La copertina del libro.

PAKISTAN La verità su un politico che ha dato la vita

Il 2 marzo 2011 moriva, in un attentato, il cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose in Pakistan. Francesca Milano racconta la storia di un uomo che ha lottato per difendere la libertà dei cristiani e non solo. Fino al martirio
Emmanuele Michela

Islamabad, 2 marzo 2011: i terroristi del Tehrik-i-Taliban-Punjab aspettano a bordo di una Suzuki Meran il cristiano Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose in Pakistan. Sono le 10.50 quando parte l’attacco. La macchina del politico è crivellata di 30 colpi. Bhatti muore nel trasferimento in ospedale, dove gli sono contati sul corpo 26 fori da arma da fuoco. Questa è l’immagine con cui si apre il libro Morte di un blasfemo, dedicato appunto al ministro ucciso in Pakistan e scritto dalla giovane giornalista Francesca Milano.
Il libro è più di una biografia: nel raccontare infatti la vita di Bhatti si fa un quadro essenziale della storia del Pakistan, e della problematica presenza al suo interno di diverse minoranze religiose sempre più a rischio. La “terra dei puri” (questo il significato del nome del Paese in lingua ordu), si è resa indipendente dall’India nel 1947, quando il padre fondatore, Mohammad Ali Jinnah, decise di dare ai tanti musulmani dell’area una terra, mettendo fine alla difficile convivenza con gli indù. Se all’inizio la nazione era democratica e tollerante con le minoranze religiose, dopo la morte di Jinnah prevalsero le componenti integraliste, fino a diventare negli anni Settanta un vero Stato islamico: è da qui che nacque la legge sulla blasfemia, testo di cui si è fin troppo abusato (in 25 anni ha incriminato più di mille persone), troppe volte usato solo per risolvere questioni personali. Su questo scenario si è mosso Bhatti, e proprio contro questa legge si sono stagliate le sue maggiori battaglie.
Il libro mette bene in luce il modo in cui questo testimone della fede visse la propria vita: una vera missione. Per i cristiani, per il Pakistan e per sé. Dalle prime lotte in università, alla creazione dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance), gruppo con cui cercava di venire incontro alle diverse minoranze religiose del Paese; dal terremoto del 2005, in cui Bhatti e i suoi si diedero da fare per portare soccorsi nel Kashmir, fino all’elezione a Ministro per le minoranze religiose. E poi, la lotta per la libertà di Asia Bibi, la donna cattolica condannata a morte nel 2010 proprio con l’accusa di blasfemia.
Arricchito con testimonianze dirette di parenti e persone che conobbero Bhatti, il testo ha il merito di far emergere costantemente l’amore di quest’uomo per il suo Paese e per la sua gente. Spiegandone il perché: «Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere», disse Bhatti stesso: «Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire».

Francesca Milano
Morte di un blasfemo. Shahbaz Bhatti, un politico martire in Pakistan
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2012
€ 12