<em>Livia. Una biografia ritrovata</em> <br>di Paolo Biondi.

Vicini di casa da duemila anni

Paolo Biondi, giornalista, si è messo sulle tracce di Livia, la moglie di Augusto, ricostruendo la storia nascosta di una donna ai vertici del potere per oltre sessant'anni. Uno spaccato di vita della Roma imperiale alle soglie dell'anno zero
Giuseppe Frangi

Il pretesto è molto semplice: Livia è stata, un paio di millenni fa, una sua vicina di casa, in quanto i resti della villa in cui la moglie di Augusto abitò, quando non stava nella meravigliosa residenza del Palatino, erano a poche centinaia di metri da casa sua. Così, anno dopo anno, Paolo Biondi, che di mestiere non è storico né archeologo, bensì giornalista (lavora all’agenzia Reuter), ha iniziato a raccogliere informazioni con la puntigliosità del cronista di razza e ad insinuarsi nella vita di quella donna che, per oltre sessant'anni, fu al centro del potere di Roma. Alla fine ha rotto gli indugi e, macinando tutta quella massa di materiali raccolti, ne ha ricavato un romanzo storico. Un romanzo che è anche un atto di riparazione rispetto alla damnatio memoriae che ne fece l'implacabile Tacito. Cioè non uno qualsiasi, ma il più grande storico della romanità.

Biondi si muove sulla spinta di una simpatia istintiva per il suo personaggio, ma anche indagando con la curiosità di chi, inoltrandosi in quegli affascinanti meandri della storia, trova indizi insospettati che forniscono tante ragioni a quella simpatia. Dalle pagine emerge via via un personaggio dal profilo autorevole, saggio, capace di visione, vero perno della più importante stagione della storia romana. Essendo donna, inevitabilmente, nella narrazione entrano in gioco anche i lati generalmente messi ai margini della storia, quelli che appartengono alla quotidianità, e i risvolti concreti che fanno di Livia un personaggio capace di essere presente su tutti i fronti. Quelli pubblici e quelli privati.

Il libro, nella precisione delle ricostruzioni dei contesti, si offre così come spaccato intrigante sulla vita romana, come un viaggio nel day by day dove entrano in gioco gli ambienti, le consuetudini, i desideri di una donna che aveva anche un suo profilo normale, pur essendo ai vertici del potere. Bella, ad esempio, la pagina in cui si descrive la sua eccezionale competenza in materia di fichi, pianta sacra a Roma, ma anche frutto prediletto dal marito Augusto.

Dentro la normalità si calano poi le grandi questioni di un momento storico straordinario. E Livia, che presidia il quotidiano, si dimostra la più capace di strategia e di visione, come accade ad esempio nell'intuizione di istituire il cenacolo di Mecenate, vero centro propulsivo della cultura nella stagione augustea.

Il libro, costruito attraverso l'escamotage di un dattiloscritto ritrovato, è anche una riabilitazione del ruolo che le donne hanno avuto in quella stagione tanto delicata e decisiva della storia. Non solo quello di Livia, ma delle tante altre (Antonia, la nuora di Livia, su tutte) che, stando ai vertici della società romana, nella memoria sono state schiacciate sotto il preconcetto che la regia fosse sempre e comunque maschile. Che in quel momento le cose non potessero essere così lo dimostra l'ultima pagina del libro, dove si dice che è onore di donna essere dotate di quell’accoglienza femminile nel momento in cui nella storia si addensano i presagi dell’arrivo in carne ed ossa di un Salvatore.

Paolo Biondi
Livia. Una biografia ritrovata
Edizioni Pagina
pp. 184 - € 15