Non si è da soli neanche nel deserto
Una vita passata in una «solitudine abitata». Il desiderio, dopo aver «taciuto per trent'anni», di raccontare la pienezza trovata nel silenzio: «Il centro di una presenza che chiede tutto». La storia di Antonella Lumini, eremita dei nostri giorni«Non è una tecnica di meditazione, è una preghiera di abbandono e di offerta, è portare dentro lo Spirito ciò che ognuno ha dentro di sé». Come? Attraverso il silenzio. È questa la parola chiave della vita di Antonella Lumini, eremita dei nostri giorni: «Ho taciuto per oltre trent’anni. Ho custodito il silenzio come il bene più prezioso, come le vestali custodivano il fuoco. Arriva un momento, però, in cui non si può più tacere» e per Antonella il momento è giunto quando ha conosciuto Paolo Rodari, giornalista di Repubblica, in cerca di mistici del nostro tempo per un servizio sul suo giornale: «Caro Paolo, la mia è una consegna. Ti porterò dentro questo viaggio. Ora può essere raccontato, i tempi sono maturi, lo richiedono». Ne è nato un libro, La custode del silenzio, che racconta passo passo la storia di un’amicizia, non più tra giornalista e intervistata, ma tra maestra e discepolo che, quasi suo malgrado, viene condotto per mano alla profonda scoperta di sé.
Antonella ha 64 anni, vive a Firenze, nel quartiere centrale di Borgo Santo Spirito, lavora part-time sui manoscritti biblici della Biblioteca Nazionale, ma la sua giornata ruota intorno a quello spazio di “deserto metropolitano” che riesce a vivere in casa sua. Pustinia, lo chiama, un luogo, una stanza della sua abitazione, dove, da anni, quotidianamente si disconnette da tutto (e sappiamo come questo verbo sia assolutamente attuale…). Il termine è russo e la sua traduzione è “deserto”, «ma per un russo significa molto più che un semplice luogo geografico. Designa un luogo solitario e tranquillo in cui si può entrare per trovare il silenzio. Un luogo esteriore che aiuta a discendere nel silenzio interiore», spiega Antonella. «I pustinikki, nella Russia dei secoli passati, erano uomini e donne che lasciavano tutto per ritirarsi in luoghi solitari, nel loro cuore bruciavano dal desiderio di essere soli con Dio e il suo immenso silenzio… Ma era molto frequente trovare anche nelle case un angolo nascosto da una tenda, da un paravento, in cui, seppur in famiglia, ci si poteva ritirare per restare da soli».
Dopo un’infanzia felice e una giovinezza segnata dall’inquietudine, Antonella scopre di avere un tumore, che però riesce a curare. Ma quell’inquietudine non l’abbandona, anzi, è solo l’inizio di un cammino tanto fisico (attraverso viaggi, dalla Sicilia alla Grecia, al Sahara algerino) quanto spirituale (la Bibbia, Simone Weil, Catherine Doherty), spinta da uno struggimento «che non si placava fino a divenire tormento». L’incontro con Chiara, una suora laica che viveva nell’eremo di Cerbaiolo, con padre Giovanni Vannucci, fondatore dell’Eremo di San Pietro alle Stinche e, in un secondo momento, con monsignor Gino Bonanni, alla Badia fiorentina, segnano la svolta. Nel silenzio, Antonella trova la pace, perché emergono ferite, ricordi, dolori, sensi di colpa, ma può finalmente guardarli senza cadere nell’abisso. Ritrova Dio. Anzi, capisce che la solitudine «è il segno evidente di un’intima urgenza che chiama a mettersi di fronte a se stessi. Inquietudine, angoscia derivano dalla paura che scaturisce dal vuoto interiore». La solitudine diventa allora «un’occasione propizia e si trasforma in “solitudine abitata”», «diventa centro di una presenza che chiede tutto».
È un lento percorso in profondità quello che Antonella Lumini descrive e insieme propone a Rodari. E a noi lettori. Nella frenesia della vita odierna “h24 on-line”, il trovare del tempo per fermarsi appare lontano, impossibile. Ma quanto abbiamo bisogno di silenzio in cui sentirsi riappacificati, abbracciati, come una mamma col suo bambino… Un tornare a casa… Quanto desiderabile, quanto urgente.
Antonella Lumini, Paolo Rodari
La custode del silenzio
Einaudi Editore
pp. 128 - 15€