c’è, perché non risponde al “tutto subito”. Sembrerebbe l’arte più dimenticata, ma in realtà, quando ho girato per presentare il mio libro nelle scuole, ho notato che c’è sete di poesia, curiosità di fronte alla ricerca di chi scrive». E aggiunge: «Io scrivo per non essere superficiale, perché non si perda lo stupore che ho provato anche di fronte a fatti crudi».
Concludeva il suo discorso Montale: «Si potrebbero moltiplicare le domande con l'unico risultato che non solo la poesia, ma tutto il mondo dell'espressione artistica è entrato in una crisi che è strettamente legata alla condizione umana, alla nostra certezza o illusione di crederci esseri privilegiati, i soli che si credono padroni della loro sorte. Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti». Cosa rispondono i poeti, oggi, al problema che Montale poneva già più di trent’anni fa? Questo è solo un assaggio.