<em>Al Paradiso è meglio credere</em> <br>di Giacomo Poretti.

Un messaggio dal Paradiso

Giacomo Poretti torna davanti al computer nei panni di Antonio Martignoni. Che, investito da un'auto nel lontano 2053, si risveglia nell'aldilà. Da qui dovrà scrivere la sua storia alla Terra. A partire dal giorno in cui si mise a fare il prete...
Paola Bergamini

Per un maledettissimo sassolino nella scarpa, Antonio Martignoni, viene investito da un’automobile e si ritrova in Paradiso. Sulla terra è il 2053. Questa proprio non se lo aspettava. Adesso. Lui, da mortale, ci aveva pensato come sarebbe stato questo aldilà. Insomma: era «un pianeta oltre il sistema solare»? Oppure un luogo virtuale? Come ci si poteva stare tutti, «buoni e cattivi da Platone a Jack lo Squartatore»? Ed ecco che ora è lì. Dove per bere un caffé ci si può mettere 34 anni, sì perché il tempo è tutta un’altra cosa. È eterno, appunto.

Antonio inizia a “vivere” questa nuova condizione. Fino a quando dalla Direzione, gli affidano un compito importante: scrivere su computer la storia della sua vita per farla arrivare agli uomini della terra, messaggio dal Paradiso, che esiste, appunto. Nessuno correggerà una virgola. Il racconto parte dal giorno, in cui, a 36 anni stanco e depresso, vagando nella valle di Gressoney aveva pensato che la cosa migliore fosse farla finita. E invece, per un insieme di strane circostanze, diventa... prete, nel senso che si finge sacerdote. È l’inizio per lui di una nuova vita. Non riesce più a tirarsi indietro da questa finzione, che sempre più lo prende dentro, perché Antonio questo Dio lo vuole conoscere più da vicino. E non c’è cosa migliore che stare dalla parte di chi ne sa e ha un rapporto diretto. Prima parroco in una chiesetta abbandonata tra le montagne della val d’Aosta e poi per disposizione del Vescovo - anche lui c’è cascato - in un quartiere di una Milano avveniristica e sovraffollata dove, tra l’altro, non si capisce come e perché, gli anziani a un certo punto scompaiono.

Una bugia via l’altra? Certo. Ma anche una storia, un incontro via l’altro, che si intersecano come un puzzle dentro la vita del nuovo “don” Antonio. Come con don Angelo, parroco a Gressoney. Il settantenne sacerdote per l’omelia domenicale gli dice: «Zaccheo! Che peccatore fenomenale ti va scovare il Signore!». E don Antonio, che neanche sa chi sia quel tal Zaccheo, quando torna nella “sua chiesa” non vede «l’ora di leggere la storia». E non solo per rivedere l’omelia che aveva scaricato da internet per i villeggianti, che avrebbero seguito la funzione.

In modo leggero - spesso scappa da ridere - affiorano e prendono consistenza attraverso questi incontri, queste storie, le domande ultime sul senso del vivere, sulla propria esistenza e sugli affanni della vita. Ma, sia ben chiaro, in questo secondo libro di Poretti - cioè il Giacomo del famoso trio con Aldo e Giovanni - non c’è nulla di appiccicato, di scontato... di troppo. Anzi. Sorridendo per una battuta, per una descrizione colorita, per un riferimento simpatico, si è tirati dentro a una storia che fa pensare.

Già, ma, alla fine, quando ha schiacciato il tasto “invio” questa storia è giunta a destinazione? “Casualmente” arriva, in un futuro ancora più futuro di quando Antonio era sulla terra, in un pc che Frank, collezionista di reperti informatici, trova nella discarica dove fa il guardiano per pagarsi l’università. Sempre “casualmente” riesce ad avviarlo ad aprire il file. Ma bisogna arrivare fino all’ultima riga del romanzo per leggere l’ultima “scoperta” di Antonio. E cosa decide di farne Frank.

Giacomo Poretti
Al Paradiso è meglio credere
Mondadori
pp. 106 - € 17,50