Enzo Piccinini (foto Fondazione Enzo Piccinini)

Enzo Piccinini. Perché chiamarlo cuore?

Il 26 maggio 1999 moriva il chirurgo modenese. Oggi, un "libro con CD" raccoglie, tra brani musicali e illustrazioni, alcuni suoi inediti e le testimonianze di chi lo ha incontrato. Qui, quella di monsignor Mosciatti, vescovo di Imola
Giovanni Mosciatti*

Il cuore in ogni cosa è un “libro con CD” edito da Cantagalli e dedicato a Enzo Piccinini, chirurgo modenese e tra i responsabili di CL scomparso il 26 maggio 1999, ventiquattro anni fa, uno che insistentemente invitava, soprattutto i giovani, a «mettere il cuore in ogni cosa che si fa». Una sessantina di pagine in cui la grande umanità di Enzo si fa strada tra alcuni suoi scritti inediti e le testimonianze di chi lo ha incontrato, anche dopo la sua morte. Il tutto illustrato da disegni e accompagnato da brani musicali.
Il libro è già disponibile sull'e-shop di Cantagalli. È anche possibile richiederlo scrivendo a info@fondazionepiccinini.org.
Qui di seguito pubblichiamo una anticipazione dell'intervento di monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola


Nella confusione odierna, in cui spesso viene negato ogni elemento spirituale e si riduce il desiderio ad istinto, mettere al centro il cuore, che se ne sta, gigantesco, conficcato dentro l’uomo “siccome torre in solitario campo” come dice Leopardi, sembra una astrazione. Ma il cuore non è un’astrazione filosofica, una creatura dell’alienazione umana: è un dato, un criterio di giudizio posto dentro di noi per intercettare cosa ci corrisponde della realtà. Esso non ha nulla a che vedere con certe riduzioni sentimentali che lo contrappongono alla ragione, si identifica con la ragione, che è la coscienza della realtà nella totalità dei suoi fattori. Ma allora, perché chiamarlo cuore? Perché il cuore è il luogo dell’affectus, che è l’aspetto ultimo della ragione. Per cui il cuore è la sede delle evidenze ed esigenze originali della persona che la proiettano nel grande paragone con la realtà. E così fare esperienza è cosa diversa dal semplice provare: ciò che si prova diventa esperienza quando è giudicato dai criteri del cuore: se è veramente vero, veramente bello, veramente buono, veramente felice. È il volto interiore dell’uomo nel suo raffronto con tutta la realtà. La Bibbia lo chiama proprio “cuore” che è uguale in ognuno di noi, benché tradotto nei modi più diversi. Tutto questo poteva essere astratto e anche incomprensibile se non avessi avuto la grazia di vederlo in atto nell’esperienza e nell’amicizia di Enzo Piccinini.

Enzo Piccinini - Il cuore in ogni cosa - Cantagalli

Questo disco nasce proprio dalla sorpresa di trovarsi a raccontare di lui, della sua vita e della passione del suo cuore che traboccava di amore a Cristo - speranza della vita - così che per lui la realtà non era più un ostacolo, ma cammino al vero. L’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione è stato per lui la possibilità di fare veramente un cammino umano. Da quel momento, lui stesso raccontava sempre, ha capito che il problema era uno solo: che l’unità della persona era individuata da quel fattore che aveva dentro e che lo accompagnava, che lo caratterizzava: un’esigenza di felicità che nessuna cosa avrebbe potuto cancellare, in qualche modo sarebbe venuta fuori, sempre, non fosse altro che come amarezza. Aveva capito che l’unità della persona comincia dal fatto che uno mette il cuore in quel che fa, e questo vale per chi ha a che fare con situazioni drammatiche, ma vale anche per chi è davanti al computer, come per quella che va a fare la spesa, come per quella che pulisce le scale: è uguale. Mettere il cuore in quel che si fa, significa mettere sé stessi, e mettere il cuore significa giocare quell’esigenza di felicità che è indomabile perché è strutturale in noi. Ma attenzione, il passo di esperienza compiuto da Enzo è che mettere il cuore in quello che si fa è possibile se si è di fronte a qualcosa di più grande di sé. Ci deve essere qualcosa di più grande di sé, ma questo qualcosa di più grande deve essere presente. Presente, cioè qualcosa a cui puoi dire: “Ecco, ecco qui”, cioè qualcosa che riconosci, a cui rispondi di quel che fai. E rispondere a qualcuno o a qualcosa di quel che si fa è il modo con cui la realtà diventa drammaticamente presente, altrimenti c’è solo quel che pensi, che senti, che va, che non va. Ma la realtà è dura e il cuore spesso cede e dopo un po’ incomincia il lamento o incomincia l’autodifesa: bisogna non essere soli. Bisogna proprio non essere soli. Quante volte abbiamo sentito Enzo testimoniarci che “due cose nella mia vita sono importanti. La prima è questa: che proprio per quel che vi ho detto, il gusto della vita non è negato a chi sbaglia, ma a chi non ha un senso dell’infinito, del destino, dell’ideale, del Mistero presente, perché allora il problema non è sbagliare o non sbagliare ma è il rapporto con il Mistero presente. Per cui tutto è un’ipotesi positiva, il tempo che per tutti è sinonimo di decadenza, lavora in positivo” (Rimini, 12 dicembre 1998).

Quando ci siamo ritrovati a scegliere il titolo da dare a questo album non potevamo non partire da questo sguardo al cuore proprio di Enzo. E quando sinteticamente abbiamo pensato a Il cuore in ogni cosa ci siamo resi conto che si apriva una nuova prospettiva, non tanto nello sguardo a noi stessi ma nella descrizione della realtà stessa, cioè che ogni cosa ha un suo cuore. Enzo ci ha proprio accompagnato nel compito che abbiamo, che è quello di aiutarci reciprocamente a penetrare, a conoscere, a rendere familiare sempre di più che ciò che rende davvero permanente tutto quel che vediamo è il Mistero che lo fa. Nessun attimo della nostra vita si perderà più, perché è legato a questa X misteriosa e presente, le cui propaggini sono le cose che vediamo, le circostanze che viviamo e che non ci siamo preparati noi.

«Riconoscere questa presenza è l’esaltazione dell’intelligenza: intus legere, leggere dentro. L’intelligenza è esaltata dalla presenza del significato, perché la presenza del significato fa sì che tutte le cose siano colme di significato. L’intensità della vita non è provare grandi sentimenti, ma è sentire che tutto ha un significato. Tutto, anche la penna che stai manovrando. Tutto ha un significato, adesso, in questo momento, perché consiste della Sua presenza misteriosa e reale, il cui segno, che coincide con la Sua presenza, è qui davanti a voi, è questa compagnia» (Ancona, ottobre 1995).
È il cuore in ogni cosa. Buona lettura e buon ascolto.

*Vescovo di Imola