DIESSE Il prof va a Bottega
Non è un corso d'aggiornamento. Ma insegnanti che si mettono insieme per imparare metodi e contenuti. Scienze, storia, matematica, arte... Per ogni materia, racconteremo un esperimento che sfida la "capacità di apprendimento". Di chi è in cattedra«Sa chi può insegnare? Chi cerca in continuazione. Chi ha qualcosa da imparare». Per Rosario Mazzeo, preside dell’istituto "L’Aurora-Bachelet" di Cernusco sul Naviglio (Milano), è questo il cuore della sua professione. E dell’esperimento che, insieme a diversi amici di Diesse (Didattica e innovazione scolastica, l’associazione che raggruppa insegnanti da tutta Italia), ha lanciato qualche mese fa: le “Botteghe dell’Insegnare”. Se ne parla nell’ultimo numero dei quaderni Libertà di educazione, che pubblica le relazioni della Convention Diesse dello scorso ottobre, oltre ai materiali nati nel lavoro del convegno. Anche in vista di nuove puntate su Tracce.it, in cui presenteremo di volta in volta le Botteghe dedicate alle singole materie, abbiamo chiesto a Mazzeo, direttore della collana, di spiegarci in cosa consistono.
Com’è nata l’idea delle “Botteghe dell’Insegnare”?
Durante lo scorso anno, soprattutto dopo il corso per insegnanti coordinato da Eddo Rigotti, è maturata l’esigenza di mettersi insieme ad imparare. Come nelle botteghe, dove un maestro insegnava agli apprendisti come fare un vaso o una sedia. In realtà, questa è sempre stata la natura di Diesse.
In che senso?
L’associazione è nata proprio per offrire una compagnia nel lavoro, come aiuto tra insegnanti. Quindi le Botteghe non sono altro che la forma espressiva di Diesse, il paradigma di quella tensione associativa. Dove in ballo c’è molto più che un corso di aggiornamento: si tratta di persone che, con un’ipotesi comune da verificare, iniziano un cammino di condivisione del sapere.
Come si strutturano le Botteghe?
Come dei momenti di lavoro tra insegnanti sui contenuti e i metodi delle loro discipline. Tra le Botteghe già partite: scienze, scrittura, matematica, arte e persino sport. Possono prendere la forma di incontri, con un relatore, alcuni interventi, gli avvisi... Ci si raduna attorno ad un maestro, qualcuno con più esperienza. Non l’esperto di turno, come avviene di solito nei corsi: mettendo in comune ciò che si sa, può capitare d’imparare anche dall’ultimo arrivato.
È quel che si legge nell’editoriale di Libertà di educazione: nessuno è un’isola...
Certo, perché insegnare è compartecipare un’esperienza. Coi colleghi e con gli alunni: quando siamo in classe, infatti, non siamo lì per i ragazzi, ma con i ragazzi. Impariamo anche noi insieme a loro. Come spiega Giancarlo Cesana, in un’intervista pubblicata su questo numero, il punto non è trasmettere regole o contenuti, ma educare insegnando. Per questo, in quella palude che spesso è la scuola, le Botteghe sono un’offerta di dialogo aperta a tutti. Così, come è successo a me, può capitare che uno rimanga colpito e ti chieda: «Ma queste cose dove le hai imparate?».