La copertina del cd.

Bach, il miracolo musicale della Passione

L'opera che ripercorre il sacrificio di Cristo è tra le più conosciute e amate del compositore tedesco. Dal Getsemani alla sepoltura, un ritmo incalzante scandisce gli eventi drammatici. Attraverso una perfetta sintesi tra melodia, armonia e parola
Andrea Milanesi

Nel suo libro Lacrime e santi, Emil Cioran ha scritto: «Quando voi ascoltate Bach, vedete nascere Dio; la sua opera è generatrice di divinità. Dopo un oratorio, una cantata o una Passione, è necessario che Egli esista. Altrimenti tutta l’opera del Kantor non sarebbe che un’illusione lacerante. E pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare le prove dell’esistenza di Dio, dimenticando la sola!».
Al di là della sua carica provocatoria, l'affermazione dell'intellettuale rumeno proclama una verità assoluta che appare evidente a chiunque abbia avvicinato anche una sola volta i grandi capolavori sacri di Johann Sebastian Bach (1685-1750): la musica del maestro tedesco sembra infatti stabilire un nesso privilegiato con il senso religioso di chi le avvicina.

Quella composta per esempio per le sue due Passioni è tra le colonne sonore più conosciute e amate, ma anche più compiute e suggestive, mai concepite per le celebrazioni liturgiche della Settimana Santa; rappresenta una summa in cui si trovano infiniti spunti di meditazione, richiami simbolici e tesori musicali, cristallizzati in una sintesi artistica, estetica e spirituale tra le più ispirate e coinvolgenti.
Assiduo frequentatore del repertorio barocco di area tedesca, Philippe Pierlot si avvicina alla Passione secondo Giovanni accompagnato da un eccellente cast vocale e dalla fedele e ormai collaudata formazione strumentale del Ricercar Consort, dando vita a una lettura che sembra partecipare della creazione di una grande messinscena, in una tensione progressiva che, inaugurata dall’incedere quasi processionale del brano iniziale (vero e proprio «levar di tela»), trova compimento supremo nel carattere pacificante del coro conclusivo.

Con l’intento di svelare la cifra maggiormente raccolta e meno spettacolarmente “romantica” dei lavori sacri del Thomaskantor di Lipsia, il direttore belga ha qui optato per un’interpretazione a “parti reali” - con un esecutore per ogni strumento contemplato dalla partitura e con gli stessi otto cantanti solisti a comporre l’organico dei due cori previsti – resa ancora più scarna ed essenziale dall’asciutto accompagnamento sonoro degli strumenti antichi.
Assecondando con una regia quasi teatrale il ritmo incalzante degli eventi che scandiscono il dramma della passione e morte di Gesù (dalla cattura nell’orto del Getsemani alla sepoltura, passando per gli interrogatori davanti al Sinedrio e a Pilato, la flagellazione, la condanna e la crocifissione), Pierlot compie un fine lavoro di cesello per raggiungere la miracolosa sintesi tra melodia, armonia e parola che caratterizza nel profondo la Passione bachiana, raggiungendo esiti di perfezione assoluta nelle due splendide arie finali - Mein teurer Heiland (Mio amato Salvatore), con il basso e il coro che cantano il sollievo dell'anima liberata dal peccato originale, e la toccante Zerfließe, mein Herze (Effonditi, mio cuore), in cui il soprano si abbandona in «fiotti di lacrime in onore dell'Altissimo» - dove l’intima domanda di verità dell'attonito spettatore si traduce in una sublime forma d'arte di fronte alla quale diventa impossibile rimanere insensibili e non lasciarsi commuovere.

Bach, Passio secundum Johannem
Ricercar Consort, Philippe Pierlot
Mirare (2 Cd) / Ducale (2011)