"San Sebastiano nero" di Leoncillo (©Archivio Meeting)

Quella mostra "non mostra" a Rimini

Opere originali di grandi artisti italiani del Novecento, esposte nella "piazza dell'arte" al Meeting. Uno dei curatori racconta l'idea dell'allestimento proposto da Casa Testori. E che cosa è accaduto ai visitatori
Giuseppe Frangi

Una mostra aperta, spalancata a tutti, così com’era spalancato sulla vita di tutti il titolo del Meeting “Una passione per l’uomo”. Da questo presupposto è nata l’idea di creare una grande piazza, senza muri, ad afflusso libero, abitata da sei opere che incarnassero quel titolo. Per dare un’omogeneità all’insieme, è stato costruito un percorso di soli grandi autori italiani che attraversasse tutto il Novecento. È nata così questa mostra “non mostra”, progettata da Casa Testori, che non aveva bisogno di prenotazioni (anche grazie alla vastità dello spazio) e che permetteva al pubblico di tornare sui suoi passi quando lo desiderava.

Davanti all'opera di Guttuso ''Spes contra spem'' (©Archivio Meeting)

Si è creato così in tanti casi un feeling speciale tra le opere e le persone, che hanno avuto l’opportunità di capire, ragionare e naturalmente di emozionarsi nel contatto diretto. Il fatto che le opere fossero presenti dal “vero” è stato infatti un fattore di sorpresa e di stupore. Che è stato reso possibile dalla condivisione del progetto da parte dei prestatori, sia privati che pubblici. Non era scontato accettare che opere di grande valore storico e anche economico venissero esposte in un contesto come una Fiera popolata da decine di migliaia di persone. Ragioni di prudenza avrebbero potuto prevalere.
Invece c’è stata un’adesione alla proposta e, in alcuni casi, anche una partecipazione attiva con presenza a Rimini di curatori e direttori di musei, come nel caso di Guttuso, proveniente dai Musei civici di Varese, del Miracolo di Marino Marini arrivato dal Museo di Firenze dedicato all’artista; o di prestatori, come per il Figliol Prodigo, il capolavoro di Arturo Martini concesso dalla Fondazione Ottolenghi di Acqui Terme e presentato al pubblico dalla sua presidente Barbara Gandolfo.

Tutti segni di una stima sul valore culturale di un’iniziativa pur così fuori dagli schemi. E poteva accadere che Massimo Minini, uno dei maggiori galleristi italiani, a distanza ci chiedesse di raccontare la reazione del pubblico davanti alla grande opera di Titina Maselli: mai tanti occhi si erano posati su quel polittico contemporaneo con la Metrò in corsa, a cui lui si sentiva tanto legato. Gli potevamo garantire che quel quadro emozionava tutti, perché il pubblico lo sentiva vicino alla propria normalità: la “passione per l’uomo” investiva anche la quotidianità e i suoi silenziosi, tenaci protagonisti.

''Il Miracolo'' di Marino Marini (©Archivio Meeting)

L’opera che ha suscitato più curiosità e domande è stata la grande tela di Renato Guttuso che ha per titolo un versetto di san Paolo: Spes contra spem. Serena Contini, la curatrice che ha “accompagnato” l’opera a Rimini, il giorno dell’inaugurazione, dopo la presentazione, è stata sottoposta ad un piccolo assedio. Ogni dettaglio, infatti, aveva una sua ragion d’essere e accentuava la carica empatica trasmessa dal quadro.
Il miracolo di Marino Marini ha commosso per la meravigliosa essenzialità con cui la forma del cavallo impennato con il cavaliere in bilico, esprime un’idea: la caduta può accadere come passaggio verso la salvezza. Anche in questo caso c’era il segno di san Paolo… Mario Sironi dominava lo spazio con le sue due gigantesche figure femminili, forti come i pilastri di una cattedrale.

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Infine c’era l’opera più ostica, quella dell’autore più inquieto: il San Sebastiano nero di Leoncillo, con la sua terracotta dura e ribollente, ferita al centro da un intervento dell’artista. Poteva restare incompresa, come accade tante volte per l’arte contemporanea. Invece ha acceso un interesse inaspettato: quella scultura plasmata nel dolore ha fatto breccia proprio per la sua sincerità umana.