Libri per l'estate

Un testo «quasi sfacciato», "La verità nasce dalla carne" di don Giussani. Ma ci sono anche anche Thomas Stearn Eliot, Pär Lagerkvist e Daniele Mencarelli... Alcune letture per accompagnare «il tempo della libertà»

Trent’anni sono passati da quando don Giussani faceva vibrare queste parole nei cuori di chi ascoltava. Eppure colgono con rara precisione i nervi scoperti del nostro presente che ci trova più che mai «incerti, confusi e soprattutto deboli». Nel nostro vissuto i gesti non visti, il dolore che nessuno conoscerà, il semplice fatto a-mediatico sembrano aver perduto dignità e consistenza. Sono nuove, drammatiche conseguenze di quella «dimenticanza del nostro essere dipendenti» che Giussani individuava come radice del nostro smarrimento. L’idea stessa di “verità” si è sbiadita fino ad apparire obsoleta.

Il baricentro del libro, però, è un altro. Giussani coglie la radice del nostro disagio per mostrare la pertinenza della risposta, alquanto scandalosa, che offre. Non si tratta di una nuova filosofia morale né di una pratica religiosa, ma di un evento inaudito: «Colui di cui tutte le cose son fatte, Colui in cui tutto consiste s’è fatto uomo». Diciamocelo, sembra impossibile. Come accettare che l’autore dell’universo si immerga in un suo punto infinitesimo, coinvolgendosi con la nostra povera vicenda umana? «All’intuizione che la realtà dipende da qualcosa d’altro, in tanti ci sono arrivati», ma che il Mistero entri nella «miseria del tempo e dello spazio, quella miseria che ci sentiamo addosso e che ci porta dal mattino incerto alla sera stanca», questo «non è facilmente sopportabile».

Amare la verità è amare una persona: «Cristo stesso, e tutto ciò che viene da Lui». Il legame con il vero è un rapporto che riguarda le viscere dell’umano e del divino: «Essere attaccati a Lui è così, come una donna con l’uomo, come una madre coi figli, come un amico con l’amico vero». La verità nasce dalla carne. È quasi sfacciato. D’altra parte, quale altro modo d’intendere la verità potrebbe oggi avere una chance? L’abbiamo cercata in sistemi sociali perfetti, nelle formule matematiche, nelle pieghe della nostra mente, e non l’abbiamo trovata; certo, abbiamo scoperto verità parziali, anche belle, ma incapaci di soddisfare la nostra sete di compimento.

Dalla verità-fatta-carne, invece, rinasce uno sguardo più umano su ogni cosa. Si scopre il valore della persona, la «dignità cosmica dell’istante», la sorgente di una nuova presenza nella storia. Quasi ad ogni pagina, ci si trova davanti a squarci di umanità purissima. Ci si sorprende desiderosi di seguire e di proseguire.
Marco Bersanelli

Luigi Giussani
La verità nasce dalla carne
a cura di Julián Carrón
Bur (pp. 276 - € 14)



Oltre al libro con i testi di don Giussani, sono tre le letture consigliate per il «tempo della libertà», come Giussani era solito definire il periodo estivo. Tre opere, con forme e vicende diversissime, che sembrano non avere nulla in comune. In realtà sono un aiuto per andare più al fondo di che cosa salva la storia, quella del mondo e quella di ogni singolo uomo. Che è poi un altro modo di chiedersi: che cosa regge l’urto del tempo? (Paola Ronconi)



Pär Lagerkvist, Barabba, Jaca Book (pp. 160 - € 14)
Tutti conoscono la storia di Barabba, ma i Vangeli non ci dicono cosa accadde di lui dopo. Pär Lagerkvist, che grazie a questo romanzo vinse il Nobel per la letteratura, immagina proprio questo: cosa succede dopo che il popolo aveva scelto di liberare lui e condannare quell’altro, Gesù. Era stata una decisione “democratica”. Lui, Barabba, «non poteva avere rimorsi». Eppure da “quel” giorno, non riuscirà più a togliersi di dosso ciò che vide, ciò che visse nei momenti di quella crocifissione. Sarà perseguitato dal non capire perché ebbe salva la vita da uno sconosciuto. Barabba griderà fino alla morte il suo sentirsi “schiavo” di una vita ridonata. Resisterà (e tradirà) fino alla fine alla bellezza, alla verità, alla libertà che una volta passò dalla sua strada. Infatti, ci dice l’autore, «se la voce grida e nessuno risponde, perché quella voce esiste?». A inaugurare la quarantesima edizione del Meeting di Rimini, il 18 agosto, sarà uno spettacolo teatrale ispirato a questo testo.

Thomas Stearn Eliot, Cori da “La Rocca”, Rizzoli (pp. 144 - € 8)
Se ai «risultati delle corse» sostituiamo i like di Facebook e di Instagram; se invece del «frigorifero perfetto» mettiamo il “cellulare perfetto”; se guardiamo bene il «deserto [che] è pressato nel treno della metropolitana…», come non riconoscervi l’uomo moderno? È stato composto più di ottant’anni fa, ma i Cori da “La Rocca”, poche pagine in versi nei quali è descritto con ironia e realismo il rapporto tra Chiesa e uomo, è di un’attualità sconcertante. Per Eliot non solo gli uomini devono ritrovare un volto, ma la presenza della “Rocca” (la Chiesa) nella società è un fattore imprescindibile per la convivenza. Dove sta l’origine di tutte le storture, fino allo svuotamento della Rocca, fino a un cristianesimo fatto solo di opere buone? Avere «dimenticato la pietra angolare… Gesù Cristo medesimo», «quel momento nel tempo che diede significato al tempo». E di cosa c’è bisogno, secondo il poeta? Non certo di cristiani perfetti, di uomini irreprensibili, ma di gente «bestiale, carnale, egoista, eppure sempre in lotta,… perdendo tempo, sviandosi… eppure mai seguendo un’altra via».

Daniele Mencarelli, La casa degli sguardi, Mondadori (pp. 228 - € 19)
Per molti anni, la vita di Daniele Mencarelli è stata, parole sue, un «dialogo con un’enorme assenza», quasi un «dialogo con la morte». Da ragazzo prova a trovare conforto nella droga. Poi nell’alcol. Ma è una discesa all’inferno. «Non ricordare nulla», l’obiettivo di ogni giorno. La via che uno come lui, con «la pelle troppo sottile», trova per tentare di risalire dal baratro è quella della poesia. Ma nemmeno quella basta. Poi un giorno chiede aiuto a un amico. E arriva una proposta di lavoro: andare a pulire i locali del Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di Roma. Il luogo del dolore innocente. La casa degli sguardi è la sua autobiografia, il racconto di come un istante può essere la curva che cambia per sempre direzione alla vita e permette di ricominciare a respirare dopo l’apnea.