Libri per l'estate - L'introduzione di don Giussani a "I promessi sposi"

Il movimento consiglia sei libri da leggere nel periodo estivo. Il primo è il romanzo di Manzoni. Come aiuto alla lettura, ecco il dialogo con Davide Rondoni pubblicato nella collana "Biblioteca dello spirito cristiano"

Davide Rondoni Vorrei iniziare ponendo un problema di metodo. Il nostro Péguy, tra le altre cose, dice che il lettore ha una grande responsabilità di fronte all’opera che legge, perché in realtà è lui che, in un certo senso, ne compie il significato, la completa.
Su I promessi sposi c’è sempre stato un dibattito viziato dalla definizione schematica: «è un romanzo cattolico», e anche per questo c’è polemica sul fatto di toglierlo dalle letture scolastiche.
A me sembra - però te lo volevo chiedere come punto di metodo - che il problema sia sempre lo sguardo di chi legge, non tanto un’etichetta data previamente.

Luigi Giussani Un’opera è riconosciuta nella sua cattolicità o meno dal contenuto di coscienza che ne ha il lettore.

Rondoni Quindi, in un certo senso, anche un’opera non cristiana può essere considerata "un'opera cristiana".

Giussani Sì! Quando noi, ad esempio, leggiamo Vita e destino di V. Grossmann…

Rondoni Come metodo questo è importante per una corretta esperienza della lettura, che è sempre un incontro, non una semplice presa d’atto, e anche per non scandalizzarsi.

Giussani Certo.

Rondoni Per esempio, tu sai tutta la polemica e il disagio suscitati dai racconti di Flannery O’Connor che abbiamo pubblicato in questa stessa collana...

Giussani Ah sì?!

Rondoni …Perché sono racconti in cui spesso non c’è il lieto fine. Lei racconta certe cose che non sono storielle edificanti. Gli stessi Promessi sposi non è che finiscono benissimo: c’è la peste che contribuisce, e solo in parte, ad "accomodare" tutto. E allora la domanda che a molti viene fuori di fronte alla O’Connor come di fronte al Manzoni è: «Ma allora la Provvidenza - di cui il Manzoni parla molte volte - che cosa vuol dire?».



Giussani Vuol dire che ciò che accade, tutto ciò che accade all’uomo è parte di un disegno del Padre, di cui è fatta la creazione. La creazione, tutto il suo destino, diventa coscienza, anzi, diventa autocoscienza nell’uomo.

Rondoni Quindi non è per forza un disegno che si vede.

Giussani No, perché «I miei pensieri non sono i vostri pensieri», come dice il Salmo. O come dice l’Abate nella grande scena finale del Miguel Mañara di O.V. Milosz: «Tutto va dove deve andare, secondo una sapienza che - il cielo sia lodato - non è la nostra».

Rondoni Ma tu I promessi sposi lo senti come un tuo libro, come un libro che per te è stato importante?

Giussani Per me è stato importante, molto importante, e capisco una certa diffrazione, un senso di distanza che provoca nella gente di oggi.
È come se la fede così bene espressa e messa in atto nel Manzoni, in tutte le sue pagine, avesse un bisogno urgente di spiegarsi e di comunicarsi con una immediata evidenza. Insomma, è una fede che si poneva in una realtà dove la storia era cristiana, il substrato era tutto cristiano, e che però doveva trovare la via d’uscita, crearsi con fatica, aprirsi il varco in una cultura che era diventata abolizione, eversione dei principi cristiani. Una cultura che non nascondeva il proprio gusto di eclissare e di rendere impossibile il vivere la fede cristiana.

Rondoni C’era dunque una preoccupazione dialettica, in un certo senso, in Manzoni.

Giussani Ma certamente! Questo rapporto col mondo ostile, ostile al fatto cristiano, esprime tutto il dramma della nostra esperienza. Ma il cristianesimo non nasce nella sua verità, non è colto nella sua vera natura, nella sua verità, come opposizione al mondo.
Quanto più conosce il mondo, e quanto più ha coscienza di se stesso, tanto più è come se fosse un grande trionfo. È già iniziata la fine del mondo, dentro l'esperienza di ogni giorno, perché tutto diventa bene - come diceva Ada Negri, che si converte perché comprende queste cose, e pur così sola!
Come scrive nel suo "Atto d’amore": «Tutto per me fu bene, anche il mio male». Ma lo sai che cosa vuol dire «anche il mio male»?! Vuol dire una positività originale che travolge tutti i detriti della storia!

