<em>Vai e vivrai</em> di Radu Mihaileanu.

Tre imperativi per vivere la vita

Radu Mihaileanu ci riporta indietro al 1984, in Etiopia, durante la carestia. Una madre cristiana affida il figlio a un'ebrea in partenza per Israele. Per diventare adulto e trovare il suo posto nel mondo, Shlomo dovrà puntare tutto sulla sua libertà
Luca Marcora

Nel 1984 il Mossad organizza l’“Operazione Mosè” per riportare in Terra Santa i Falascia, gli ebrei dell’Etiopia le cui radici risalgono al re Salomone e alla regina di Saba. Il piccolo Shlomo (Agazi) viene affidato dalla madre cristiana (Hadar) ad una donna che ha appena perso il proprio figlio, nella speranza che, fingendosi ebreo, possa sfuggire alla carestia che sta colpendo il Paese e vivere in Israele.

Va, vis et deviens: Va’, vivi e diventa. È il titolo originale di questo film del 2005 di Radu Mihaileanu (Train de vie, 1998; Il concerto, 2009), banalizzato nel più ottimistico Vai e vivrai dell’adattamento italiano. Sono le ultime parole che la madre dice al piccolo protagonista mentre lo allontana, tre imperativi che riassumono il cammino che lo attende per salvarsi dal dolore e dalla morte e vivere altrove la propria vita.

Va’. È il momento del sacrificio, dello strappo dalla madre, ma anche da quella terra che all’improvviso ha preso a flagellare i suoi abitanti: la grande carestia del 1984 costringe migliaia di persone ad un viaggio massacrante attraverso il Sudan, dove li attende la speranza di partire per una vita migliore nella patria dei loro antenati, quella Terra Santa che per secoli i Falascia non hanno mai smesso di desiderare.

Vivi. Agli occhi del piccolo Shlomo l’allontanamento dalla madre appare come una punizione per la morte del fratello più grande, ucciso mentre lo difendeva per il possesso di un secchio d’acqua. L’adattamento in una terra straniera, dagli usi e dai costumi completamente diversi, all’inizio è un trauma: quando il bambino vede l’acqua della doccia scorrere via, rivive la tragedia del fratello sentendosi nuovamente colpevole della sua morte. L’ingresso nel mondo della scuola lo porta a chiudersi ancora di più, rifiutando di adattarsi fino a decidere di dormire per terra e di non mangiare. Unico suo conforto sembra essere la luna, alla quale parla come parlerebbe alla madre, affidandole i messaggi e le domande che il suo cuore di bambino non sa a chi altro rivolgere. Vivere per Shlomo sembra quasi impossibile in un mondo che non è il suo.

Diventa. La chiusura totale verso tutto comincia ad incrinarsi quando il piccolo viene adottato da Yael (Abecassis) e Yoram (Zem), che lo accolgono come uno di loro: i due sanno bene di non essere i suoi veri genitori, eppure possono essere per Shlomo realmente un padre ed una madre, con tutte le gioie e le difficoltà che crescere un figlio comporta. Dentro questa nuova famiglia il bambino diventa adolescente (Abebe) e comincia a possedere la realtà che lo circonda; si scontra con il razzismo di chi non accetta che anche uomini di colore possano essere propri fratelli, come il padre di Sarah (Hadar), una ragazza che lo aveva invitato alla sua festa di compleanno. Ma è anche il momento dei primi amori: proprio tra Sarah e il giovane inizia una preferenza che per dieci anni non sa bene che strada prendere, ma che resta nel tempo come indicazione ben precisa.

E quando Shlomo diventa adulto (Sabahat), i tentativi adolescenziali di cercare il proprio posto nel mondo diventano necessità di definire la propria identità. Dalle notizie sulla guerra nel suo Paese natale scaturisce la decisione di diventare medico; dall’attrazione per Sarah nasce l’altrettanto importante decisione di sposarla, pur con il rischio di dover presto rivelare anche a lei la sua origine non ebraica.

«Va’, vivi e diventa»: Shlomo diventa adulto dopo essere andato al fondo di sé, dopo aver scoperto quale sia il compito della sua vita: solo così può tornare nel suo Paese natale per portare, come medico, l’aiuto necessario alla sua gente. E lì ritrovare, dopo tanti anni, quella madre che con il suo gesto apparentemente crudele gli aveva indicato il cammino: il suo cammino, quello in cui Shlomo ha dovuto giocare interamente la propria responsabilità, la propria fatica e la propria libertà perché la vita diventasse interamente sua.

Vai e vivrai di Radu Mihaileanu (FR/ISR/ROM 2005) - Medusa Home Entertainment