La copertina del "Il mio amico Leopardi".

«Uno scettico che ti fa credente»

A Recanati, la serata di presentazione di un libro sul poeta marchigiano. L'amore, le illusioni e l'anelito all'infinito. Un "genio" scomodo per il sentire comune. Che non si può semplicemente definire "pessimista"...
Roberto Tombolini

Per Eugenio Dal Pane, direttore editoriale di "Itaca Libri", Il mio amico Leopardi è uno dei libri di punta della casa editrice. Una «buona anomalia», dato che oggi i testi in uscita hanno vita breve, massimo tre mesi e poi esauriscono il loro interesse. In questo caso, invece, l’onda è lunga: uscito nell’aprile scorso, è già alla seconda ristampa.

Il mio amico Leopardi è comprato in tutta Italia, non solo a Recanati, dove domenica 7 dicembre è stato presentato all’Aula Magna del Comune. Presenti, oltre all’editore, l’autore Mario Elisei ed don Ignacio Carbajosa, ordinario di Antico Testamento all’Università San Damaso di Madrid, che ha scritto la postfazione in cui evidenzia come Leopardi, da tanti considerato simbolo del pessimismo, è paradossalmente un fattore decisivo dell’avventura umana e della nascita della personalità cristiana di don Luigi Giussani.

L’incontro di Recanati è stato moderato dalla giornalista economica Irene Elisei che, dopo avere spiegato il senso dei due canti iniziali, Ojos de cielo e La notte che ho visto le stelle, si è rivolta a Dal Pane chiedendo dell’intuizione all’origine del progetto editoriale: «L’incontro con una persona certa, che mi dava sicurezza, come Mario Elisei, da una parte. Dall’altra, la certezza di avere fra le mani un contenuto di elevato valore culturale. Questi sono stati gli spunti decisivi. E il tempo mi sta dando ragione», ha risposto Dal Pane.

Carbajosa si è soffermato sulla poesia leopardiana, quella che ha permesso a don Giussani di scoprire quel "tu" di cui ha sempre parlato, di dialogare con l’alterità, col mistero, così da poter dire, con geniale intuizione, che «quella di Leopardi è stata una profezia 1800 anni dopo Cristo». Il docente spagnolo ha poi incentrato la sua relazione sull'Amore, quel "dolcissimo possente dominator di mia profonda mente" (Il pensiero dominante), che nella storia ha preso un peso specifico, tale da poterlo identificare e potergli dire: «Tu, Tu che domini la mia persona, Tu che per me sei tutto».

Mario Elisei, che in questi mesi viene chiamato spesso a svolgere presentazioni del suo libro e lezioni su Leopardi in tutta Italia, ha spiegato alla platea come la sua passione per il poeta è nata quando aveva 16 anni; e che da allora, per 35 anni, non è mai cessata. Anzi, è cresciuta, soprattutto dopo l’incontro con don Giussani, quando nel 1982, proprio in quello stesso luogo, tenne una memorabile conferenza sul "Genio" recanatese.

Un libro, Il mio amico Leopardi, che è nato da una provocazione enigmatica e curiosa del critico Francesco De Sanctis, contemporaneo del poeta, quando in Saggi critici del 1858, affermava che «Leopardi produce l'effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni l'amore, la gloria, la virtù, e te ne accende un desiderio inesausto… È scettico, e ti fa credente».

Elisei ha continuato dicendo che è risaputo che questa affermazione contrasta con il sentire comune. Con quel modo di pensare che relega Leopardi tra gli autori difficili da accostare, tutto ripiegato su di sé a causa delle personali sventure. Eccessivamente negativo. Proprio per questo, nella sua relazione, Elisei ha voluto evidenziare i numerosi esempi dove l’atteggiamento negativo di Leopardi si radicalizza, per poi terminare con la recita di versi in cui, al contrario, il suo desiderio, la domanda di senso e l’anelito all’infinito sono potentissimi.

Questo testo viene adottato per tutte le visite leopardiane richieste da associazioni, gruppi culturali e scuole che si recano in visita alla cittadina marchigiana per verificare la "positiva contraddizione" evidenziata da De Sanctis. È vero o no che «Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone?» Chi si accosta alla sua poesia potrà davvero sentirsi più libero, meno distratto e più capace di amare? Leopardi può veramente aiutarci a superare lo scetticismo dilagante, quello che ci paralizza di fronte alle circostanze della vita così spesso contraddittorie? Domande aperte, che come ancora una volta si è intuito domenica sera, sfidano decisamente a una riposta.