<em>At Swim</em> di Lisa Hannigan.

Un tesoro sommerso

L'armonizzazione di una poesia del Nobel Seamus Heaney, la collaborazione con Aaron Dessner, la magia di una voce su strumenti a corde. In "At Swim", Lisa Hannigan mescola tradizione folk e autobiografia: «Sto andando a casa, verrai con me?»
Walter Muto

Non è molto conosciuta in Italia la dolce e bella Lisa Hannigan, come molti degli artisti che fanno riferimento al folk e non hanno la fortuna (o la voglia) di beccare un qualche hit che diventi un successo internazionale. Eppure lei è capace di tenere incollata alla sedia la platea affidandosi solo alla sua voce e alla sua chitarra, come è accaduto per esempio nell’apparizione televisiva al famoso show della BBC Later... with Jools Holland, o nel concerto milanese di qualche giorno fa, in cui ha presentato il suo ultimo album.

L’immenso fascino che emana dalla sua voce è presente a piene mani in questo suo ultimo lavoro At Swim, in cui è prodotta e coadiuvata da Aaron Dessner dei The National, che aggiunge ai brani della Hannigan una zampata sonora fra l’elettrico e l’elettronico, ma senza mai guastare la magia creata da voce e strumenti a corde, che da sempre sono la base della poetica della cantautrice.

Magia che Lisa ottiene miscelando melodie tortuose e bellissime immagini, in qualche modo tutte o quasi riconducibili alla metafora del mare, visto come possibilità pericolosa di annegare, ma anche come possibilità salvifica, per ritrovarsi. Pur senza analizzarle tutte, scendiamo nel concreto delle canzoni, guardandone un po’ più in profondità alcune.

Il brano di apertura, Fall, è affidato ad un semplice giro di accordi su cui la voce cristallina si staglia e libra senza timori, disegnando preziosi arabeschi, in cui si sente – come del resto ovunque, ora più ora meno – la tradizione folk irlandese cui la cantante appartiene. Snow è fortemente autobiografica ed incredibilmente poetica: Lisa è stata legata per lungo tempo al cantautore Damien Rice, altra voce di spicco proveniente dall’Irlanda, ma ad un certo punto la profonda ed intensa storia fra loro due è finita, e di questa fine dolorosa si sentono echi potenti ancora oggi, se è vero che – come dice il testo di questa canzone – quel tesoro è ormai sommerso in fondo al mare. E si fa largo il ricordo doloroso di quando «tu eri la neve che cadeva giù/ed io ero la città che perdeva colore e suono», come avvolta, avvinghiata dalla presenza dell’altro, dell’amato. Bellissima canzone, melodia avvincente, parole saldate alle note e suono perfetto.

In Lo gli arpeggi reiterati delle chitarre si incastrano con una ritmica ossessiva, come a voler scandire il tempo che scorre in una notte insonne che non passa mai. Piccola nota di plauso a margine per il bellissimo quanto angosciante video. La successiva Undertow, la risacca, presenta una strofa estremamente incerta dal punto di vista tonale, tendente al minore, in cui la melodia si inerpica, resta incerta e poi risolve, per poi liberarsi nell’apertura del ritornello, che nella metafora della risacca vede l’immagine del ritorno a casa. Il finale è un incastro denso di voci.

Molto bella anche Ora, in cui è il pianoforte di Aaron Dessner a condurre le danze (in qualche modo anche letteralmente, si tratta di un valzer) in una estrema richiesta d’amore («tu sarai la barca ed io il mare»): sembra di sentire davvero le voci delle sirene: «Sto andando a casa, verrai con me?». Notevoli anche tutti gli altri pezzi, ma la vera perla dell’album è Anahorish, armonizzazione vocale totalmente a cappella di una poesia dello scrittore irlandese Seamus Heaney, Nobel per la letteratura nel 1995. Straordinarie anche l’andatura e la melodia di Tender, il passo lento e trascinato di Funeral Suit e la finale Barton, delicata ma straziante ballata dedicata all’amore finito, «broken as it is».

Morale della storia, come sempre quando si ascoltano autori intensi e di grande spessore: non siamo ad un talent show, e non è questo un disco da ascoltare mentre si lavano i piatti, ma in cuffia e possibilmente leggendo i testi. Così si potrà rischiare di essere feriti dalla bellezza delicata, ma pervicace di Lisa Hannigan.

Lisa Hannigan, At Swim
PIAS 2016