Un momento di studio in convivenza.

ROMA Un giorno di studio che vale tutta la vita

Novanta ragazzi e dodici prof in convivenza a Genazzano per preparare la maturità. I ripassi,
gli incontri e una scoperta che va oltre l'esame...

Shanali è induista. Frequenta l’ultimo anno del liceo scientifico. Mancano pochi giorni all’esame di maturità e accetta l’invito della sua prof di Filosofia: tre giorni di convivenza studio a Genazzano. Accetta e parte insieme ad altri otto compagni di classe. La sera del primo giorno, dopo dieci ore di lezioni e studio intenso, si avvicina alla sua prof e le confida di non essersi mai sentita così viva. «La differenza tra questo posto e la scuola», le dice, «non è solo che qui ti spiegano meglio le cose. È che finalmente io ci sono con tutta me stessa». Poi aggiunge: «Un giorno qui è valso più di diciannove anni della mia vita».
La convivenza maturandi a Genazzano, che si è svolta dal 17 al 19 giugno, era aperta a tutti gli studenti di Roma e del Lazio. Insieme a Shanali c’erano altri novanta ragazzi. Che cosa si aspettavano? Cosa si può trovare nello studio oltre alle materie da studiare in fretta e rigurgitare all’esame? Chi ha accettato l’invito non sospettava che cosa sarebbe accaduto. Tantomeno se lo aspettavano i 12 insegnanti che hanno organizzato la convivenza, insieme ai ragazzi del Clu e ai 10 giessini che hanno invitato i loro amici. I ragazzi hanno potuto riscoprire non solo le materie d’esame, ma che cosa hanno a che fare con loro quelle materie: cosa significa studiare senza dimenticare i propri desideri.
La sveglia alle 7.30, l’Angelus, l’intenso lavoro sui libri, la ripresa degli interrogativi nati dallo studio... sono stati l’occasione del sorgere di una domanda: che cosa rende possibile tutto ciò? Una domanda provocata dai fatti.
Per Paolo la scuola non era mai stata minimamente interessante, ma racconta di aver scoperto molte cose nuove, persino dell’odiata matematica, perché qualcuno si era messo al suo fianco: «Gustare la vita, anche la fatica dello studio, è possibile se non si è soli».
Per Daniele, giovane prof di latino e greco, la convivenza è stata un nuovo inizio: «La mia preoccupazione era preparare bene i ragazzi per l’esame, ma avevo l’impressione che le lezioni mancassero di qualcosa: quel qualcosa me lo ha fatto scoprire uno di loro, Carlo. Abbiamo passato una mezza mattinata a ricapitolare tutto Dante, che lui non aveva mai studiato. Quando gli ho spiegato che alla fine della Commedia il Sommo Poeta riconosce la propria immagine in uno dei tre cerchi della Trinità, mi ha sorprendentemente detto che questo fatto lo aveva già riscontrato, in negativo, in Pirandello, il quale non aveva mai potuto definire una propria identità. Ha poi detto che tutta la vita di Dante è una ricerca di sé, possibile grazie all’incontro con Beatrice. Quale sorpresa nel vedere che il vero successo della mia lezione stava nel paragone con la propria esperienza. Mi rendo conto che per meno di questa scoperta di sé non vale la pena studiare, né insegnare».
Marta durante la convivenza segue una lezione di Roberto, dottorando di Fisica, e gli scrive: «Mi ha stupita la semplicità del tuo modo di fare Fisica. Come si fa ad avere uno sguardo così semplice da cogliere l’impercettibile che c’è nel reale? Grazie perché questi sono stati i giorni più belli della mia vita». Roberto le risponde: «La convivenza potrebbe sembrare un semplice corso di studio. Ma per te non è stato così. Hai colto qualcosa di nascosto tra le pieghe dei gesti di ogni giorno. Segno che quanto a “cogliere l’impercettibile nel reale” tu hai tutti gli elementi che ho io, se non di più».
Un giovane prof di matematica, dichiaratamente ateo e per cui era assurdo proporre giornate di studio a così tanti ragazzi, ha accettato di venire alla convivenza per l’amicizia nata con alcuni colleghi. A metà del primo giorno dice agli altri insegnanti: «Non potevo neanche immaginarmi una tale sete di conoscenza in studenti liceali, che stimola me ad avere questa stessa sete». Il mattino dopo torna a scuola e racconta come un fiume in piena ai colleghi quello che ha visto. Poi chiama Benedetta, una sua alunna malata di epilessia che per una crisi era dovuta tornare a casa dalla convivenza: «Domani torniamo su, ti passo a prendere io».
Star di fronte a questi fatti, che nessuno ha programmato, ci ha costretto a chiederci: “Chi fa tutto questo?”
Al ritorno dalla tre giorni, l’avventura è continuata. Il modo di studiare vissuto in convivenza ha contagiato anche quelli che non c’erano. Tra questi Davide, che studiando matematica in sede di Cl, si trova davanti la gigantografia di un prete e chiede chi è, costringendo Luigi a raccontare di sé. In un dialogo da cui scaturisce, improvviso e accolto, l’invito al meeting.
Diceva Sant’ Agostino: In manibus codices, in oculis facta. L’imponenza delle cose viste ci costringe a fare tutto il percorso della nostra ragione, fino alla certezza che Lui opera nella nostra vita come l’unico che ci riempie il cuore. Ce lo conferma l’sms spedito da Serena a due giorni dal ritorno da Genazzano: «Il mio esame l’ho già superato. L’unica cosa che spero è di continuare questo percorso con voi!».
Luigi Regoliosi, Marco Ferrari, Emanuele Dottori, Cinetta D’Antrassi, Marina Ferrante, Roma