«Cultura è ogni giorno modellato su Gesù Cristo»

Da "Avvenire", l'intervento di Nicola Sabatini, membro del Consiglio direttivo della Associazione Italiana Centri culturali, nell'ambito di un dibattito che anima da alcune settimane le pagine del quotidiano cattolico
Nicola Sabatini

Prosegue con l'esponente del Direttivo dell’Associazione Italiana dei Centri culturali, il dibattito che da diverse settimane anima le pagine di Avvenire attorno alle questioni tra cattolicesimo e cultura. In precedenza sono intervenuti Sequeri, Righetto, Gabriel, Forte, Petrosino, Ossola, Spadaro, Giaccardi, Lorizio, Massironi, Giovagnoli, Santerini e Cosentino, Zanchi, Possenti, Alici, Ornaghi, Rondoni ed Esposito.

È davvero come disse Giovanni Paolo II: “Una fede che non diventi cultura sarebbe una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Il fatto che il grado medio di consapevolezza del tesoro della fede da parte dei credenti sia critico e che l’aspetto culturale sembri ormai del tutto evaporato, soppiantato da modelli e contenuti proposti dal “mondo”, ripropone innanzitutto a ognuno di noi una verifica sulla centralità della nostra esperienza di fede. Come ebbe a dire don Giussani, la cultura può essere definita come «coscienza critica e sistematica di un’esperienza umana in sviluppo» e sorge in forza di un’appartenenza vissuta. In particolare, per ogni credente, appartenenza a quel luogo dove Cristo lo ha raggiunto e conquistato; dove la sua vita è rinnovata dall’incontro con esistenze cambiate dalla Sua presenza. Perciò sempre a Gesù occorre tornare, e la coscienza che dovrebbe animare il cristiano è innanzitutto la gratitudine stupita della sua presenza. Come dice Guardini, «nell’esperienza di un grande amore tutto è avvenimento nel suo ambito»...

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