David Jones (1895-1974)

La guerra di David Jones, il poeta più amato dai poeti

Tradotto in italiano dopo ottant'anni "Tra parentesi", il capolavoro dell'autore inglese che racconta la vita in trincea. Sostenuto da T.S. Eliot e ammirato da Yeats, Auden e Dylan Thomas, mostra i segni di una grazia che lo ha raggiunto nell'orrore
Peter Kahn

«In Parenthesis fu pubblicato per la prima volta a Londra nel 1937. Ho l’orgoglio di condividere la responsabilità di quella prima pubblicazione. Leggendo il libro in dattiloscritto rimasi profondamente commosso. E quindi lo considerai, e ancora lo considero, un’opera di genio». Così T.S. Eliot inizia la sua nota introduttiva all’opera più famosa del poeta David Jones, che l’autore de La terra desolata considera vicino come sensibilità a James Joyce, Ezra Pound e a se stesso. Nonostante anche Yeats, Auden e Dylan Thomas siano stati tra gli estimatori di Jones e Rowan Williams, arcivescovo emerito di Canterbury e profondo conoscitore della letteratura inglese, lo consideri tra i principali poeti inglesi del Novecento, in Italia non era mai stato tradotto fino a pochi mesi fa, quando In Parenthesis è uscito per gli Oscar Mondadori con il titolo Fra parentesi. L’occasione è stata il centenario della fine della Prima Guerra mondiale a cui Jones ha partecipato in prima persona e alla quale dedica interamente il suo capolavoro.

«Ampi prati si estendevano piatti, lontano di qua e di là, a perdita d’occhio, non più interrotti da barriere né dotati di protezioni. Ai loro occhi era una grande grazia quella distesa, bevvero gioiosi la sua libertà visiva, ed erano inclini a indugiare prima di cader giù uno dopo l’altro…». Imbattersi in un paesaggio dove lo sguardo spazi lontano è un’esperienza ristoratrice. Facile immaginare come dovesse essere questa vista quando, per infiniti mesi, tutto ciò che si poteva vedere era un muro. Lo sguardo dei soldati si arrestava contro il muro della trincea, sotto la continua minaccia dell’artiglieria e del fuoco dei cecchini.
David Jones era uno di questi soldati: nato a Londra nel 1895 da padre gallese e madre italo-inglese, fu il poeta di guerra che trascorse più tempo dentro una trincea. In Parenthesis narra la storia di un fante, il soldato semplice John Ball. Il suo battaglione lascia un campo di addestramento in Inghilterra per imbarcarsi alla volta della Francia. La truppa si trasferisce al fronte in trincee ai margini di un bosco. La tensione inizia a crescere con l’avvicinarsi della battaglia. Il poema si conclude con il racconto dell’assalto verso le linee tedesche, nel quale quasi tutti i soldati restano feriti o perdono la vita.

 David Jones ''July Change (Flowers on a Table)'', 1930. Particolare

La fama di Jones, tuttavia, non è legata solo alla poesia. Prima di pubblicare i suoi versi si fece un nome come artista figurativo. I suoi acquerelli – alcuni dei quali collezione della Tate Gallery di Londra – sono stati paragonati a manoscritti miniati, ricchi di richiami mitologici e dettagli storici. Jones sviluppò uno stile che distorceva le singole parti di un dipinto, ottenendo al tempo stesso un’opera estremamente organica. La sua opera Afrodite in Aulide (1941), per esempio, rappresenta un soldato tedesco e uno inglese che adorano la stessa divinità dell’amore. L’acquerello è affollato di immagini che alludono alla crocifissione alla tragedia greca di Ifigenia.
L’artista vendeva le sue opere prima di tutto ai suoi amici, convinto che l’arte non fosse innanzitutto un business, ma ciò che, in tutta la sua inutilità pratica, rende le persone più umane. Jones aveva una grande capacità di creare legami. Tra i suoi amici c’erano il suo primo mentore, l’artista Eric Gill, lo stesso T.S. Eliot, oltre alla sua musa, Prudence Pelham, figlia del sesto Conte di Chichester. Tra i suoi ammiratori come pittore anche Igor Stravinskij e la Regina Madre, moglie di Giorgio VI.

Jones cominciò a dedicarsi alla poesia, o a «modellare parole», come diceva lui, in un periodo in cui non poteva dipingere. Per i postumi della guerra, infatti, la sua salute rimase precaria per tutto il resto della sua vita.

