"E venne il sabato " di Alberto Manzi.

«E il loro canto sommergeva la voce arrogante»

Alberto Manzi nel suo libro "E venne il sabato" racconta le storie degli indios del Sudamerica schiavizzati nelle piantagioni. E, nella desolazione, la figura di due preti che accompagnano quel popolo a prendere coscienza della sua dignità...
Flora Crescini

È da poco nelle librerie E venne il sabato di Alberto Manzi, diventato famoso come conduttore della trasmissione Non è mai troppo tardi, una scuola di alfabetizzazione televisiva negli anni Sessanta. I racconti sono ambientati in Sudamerica, nella foresta. In uno di essi, migliaia di indios, uomini, donne e bambini, vengono schiavizzati nella raccolta del caucciù: lavoro pesante ed estremamente umiliante. Inutile protestare e, se la raccolta è inferiore a quanto stabilito, arrivano le frustate.

In mezzo a questa desolazione, che trasuda da ogni parola e ogni frase, spiccano le figure di due preti che non acconsentono alle ingiustizie perpetrate ai danni degli indios. Uno dei due li raduna in chiesa e comincia a insegnar loro a leggere e a scrivere, in modo tale che diventino consapevoli dei contratti-capestro che vengono loro fatti firmare. La presenza di questi due preti aiuta gli indios a prendere coscienza della loro dignità; al punto tale che, abbandonata la loro naturale remissività, cantano davanti ai sovrintendenti armati e il loro canto sommerge la voce arrogante del sovrintendente e supera la voce metallica della armi: «Io con voi, mi sento forte / perché odiate la violenza come me. / Io per voi darei la vita, / perché amate la vita come me».

Un giorno Bombo, lo scemo del villaggio, protegge una ragazza che sta per essere frustata; gli sparano. E muore. Al funerale Julio, il prete più giovane, inizia la predica: «Questa è una messa in memoria di uno scemo. Uno scemo che non si è ribellato per difendere la sua scarpa rotta o il suo cane o se stesso, ma per fermare coloro che volevano far del male a un’altra persona. Non è andato a vedere chi era l’altra persona … Non ha chiesto nulla: ha visto che soffriva e ha voluto aiutarla. Per aiutarla, è morto. Uno scemo è morto. Ma morendo, ci ha mostrato che lui era un uomo».

I due preti assomigliano ai profeti del Vecchio Testamento quando ricordavano con veemenza che occorre rispettare l’orfano e la vedova e mettere in libertà i servi, assomigliano anche al Figlio dell’Uomo, per la sete di giustizia che li anima. Ben lo comprendono gli Indios che, un giorno, tra le numerosi canzoni della loro storia ne cantano una terribilmente bella: «Hanno creato falsi soli / per illuminare il loro buio; / il sole non c’è più. / Inti, Inti, manda tuo figlio!». Una supplica alla liberazione e qualcosa di più: un giudizio semplice e tremendo sull’uomo che si ritiene padrone del cosmo e di se stesso.

Alberto Manzi
E venne il sabato
Baldini & Castoldi
pp. 492 - € 17