Olga Sedakova.

«Tu sei pronto ad una felicità incredibile?»

Il primo incontro del ciclo "Nel fuoco della controversia". Ospite, Olga Sedakova. Tra gli ostacoli del comunismo e una grande tradizione alle spalle, una delle voci più vive del panorama letterario russo, alle prese con la "necessità della poesia"
Davide Ori

«La poesia era necessaria come il pane per tante persone». Le parole di un’intervista a Olga Sedakova risuonano oggi strane. Classe 1949, moscovita, una delle voci più vive del panorama letterario russo contemporaneo. Lei, che fin da bambina balbettava versi, prima ancora di imparare a scrivere. In italiano sono uscite in volume due sue raccolte di versi: Viaggio in Cina (Alghero 1989) e Solo nel fuoco si semina il fuoco (Magnano 2008). Tra i numerosi riconoscimenti internazionali, si ricordano il Premio «Radici cristiane dell’Europa» Vladimir Solov’ëv, nel 1995, e il Premio Solzenicyn, nel 2003.

E sarà proprio la poetessa di Mosca ad aprire il ciclo di letture poetiche “Nel fuoco della controversia”, - titolo che riprende il nome di una raccolta di Mario Luzi nel suo centesimo anniversario - con il suo primo reading a Milano, giovedì 4 dicembre alle 21 nella Sala Verri del Centro Culturale (via Zebedia 2; MM1 Duomo - MM3 Missori). A introdurre sarà un altro poeta, Alessandro Rivali.

Le poesie proposte ripercorreranno la vita della Sedakova, dall’esordio poetico a sedici anni, quando venne subito ostacolata dal regime comunista, ai versi scritti dopo la caduta dell’Urss. La poetessa, interrogata a più riprese dal potere sovietico per la sua opera, troppo spirituale, complicata, e soprattutto riflessiva, a vent’anni finì in un ospedale psichiatrico. La sua malattia? Avere la fede: «Una persona normale non poteva credere in Dio».

E fu proprio lo sguardo religioso della sua produzione a conquistare migliaia di persone. Le poesie, infatti, cominciarono a circolare nel samizdat. «Io, come tantissimi altri miei amici e colleghi, scrivevo le mie poesie e ne facevo quattro-cinque copie per gli amici», ha detto la Sedakova in una conversazione con Pigi Colognesi nel 2003: «I quali a loro volta le ricopiavano per i propri amici. Così facendo ho scoperto, letteralmente, centinaia di “edizioni” delle mie opere, realizzate un po’ ovunque, dalla Siberia al Kazakistan». La scrittrice fu una delle numerose penne copiate da “amanuensi” clandestini negli anni Settanta, all’ombra della Piazza Rossa e del Cremlino. «È stato un momento entusiasmante, uno dei momenti più importanti della poesia russa del secolo scorso», ha affermato ancora la poetessa. Non esisteva nessuna organizzazione, ma solo il bisogno della poesia, di una poesia che dicesse le questioni radicali della vita».

La Sedakova raccoglie l’eredità dei grandi poeti della prima metà del XX secolo e della generazione più giovane che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, sfidò e tenne in scacco l’apparato repressivo del regime sovietico, organizzando una serie di incontri e di letture pubbliche di testi poetici non autorizzati a Piazza Majakovskij: di lì, dall’amore alla bellezza, e alla libertà, sarebbe nato il dissenso.

Scriveva in Richiesta del 1980-81: «Povera, povera gente! / Non diresti cattiva, ma sempre di fretta: / mangiano pane – e più di prima hanno fame, / bevono vino – e ne diventano sobri». Oppure in L’angelo di Reims: «Sei pronto? / Alla peste, alla fame, al terremoto, al fuoco, / all’incursione dei nemici, all’ira che si abbatte su di noi? (...) Non è questo che ho il dovere di rammentarti. / Non per questo sono stato inviato. / Io ti dico: / tu / sei pronto / a una felicità incredibile?»


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