Rondoni A riguardo di questo, ci sono due figure de I promessi sposi che sono emblematiche: una è la figura dell’innominato, la sua conversione. C’è questa grande notte...

Giussani ...quella notte è come una grandissima frase che tutti debbono dire! Debbono dire, altrimenti... Uno che non dice quella frase rinuncia alla ragione: Dio, se ci sei, rivelati a me. Questa è la posizione che mi ha entusiasmato da quando ero ragazzo al liceo.

Rondoni Quella notte finisce poi con un’altra frase. Vedendo la gente che va dal Cardinale, e notandone la letizia, l’innominato dice: «Cosa c'è di allegro in questo maledetto paese?». Tu citi sempre quella frase di Camus, mi pare, che dice pressappoco: «Non sono gli scrupoli a rendere grande l’uomo». Si può dire che con quella frase dell'alba l’innominato intuisce cos’è il cristianesimo? È qui che succede il passaggio tra la grande domanda e la percezione di un fatto, di un avvenimento, in questa allegria che lui vede...

Giussani Sì, certo.

Rondoni L’altro personaggio, invece, è la monaca di Monza, che forse è uno dei personaggi cristiani tragici, poiché la vera umana tragedia, a mio avviso, non si ha quando il protagonista è un fato, bensì quando è la libertà. La monaca di Monza è come murata dentro una tradizione che da rispettabile diviene sommamente ingiusta.
Una delle grandi ossessioni di Manzoni era proprio la possibilità dell’esperienza di una giustizia autentica, o della misericordia oltre la giustizia. In questo senso, possiamo dire che la provvidenza e la misericordia coincidono?

Giussani In ultima analisi senz’altro. Soltanto che la provvidenza ha un oggetto che è più descrittivamente obiettivo che neanche la misericordia. La provvidenza è descrivibile col fatto che tutte le cose entrano nel mondo - tutto è pasticciato, confuso, ma tutto è sospinto verso un grande disegno, un ordine, una lode, un grido musicalmente perfetto al Mistero che s’è fatto uomo, e all’uomo che è stato assunto come parte della natura di Dio.
Mentre la misericordia... la misericordia, in questo senso, è più potente che neanche la provvidenza. La misericordia vuol dire che questo amore scende a quella profondità in cui la natura, al vertice, è libera, è libertà.
Quando Gesù, al momento della cattura, dice a Giuda: «Amico, con un bacio mi tradisci!», dice la cosa "più" impossibile... Impossibile come capacità di immaginazione...

Rondoni ...inconcepibile...

Giussani ... inconcepibile. Non si è capaci di raggiungere cosa voglia dire, ma se ne ha soltanto il riverbero. È un perdono che non è determinato dall’errore dell'uomo, ma un essere afferrato e reintrodotto nella positività propria. La misericordia è un grido dell’essere. E come si fa a distruggere la persona, a far male a colui al quale è comunicato l’essere!...
Cristo, come dice Péguy, piange su Giuda...

Rondoni Credo che Manzoni avvertisse, pur con altra sensibilità, ciò di cui stiamo parlando. Non è un caso che abbia terminato questo romanzo storico con un gesto di perdono: quello di fra Cristoforo e Renzo a don Rodrigo. Non la si può scambiare per una scenetta: credo che lui questa intuizione in qualche modo l’avesse come senso della storia.
Un’altra cosa che ti volevo chiedere è sul fatto che questo è un romanzo lombardo. Tutti i personaggi positivamente rilevanti sono uomini di azione. Me lo ha fatto notare l’amico romanziere Luca Doninelli. Gli uomini mediocri, che sono don Rodrigo e don Abbondio, sono quelli un po’ più inattivi, sono quelli che fanno e non fanno. Mentre invece i grandi del bene, come il Cardinale, o fra’ Cristoforo, e il grande del male, come l’innominato, sono uomini di azione. Questo significa che comunque l’uomo non può scoprire se stesso se non in azione, se non... quasi nell’essere imprenditore di sé nella realtà, insomma. Si può dire così?

Giussani Certo. Certo, perché l’uomo dovrebbe altrimenti essere una statua o avere la consistenza di un informe genetico...

