PARAGUAY Quando la scuola rinasce
Oltre 150 insegnanti del Paraguay, ma non solo, si incontrano per un seminario sul "Rischio educativo". Perché per risolvere i problemi in classe c'è solo una formula: «Prendere sul serio la vita»Cinque anni e mezzo fa, quando sono stata ad Asunción la prima volta, c’era una scuoletta di poche decine di bambini, per l’esattezza 53, dalla materna alla quinta elementare, situata in una graziosa villetta presa in affitto. Era nata come scuola dell’infanzia da alcune famiglie di Comunione e Liberazione che, iniziando l’avventura scolastica con i primi figli, desideravano un luogo che potesse essere davvero educativo. La mano imprenditoriale che ha trasformato la scuoletta in un istituto scolastico di tutto rispetto con un ciclo completo di studi (ora manca solo l’ultimo anno delle superiori, gli alunni sono oltre 250 e una trentina i dipendenti) è stata quella di Giovanna Tagliabue, brianzola doc, in Paraguay da 23 anni e coinvolta con la scuola, come rettore, da più di dieci.
La costruzione della Scuola “Santa Caterina da Siena”, per gli amici Santa KA, iniziata cinque anni fa e gradualmente completata durante le vacanze estive di ogni anno, con il contributo di tanti sostenitori, è diventata un punto di riferimento del quartiere Lambarè che le si è progressivamente sviluppato intorno.
Oltre alle aule scolastiche non mancano ampi spazi a servizio dei ragazzi e dei genitori: una biblioteca, con soppalco per lo studio dei più grandi, un’ampia terrazza che favorisce momenti di convivenza, campi da gioco, un salone per la danza con un parquet da far invidia e un’aula magna che è stata teatro dall’ 8 al 10 aprile di un’interessante iniziativa.
La scuola Santa Caterina si è fatta promotrice, insieme all’Università Cattolica Nuestra Senora de la Asunción, del seminario “Educar es un riesgo. El renacer de la escuela”, cui hanno partecipato più di 150 insegnanti di varie scuole del Paraguay e cinque provenienti dalla vicina, si fa per dire, Santiago.
Non è un’iniziativa isolata, fa parte di un percorso con cui al Santa Ka viene curata la formazione dei docenti nell’approfondimento dell’identità culturale che origina la scuola, un percorso che si è sviluppato grazie agli strumenti che si è dato.
Nell’appartenenza, infatti, alla rete delle scuole della CdO opere educative e in particolare nel gemellaggio con l’istituto Tirinnanzi di Legnano, il professor Eugenio Pagani, già preside della Scuola Media Kolbe, sostiene il corpo Docente nel fondamentale compito di formazione: un soggiorno ad Asunción di due-tre settimane all’anno per accompagnare l’approfondimento e la verifica della proposta educativa, frequenti scambi via mail di documenti, materiali, consigli, infine lo stage in scuole italiane di due o tre insegnanti della stessa Santa Ka per un periodo di circa tre settimane ogni anno scolastico.
Il seminario basato sul Rischio educativo di don Giussani è stato strutturato in cinque sessioni presentando l’educazione come il processo attraverso il quale la persona diventa cosciente del valore della sua esistenza e dei bisogni che definiscono la sua umanità: il bisogno di significato, di bellezza, di verità, di felicità. Ha trattato le tematiche del vincolo con la tradizione, il rapporto con il maestro, la verifica personale dell’educando e la libertà, tutti fattori originali e imprescindibili dell’evento educativo.
Desiderando coinvolgere gli insegnanti in un’esperienza, i relatori hanno strutturato il corso con una serie di strumenti ( testimonianze significative, immagini artistiche, brani musicali, testi letterari, film ) con lo scopo di coinvolgere i partecipanti in un’ attività costruttiva basata sulla riflessione critica dell’esperienza professionale e umana.
E il coinvolgimento non è certo mancato, come risulta evidente anche da alcuni commenti tratti dai questionari finali di valutazione del corso:
«È la prima volta che assisto ad un congresso di questo tipo: mi ha sorpreso nell’impostazione. È stato affascinante scoprire che ci si può qualificare non solo organizzando e portando a termine il proprio programma, ma affrontando ogni aspetto della conoscenza e accettando coloro che gli stanno attorno (l’umano)».
«Tutti i punti e i temi affrontati hanno presentato per me delle novità perché hanno mirato esattamente alle necessità concrete del maestro ricercandone la realizzazione. Generalmente si pensa principalmente all’alunno, quando in realtà è il maestro che, se non è guardato per primo per quello che è, non può introdurre il ragazzo nella realtà, né prenderlo sul serio come persona».
«Non ci sono state date formule per risolvere i problemi che incontriamo in classe, ma è stata una sfida a prendere sul serio la nostra vita».
«Quello che mi ha maggiormente impressionato è stato vedere queste persone che vengono da lontano interessarsi a noi e venire qui (apparentemente l’ultimo angolo della terra) a mostrarci che è possibile vivere con questa libertà e che tutti i nostri desideri hanno una risposta. E questo può accadere perché loro l’hanno già sperimentato. Se è accaduto a loro potrà accadere anche a me. Mi hanno colpito i loro volti: si vede che hanno già compiuto un cammino che io intuisco essere vero e che desidero anche per me. Li ringrazio per averci mostrato la bellezza, che è il mezzo con il quale possiamo incontrare la Bellezza».
«È stata una novità ammirare e considerare la bellezza (pittura, musica...) come una dimensione da portare in ogni materia di insegnamento».
«Prenderò Il rischio educativo per leggerlo con calma».
«Sono state relazioni basate sull’esperienza, non su teorie pedagogiche. Un lavoro valido, in cui ha trovato riscontro la nostra umanità e si sono approfonditi i motivi del nostro essere educatori».
Sorprendente per gli stessi relatori, Eugenio Pagani, Ivan Ferrari, Luisa Cogo, il rendersi conto che la novità, che si può comunicare e che smuove altri, nasce dall’aver preso sul serio e nell’essere andati dietro, nelle pieghe del proprio compito di ogni giorno, a quell’incontro affascinante con la persona di don Giussani, la cui proposta continua a parlare e a commuovere il cuore degli uomini. Anche di chi non ha mai sentito parlare di lui.