Visitatori a una mostra del Meeting (Foto Meeting Rimini)

Verso il Meeting. Mosaici di umanità

Il mistero dell'uomo e la sua ricerca dell'essenziale sono i tratti che accomunano le mostre allestite in fiera a Rimini dal 20 al 25 agosto. Alessandra Vitez presenta contenuti e percorsi dell'edizione 2024
Matteo Rigamonti

Un mosaico di umanità frutto di una coralità di volti che aiutano a riscoprire ciò che conta nella vita. Si va dall’esemplare storia d’amore, e di fede, tra il beato Franz e sua moglie Franziska Jägerstätter fino alla commovente esperienza della “Casa del Faro”, hospice pediatrico che a Mosca assiste oltre un migliaio di piccoli pazienti e le loro famiglie. Dall’attualissima riscoperta della Fuga in Egitto della famiglia di Gesù al mistero cosmico dell’origine della Terra. Passando attraverso la rinascita dei borghi italiani, le bellezze dell’arte e della fotografia. È il quadro di vicende, umane e artistiche, storiche e scientifiche, illustrato dalle quindici mostre del Meeting di Rimini, che quest’anno ha invitato i curatori a rispondere alla domanda che dà il titolo all’edizione: “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”.

«Le mostre, da sempre, offrono un contributo prezioso alla comprensione del titolo del Meeting e ognuna lo fa ogni volta a modo suo», spiega Alessandra Vitez, responsabile mostre della manifestazione riminese. «Quest’anno, in particolare, ci aiutano a riscoprire cos’è l’essenziale, dentro il contesto storico in cui viviamo, dentro le contraddizioni e le questioni che non ci tornano, talvolta aiutandoci a porci le giuste domande». Proprio come è stato per il beato Jägerstätter, la cui storia dice di «un’esperienza di vita piena, felice, compiuta, pur attraverso tutto ciò che ha dovuto affrontare, in circostanze durissime», all’ombra del regime nazista. Eppure il suo «cammino umano nel rapporto con la realtà e di amicizia con Cristo» gli ha reso possibile «vivere una fede autentica e una vocazione matrimoniale che lo hanno aiutato a cogliere il punto di luce dell’essenziale e a maturare la coscienza di dare la vita tutta».

Alessandra Vitez, responsabile mostre al Meeting

Ma come si fa a riconoscere l'essenziale? «Perché io possa scoprirlo – osserva Vitez – è necessario innanzitutto prendere coscienza di chi sono». Come è accaduto a quel “fenomeno della natura”, medico inquieto e coraggioso, del servo di Dio Enzo Piccinini, conquistato dall’abbraccio di Cristo attraverso l’amicizia, unica, con don Giussani, ripresa da una mostra per il 25esimo dalla morte. Ma a Rimini c’è spazio per prendere sul serio tutto dell’uomo, «tutte le esigenze di bene, di bello, le esigenze originali di giustizia e di verità», prosegue la responsabile mostre. Spazio dunque anche alla politica, intesa come servizio, grazie al messaggio di una figura sorprendentemente moderna come Alcide De Gasperi, piuttosto che al dramma, sempre attuale, della guerra con “1914. Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale”, che fotografa un istante in cui, pur nella diversità, i soldati si riconoscono fratelli perché seguono ciò che il cuore intravvede di buono; o a quello, senza tempo, della povertà e dei senza tetto con il Progetto Arca a fianco dei poveri, un affondo «sul bisogno degli altri per imparare a conoscere il nostro vero bisogno. Siamo tutti “frangibili”». Perché «è mettendo in gioco tutto quello che sono che arrivo a scoprire qual è il punto essenziale che mi permette di respirare, di vivere appieno, di vedere nelle cose non solo ciò che è legato esclusivamente alla mia misura, alla mia interpretazione o all’immagine che tutti tendiamo a farci di esse».

Quello delle mostre è «un vero e proprio lavoro», assicura Alessandra, un lavoro che «dura un anno e alle volte anche di più». Ed è bello perché «è fatto insieme, con il contributo di tutti, dal primo dei curatori all'ultimo dei volontari, che magari viene solo a scartavetrare l’angolo di un allestimento che nessuno poi vedrà; eppure anch’esso contribuisce a edificare la bellezza di qualcosa che ti rimanda oltre». È una «coralità necessaria, spesso faticosa, un lavoro che aiuta a raggiungere lo scopo anche se alle volte non sembra, ma è così». Un’opera meticolosa di ricostruzione dell’umano che ogni anno ha come orizzonte il mondo intero, l’amicizia tra i popoli, nonché un enorme valore culturale. Come conferma il contributo di mostre quali, per esempio, oltre alle già citate, quella su assenza e domanda nel “Barabba” di Pär Lagerkvist o Luxtenebra, promossa dalla Custodia di Terra Santa e dell’Associazione pro Terra Sancta, a cento anni dalla costruzione della Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor e della Basilica dell’Agonia al Getsemani, non solo per celebrarne l’immenso valore storico, archeologico e spirituale, ma sottolinearne l’attualità del messaggio.

