La copertina del cd di Niccolò Fabi

Niccolò Fabi. «Il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via»

Un cd «intenso e coraggioso». Un lavoro unitario, dove ogni canzone è il pezzo di un puzzle che ricostruisce un'esistenza. Desiderosa di significato. Perché le cose fondamentali sono semplici, ma serve lo spessore umano per affrontarle
Walter Muto

Generalmente non si inizia una recensione di un cd dall’ultimo pezzo. Ma in questo caso la chiave di lettura è proprio lì. Per uno che come Niccolò Fabi crede ancora che un lp sia un lavoro unitario, da non affidare alla follia della selezione casuale o shuffle, collocare la title-track - il pezzo che dà il titolo all’album - all’ultimo posto della scaletta non è, non può essere una scelta casuale. E infatti questa canzone in qualche modo illumina retroattivamente tutte le altre. Vediamo di che cosa si tratta. Un arpeggio di chitarra acustica in 7/8 introduce e accompagna le strofe. Un ritmo irregolare, come irregolare è la vita, specie quando presenta svolte improvvise e inaspettate, come la scomparsa di una figlia di due anni. Sul ritmo irregolare, arpeggiato e acustico, la canzone immagina delle azioni ormai irreversibili come possibili di un ritorno all’origine: un bicchiere frantumato ritorna intero, una freccia infissa in un tronco ritorna al momento prima di essere scoccata. Nel ritornello la scena cambia, il ritmo diventa un prosaico 4/4, il suono elettrico e le parole gridate: «Io certo non ti lascerò mai andare / ecco / io certo non ti lascerò sparire / ecco». Dove «ecco» è punteggiatura efficace, come quando nella maniera di esprimersi dei bambini si mette in fondo ad un periodo, per sottolineare che è vero, per rafforzare che di quella cosa sono certo.

Anche se la barca persa nella tempesta non andrà indietro nella sua scia per tornare salva in porto, l’ecco alla fine lo fa sembrare verosimile. Verosimile, che per altro è il titolo della precedente, funkettosa, battistiana, riuscitissima canzone. E a questo punto, visto che anche il nostro viaggio è partito a ritroso, continuiamo ad andare indietro e troviamo Lontano da me, road-song dedicata al viaggio come tentativo di ritrovarsi: «Perché alla giusta distanza la vista migliora / allontanarsi è conoscersi». Sedici modi di dire verde è un blues delicato in cui è la ricerca di un senso e di una strada a farla da padrona: «Il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via»; Le cose che non abbiamo detto illustra quel rendersi conto di quante cose si ignorano o non si tengono in considerazione e poi riaffiorano. Continuiamo il viaggio all’indietro: in Elementare troviamo una poetica, personale rivisitazione del dramma vissuto, come a dire che le cose fondamentali nella vita, nascita, amore, morte, in fondo sono semplici: il problema semmai è avere lo spessore umano per saperle affrontare. E poi una condanna elegante dell’indipendenza che non è mai reale (Indipendente) e dell’egocentrismo esagerato (Io), con in mezzo i ricordi dell’infanzia e Cerchi di gesso. E ci manca solo il pezzo d’apertura (Una buona idea) in cui l’autore si fa interprete dello stato in cui molti si ritrovano in questa nostra epoca: orfano di tutta una serie di cose che non ci sono più ma ultimamente orfano del loro senso, «orfano della morte e quindi della vita».

Cosa aggiungere ancora? Gli arrangiamenti, sempre imperniati sulla chitarra acustica nelle sue varie tipologie e sfumature, sono semplici ed essenziali, ma molto ben fatti. Spunta qua e là un sintetizzatore a gonfiare un po’ lo spazio sonoro, qualche chitarra elettrica, il tutto in un ambiente asciutto e ben organizzato. Una particolare nota di merito ai fiati da processione di paese in Io, che danno alla canzone un colore del tutto particolare; l’andatura rotolante porta senza nessuna forzatura al coro finale, molto popolare ma che al tempo stesso dice una grande verità: «No, non è il mestiere mio / assomigliare a Dio». Un disco davvero intenso e coraggioso, che verrà portato in tournèe nei teatri a partire da gennaio 2013. Un invito ad andare ad incontrare questo artista anche dal vivo. E un augurio discreto - come discreto è stato l’annuncio - a Niccolò che è diventato di nuovo papà a metà agosto.

Niccolò Fabi
Ecco
Universal Music - 2012