Il logo dell'Encuentro Coatza, 3-4 novembre 2017

Messico. La bellezza della comunidad

Incontri, dialoghi, mostre, spettacoli... Con un'affluenza di oltre 400 persone da tutto lo Stato. Questi gli ingredienti dell'Encuentro messo in piedi dalla piccola comunità di Coatzacoalcos, nel sud del Paese. Ecco cosa è successo
Oliverio González

Oltre 400 presenze per due giorni densi di incontri, dialoghi, musica, teatro e attività per i bambini nella Casa de Cultura Coatzacoalcos. Questi gli ingredienti della settima edizione di EncuentroCoatza, che si è chiusa il 4 novembre. Il titolo di quest’anno, “La bellezza della vita in comunità”, era nato da un bisogno reale che vive la gente di Coatzacoalcos, un luogo segnato dalla violenza e da cui molte famiglie sono scappate, in cui la gran parte della società civile cura solo i propri interessi.

A Encuentro si è voluto mostrare che esiste una possibilità diversa, già sperimentabile di una vita piena dentro una compagnia. È stato sorprendente scoprire, negli incontri di quest’anno, che l’idea che comunemente si ha di “comunità” è più spesso ridotta a un “essere d’accordo su tutto” o a un’organizzazione efficiente.

Invece, fin dal primo giorno è accaduta una novità per tutti. Nel dialogo sul tema “Generare bellezza attraverso l’ambiente e le arti”, per esempio, Flor del Rio, una madre di famiglia che lavora nella Cooperativa Servizi eco-turistici della Ventanilla - una comunità di circa 300 famiglie che si dedicano alla tutela dell’ambiente in un luogo bellissimo e molto visitato da stranieri e messicani -, ha detto con semplicità: «Io mi sorprendo di come il lavoro nella cooperativa mi abbia fatto crescere come persona, mi abbia valorizzato, abbia dato un significato alla mia vita. Sono cresciuta in un contesto maschilista, non ho studiato, facevo fatica a entrare in rapporto con gli altri; il mio lavoro quotidiano mi ha reso più sicura e capace di rischiare. Addirittura ho cominciato a usare Facebook».

Preparativi per lo spettacolo ''Pinocchio''

Accanto a lei c’era suo marito, Atanacio Martinez, presidente della cooperativa, che ha raccontato come vive la sua responsabilità: «Credo che la testimonianza sia la forma migliore di fare il mio lavoro; in passato bevevo, nelle nostre riunioni non mancava mai l’alcool, ma questo non era costruttivo, in primo luogo per la mia vita. Quando ho lasciato l’alcool per dedicarmi al lavoro e alla famiglia, ho guadagnato il rispetto dei miei soci. Un’altra cosa importante è il sacrificio; molte volte metto da parte il mio orgoglio, quando un compagno ha un’idea migliore della mia, o anche quando la maggioranza prende una certa decisione, che non nasce da me, perché capisco che è più importante che prevalga l’unità fra noi».



A quello stesso incontro hanno partecipato il professor Eduardo López e la professoressa Ana Rodríguez, fondatori del progetto “Centro Olistico Mondo Sostenibile” in una comunità di origini maya a Nacayuca, nella provincia di Tabasco, dove, attraverso l’educazione all’ambiente e uno sguardo umano sugli abitanti, hanno dato vita a uno sviluppo sostenibile della comunità, che si traduce, oggi, in benessere e solidarietà. Lalo, così si fa chiamare López, ha spiegato come è nato il suo impegno: «Per la mia formazione familiare, ho imparato fin da piccolo che cos’è la vocazione. La mia nonna mi ricordava che avevo il privilegio di poter studiare, e che questo era importante per fare qualcosa per la mia comunità. Tutta la mia formazione accademica, anche all’estero, è stata perché io la potessi dedicare ai bisogni e ai problemi della mia gente». Anche la Rodríguez ha raccontato che cosa l’appassiona di più del suo lavoro: «Io sono biologa, e quando sono arrivata nella comunità per educare le persone, soprattutto le donne, riguardo all’ambiente, mi sono resa conto che avevano anche bisogno di essere ascoltate: molte di loro avevano problemi familiari, e ho capito che, perché si curassero dell’ambiente, occorreva prima di tutto che fossero felici. Mi appassiona l’amicizia con loro, essere parte della loro vita e di quella della comunità. Da queste donne sto imparando molto».

In quello stesso giorno abbiamo presentato il documentario Semi di guamúchil: adesso in libertà, un video che racconta l’impatto della scrittura creativa nella vita di donne in carcere che frequentano i laboratori della cooperativa “Sorelle nell’ombra”. A parlarne è stata invitata Marian Ruiz, impiegata nella cooperativa, che ha commosso tutti col suo intervento: «Più che insegnare a scrivere, il mio lavoro è accompagnare. Accompagnare le mie sorelle “nell’ombra”, il carcere. Per me significa ascoltarle, creare uno spazio di confidenza, guardarle con un amore senza pretesa, perché sappiano che per me loro esistono. Per questo, una delle cose più importanti quando imparano a scrivere è chiedere loro che scrivano la loro storia, perché arrivino a conoscere meglio se stesse…». Quindi, ha descritto anche la difficoltà di quello che fa, soprattutto nella convivenza tra carcerate ed “esterne”: «Anche se le aiutiamo a scoprire chi sono e a dare valore a se stesse, a volte nascono dei conflitti. Noi, che veniamo da fuori, rischiamo di apparire “superiori” nei loro confronti, ma abbiamo imparato che i contrasti sono un’opportunità di crescita, perché ci insegnano a riconoscerci e ad accettarci come siamo».

I giochi per i bambini

A conclusione della prima giornata, alcuni amici, Alejandro Olivera alla chitarra e Eréndira Espinoza con la sua voce, hanno offerto un concerto per presentare il loro primo disco, Cantares del corazón mexicano. È stato un momento toccante, con brani del patrimonio musicale tradizionale messicano presentati in arrangiamenti originali e spiegati a partire dall’esperienza educativa del movimento di CL di cui fanno parte i due musicisti.

Il momento centrale della seconda giornata è stato, invece, una versione teatrale di Pinocchio in un adattamento di una amica italiana, Letizia Vaccari, a cui ha assistito un gran numero di famiglie con bambini. L’opera racconta l’avventura umana di Pinocchio e il suo rapporto profondo con un Padre misericordioso che abbraccia e perdona senza limiti.

Tra le cose belle di Encuentro, quest’anno, c’è stato anche il lavoro degli organizzatori e dei volontari; un gruppo molto vario, con amici che non appartengono a CL e che vengono da varie realtà culturali, ma che condividono la passione per il bene comune. Ed è questo che rende possibile una collaborazione costruttiva. I volontari sono stati doppiamente protagonisti, perché al Pinocchio hanno partecipato amici di Città del Messico e di Puebla, più di trenta persone, e queste, come anche gli invitati a parlare negli incontri, sono state tutte ospitate dalle famiglie della comunità di CL di Coatzacoalcos.

Un’amicizia che ha sorpreso tutti. Alla fine, in un dialogo tra alcuni è emerso che la bellezza della vita in comunità è possibile se accade tutti i giorni nell’incontro tra persone, in una relazione umana piena di affetto e di stima perché l’altro esiste. Una nostra amica anziana ha commentato: «Grazie perché in questi giorni sono tornata a scoprire il fascino di Cristo per me, attraverso il modo così bello con cui avete curato tutto il gesto».