Oppure ancora la riscoperta di uno dei più grandi artisti del ‘900, come è William Congdon, attraverso il suo “giro del Mondo” in quattordici opere per riscoprire che, parafrasando “al contrario” Saint-Exupéry, l’essenziale può essere visibile agli occhi. Come testimonia peraltro quasi simmetricamente il fotografo Curran Hatleberg con i suoi serpenti, alligatori e specchi d’acqua che raccontano gli Stati Uniti del sud, dalla Florida al Mississipi. «È un autore che dobbiamo ancora conoscere fino in fondo, ma siamo rimasti attratti da come lui, attraverso il suo obiettivo, vive il desiderio di guardare quello che c'è, oltre quello che vede». Sguardi che aiutano a conoscere, come quello, omaggiato a cent’anni dalla nascita, di Camilian Demetrescu, artista che ha conosciuto don Giussani, partecipando più volte al Meeting, soprattutto nei primi anni della manifestazione.

La mostra sui Giubilei, invece, «è una mostra storica, dove il visitatore si fa pellegrino e che ci racconta come sono nati questi gesti della Chiesa che accolgono il bisogno dell’uomo, di qualsiasi uomo che si mette in cammino, che si fa mendicante, per donare loro un abbraccio misericordioso che arriva fino a noi. Si parte dal 1300 per arrivare al Giubileo del 2025 che a tema ha la speranza. E a fianco della storia ci sono meravigliose immagini di arte contemporanea che aiutano a capire il legame con l’oggi», con l’attualità della ricerca dell’essenziale.

Una bellissima foto del nostro pianeta visto dallo spazio apre poi la mostra “Terra. Un’oasi nell’universo”. «Al Meeting non possono mancare le mostre scientifiche – prosegue Vitez – sia perché abbiamo sempre un grande team di scienziati sia perché rappresentano la frontiera dei temi di attualità; quest’anno abbiamo voluto guardare alla Terra partendo da lontano, dalla formazione dell’universo, per arrivare all’inizio della vita, fino all’uomo. Perché ci interessa sempre sottolineare come, più lo studio scientifico procede, e più si apre la finestra sul mistero, sul perché ultimo di tutto questo». L’io e il cosmo, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande.

L'attenzione dei visitatori (Foto Meeting Rimini)

«Ciò che quest’anno mi colpisce più di tutto – conclude Vitez, che di Meeting lavorando sulle mostre ne ha già vissuti una ventina – è come in ogni allestimento ritornino temi quali la coscienza, l’esigenza di compimento e la domanda sulla vocazione. È come un grande mosaico di “umanità dell'uomo”, perché tutto ha a che fare con l’umano. È un cammino umano attraverso fatti, circostanze e volti, in cui ogni “pezzo” ci chiede il perché. Non solo “perché sia accaduta la tal cosa o la tal altra”, ma “perché mi trovo in questo tratto di cammino?” o “perché ho incontrato questo volto?” e “cosa mi dice, che cosa mi suggerisce?”. Ecco, tutto questo – che io chiamo “cammino umano” – è ciò che ci porta l'essenziale». E aggiunge una considerazione personale. «Se all’inizio del lavoro di quest’anno mi domandavo: “Ma con tutta questa ricchezza, come farò ad arrivare all'essenziale?”. Invece, mi sono accorta, che è proprio tutta questa ricchezza che ci permette di trovarci davanti a ciò che è essenziale. Io all’inizio pensavo di dover asciugare, togliere… e invece mi sono riscoperta a dover guardare ogni particolare per poter arrivare all’essenziale, che non rimane un concetto o un bel discorso ma prende forma nell’esperienza personale e di questo sono molto grata».

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Con un nota bene finale. «Ne parlavamo proprio a uno degli ultimi incontri con alcuni curatori di una mostra: la vera scoperta sarà il Meeting. Noi infatti abbiamo lavorato tutto l'anno e abbiamo intravisto che questo essenziale è una cosa estremamente interessante che ci attrae, ma sarà durante i giorni di Rimini che vedremo che cosa di nuovo accadrà. Perché abbiamo bisogno di quella settimana e degli incontri con i tanti visitatori e ospiti per poter fare esperienza di ciò che finora abbiamo solamente intravisto».