L'orizzonte ristretto, ecco il rischio della politica
Esce edita da Feltrinelli la raccolta di saggi "Senza partito", firmata dalla grande filosofa francese. Una riflessione su una società che deve recuperare «la verità che alberga in ciascuno come esigenza». Settant'anni fa come oggiQuesto libro è stato pubblicato all’interno di una collana ideata da “Vita non profit” con Feltrinelli per innescare - come recita la nota di edizione - una forma di contagio del bene, rivolto cioè a tutti quelli che ostinatamente si impegnano per un mondo più giusto. Il nuovo titolo della collana vede come autrice Simone Weil, con una riflessione sulla soppressione (auspicata) dei partiti. La Weil, parigina di famiglia ebraica, classe 1900, scrisse questi nervosi quanto nitidi saggi nel 1943, nel pieno naufragio della Terza Repubblica francese.
Sull’arancione della copertina campeggia il titolo: «Senza partito. Obbligo e diritto per una nuova pratica politica». Un titolo che annuncia una provocazione culturale di sorprendente pertinenza storica, come sottolineano la prefazione e la postfazione, firmate rispettivamente da Marco Revelli e Andrea Simoncini. Scrive la Weil: «Il Partito è una macchina per fabbricare una passione collettiva, un’organizzazione per esercitare un’oppressione collettiva sul pensiero di ciascuno degli esseri umani che ne sono membri; fine primo e ultimo di ogni partito politico è il suo potenziamento senza limite alcuno».
La Weil mostra come si sia smarrita via via la dinamica del contatto-contagio propria della costruzione di una coscienza politica, mentre è prevalsa la logica del “partito preso” che ha portato a esiti di terrore. Interessante il perché: l’orizzonte della politica è diventato solo terreno mentre, ci ricorda l’autrice, la persona ha il regno di sé in un’altra realtà.
Questa realtà “altra” e che ci accomuna l’uno all’altro - «tra le ineguaglianze (della storia) non può esservi eguale rispetto verso tutti se non concerne qualcosa che è identico in tutti» - è bene intuita e raccontata dalla Weil nel terzo saggio del libro, un testo di cui si consiglia la lettura prima di affrontare quello dedicato ai partiti. In quel saggio la Weil affronta l’idolatria della «storia siamo noi», che porta a serrare i ranghi fino a stritolare l’io e la sua esigenza di ragioni e di motivi adeguati e personali per vivere. Questa idolatria porta anche a smarrire quei motivi collettivi che possono essere autentici solo come un riconoscimento della verità che tutti ci accomuna e alberga in ognuno come esigenza.
Il libro porta dunque a legittimare la teoria della “democrazia diretta” adottata da alcuni movimenti politici europei odierni e soprattutto di uno italiano? La smentita è d’obbligo, proprio perché il riconoscimento di una radice dove si origina il nostro desiderio di verità, di giustizia, di bene comune (proprio della politica) è negato da questi movimenti, né più né meno che nei partiti.
È molto chiara la Weil a questo proposito. Scrive: «Verità sono i pensieri che sorgono nello spirito di una creatura pensante che sia totalmente desiderosa della verità». E ancora: «Ma come si può desiderare la verità senza sapere niente della verità?».
Simone Weil
Senza partito. Obbligo e diritto per una nuova pratica politica
Vita - Feltrinelli
pp. 87 - € 8