Rondoni …la gelatina...

Giussani C’è un elemento della posizione dialettica di Manzoni rispetto ai suoi tempi che vale anche per i nostri tempi: è il senso della giustizia che lui aveva.

Rondoni Era il suo chiodo fisso: una giustizia che fosse sottratta al limite umano. Sotto questo profilo La colonna infame è un testo straordinario, ma anche…

Giussani L’Adelchi... Il senso della giustizia, cioè il non dimenticare che il soggetto e anche l’oggetto stesso della giustizia è un uomo, cioè una persona (il giudice è una persona). Ne I promessi sposi c’è quello sguardo di fra’ Cristoforo e di Renzo sulla vicenda di don Rodrigo, vedendone il corpo oramai sfatto...

Rondoni L’altra cosa che colpisce sempre di Manzoni è questo forte realismo sul cuore umano: lo chiama un «guazzabuglio».

Giussani Bellissimo...

Rondoni E una parola cristiana questa?...

Giussani Sì. È una traduzione, una traduzione in gergo, di una frase dal diciassettesimo capitolo di Geremia: «Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile, chi lo può conoscere?».

Rondoni Manzoni è stato anche accusato di ridurre il popolo nel suo romanzo un po’ come uno sfondo, come se fosse uno scenario. In Manzoni, invece, si capisce bene quando il popolo è popolo e quando si riduce a massa.
Dove può sorgere la riscossa di una possibilità di un’esperienza di popolo?

Giussani L’uomo di oggi (inteso come il lettore di giornali, di TV o educato nelle scuole di oggi), non prende in considerazione, non ha neanche una più piccola percezione che è l’io che fa il popolo, è un io che fa il popolo, un io eccezionale. Eccezionale nel senso letterale del termine, come Gesù lo fu per Giovanni e Andrea. Così Mosè, Abramo, Giacobbe, Davide... Ma, analogamente, certi imperatori, come Giulio Cesare, e analogamente per i più moderni, più vicini a noi. Ognuno di questi ha una coscienza e un’immagine dell’uomo, del suo rapporto con la natura e dell’insieme umano.
Fisiologicamente si può dire che tutto il cosmo ha come vertice l’io, perché è nell’io che il cosmo diventa tutto autocosciente. La coscienza di questa grandezza è la sorgente di ogni attività. Nel Salmo 8 si dà questa apertura di coscienza sull’uomo: «Cos’è un uomo perché di lui ti ricordi... Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli», cioè vicino a Dio, partecipante all’essere di Dio. E sempre lì c’è la definizione di cosa sono la scienza e l’attività umane: Dio «ha sottomesso a lui ogni cosa».
Un io che si concepisce così non può non generare connessioni e trame. Genera attorno a sé un popolo.
Uno che si sente autocoscienza di tutto, di tutto il cosmo, e il cosmo nella sua storia, non può non creare, non esaltare la simpatia originale che c’è in chi ha il senso della stessa generazione. Ogni generazione umana si sviluppa secondo dominanti, o direttive, che possono essere partecipate in diversi modi, secondo volti diversi.
È la divisione dei temperamenti che fa la diversità. Non la separazione, ma la diversità delle tribù. Realtà etniche diverse. Il cristianesimo è una realtà etnica particolare, come diceva Paolo VI, un popolo diverso. Ma occorre dire che se l’io genera un popolo, è il popolo che determina l’io, il popolo conduce l’io nella sua maturità.
Una generazione, un popolo nel suo stadio di compiutezza, rende evidente la condizione per poter esistere come popolo: l’esistenza di qualcosa d’altro. Il popolo, infatti, nasce da circostanze, da fatti, da pericoli o da desideri comunicati... Tutte queste cose non sono create dal popolo: sono date al popolo.
C’è un Altro, un’altra realtà che si nasconde dentro tutto questo: è il mistero di Dio, rivelato nel Mistero di Cristo.
Rondoni In questo senso, si può dire che - anche rispetto al tempo in cui egli è vissuto e a cui si è affacciato – l’opera di Manzoni sia stata una grande difesa della storia come segno del Mistero contro ogni pretesa di sua divinizzazione o, meglio, idolatria?

Giussani Sì, sì. Perfetto!... Per questo I promessi sposi è il più grande romanzo del popolo cristiano e della sua storia.