Nel complesso, la sua arte era basata sulla ricerca di ciò che sta dietro le apparenze. Nell’introduzione a In Parenthesis, John osserva: «Ci ritroviamo soldati nei reggimenti di fanteria. Cerchiamo un modo in cui riuscire a vedere una bontà formale in una vita particolarmente ostile, odiosa nei confronti di ciascuno di noi». Ciò che appare chiaro nel poema è che il soldato Ball si imbatte in tanti segni - una grazia dopo l'altra - che lo riportano alla verità di sé, non solo in una veduta di campi a perdita d’occhio.

Uno di questi segni lo troviamo nella Parte Quarta, quando vediamo Ball durante il suo turno di guardia scrutare il bosco dove sono accampati i tedeschi. Nel mezzo del campo di battaglia, il soldato prova uno struggimento inaspettato:

«Attraverso la calma assoluta della terra di nessuno arrivava comunque qualche cinguettio. Trovò il bosco, così vicino visualmente, eppure interdetto ai piedi da un grande avvallamento immobile, un paesaggio che in qualche modo gli avrebbe dominato la mente, con forza. Ai boschi di tutto il mondo è data questa potenza – smuoverci le viscere.
Ai boschetti sempre vengono gli uomini sia per le loro gioie sia per la loro rovina. Vengono a piede leggero con tranquillità di cuore e liberi da scuola; camminano su una vacanza di foglie con amati e amici; vengono perplessi con i primi amori – per calpestare l’intrico scorati, colpendo – ferendo il verde…
Vengono con Merlino nella sua pazzia, per la pena che gli fa; cercando i giovani mietuti come orzo verde,
per la follia che questo è.
Cercano una via separata e più stretta».


Un semplice sguardo sbuca in un labirinto di pensieri, dando spazio a un giudizio autentico sulla guerra. Il poema contiene allusioni alle grandi epopee letterarie, come la leggenda di Re Artù (il mago Merlino si dice fosse impazzito dopo aver assistito a una battaglia) e l’Enrico V di Shakespeare.



La grazia affiora anche nell’amicizia. Jones dedicò In Parenthesis a un amico morto in guerra. Coloro che avanzano insieme sulle linee tedesche sono compagni, siano essi «uomini della stirpe di Abramo che vengono da Bromley-by-Bow», «anglo-gallesi di Queens Ferry» o «wallah del rosario di Pembrey Dock». I termine indiano “wallah” indica una persona investita di un compito particolare – in questo caso riferita ai cattolici irlandesi.
All’apice della battaglia, al soldato Ball viene impedito di piangere la perdita di un compagno che era appena morto tra le sue braccia. Gli viene ordinato di tornare a scavare una trincea, ma ciò non può impedirgli dal provare dolore, anche sapendo che il suo compagno sarà sepolto sotto altri corpi. L’esperienza della guerra per Ball si concluderà quando anche lui resterà ferito.

I segni che Jones ha posto nel suo poema rimandano a un mondo che è denso del richiamo al trascendente. In Parenthesis è come una finestra spalancata sulla grande densità di grazia che pervade ogni momento. Il poema descrive l’esperienza di Jones nella Grande Guerra, ma la sua comprensione del senso religioso continuò a crescere in seguito, fino alla conversione al cattolicesimo nel 1921.
Ciò che colpisce nel capolavoro di Jones è la coscienza di quanto l’esperienza del bene spalanchi alla possibilità di essere liberi in qualsiasi circostanza. Anche in quella in cui sei impedito di piangere la morte di un commilitone. Ed è su questo punto che ha insistito la mostra che l’ultimo London Encounter ha dedicato a In Parenthesis, rilanciando la domanda: «È possibile essere liberi nella sofferenza e nell'orrore?». Ed è la ricerca della grazia ciò che Jones offre ai lettori di In Parenthesis. A un certo punto del poema, un soldato la “spara grossa”, vantandosi di essere stato presente quando Lucifero cadde dal cielo, quando la terra del Re Pescatore fu devastata (nella leggenda di Re Artù), quando Massimiano usurpò l’Impero Romano di Occidente nel IV secolo, e così via. Ed è in questa vanteria che il lettore è provocato: «Dovresti chiederti, perché, cos’è, che senso ha tutto ciò?». Qual è il significato di ogni momento presente, di ogni istante? Non c’è modo migliore per analizzare la questione che attraverso gli occhi e il cuore di un poeta che ha potuto constatare come la grazia fa capolino nei luoghi più impensabili.