Uno dei finalisti durante la premiazione.

ASSOCIAZIONE GROSSMAN La poesia? Tutta questione di cuore

La poesia entra in classe. Più di 800 studenti delle scuole medie lombarde hanno partecipato alla terza edizione del concorso di poesia “Raffaella Vallieri”, che si è concluso il 15 maggio con la premiazione dei vincitori
Linda Stroppa

Gregorio parla al microfono dell’Aula Magna dell’Università Cattolica. È il suo turno. Dietro a lui è schierata la giuria. Si presenta con voce emozionata. Comprensibile per i suoi dodici anni. «Non è male vincere un concorso di poesia», pensa tra sé. Gregorio è il primo classificato per la categoria haiku (componimento giapponese poetico di soli tre versi), della terza edizione del premio “Raffaella Vellieri”, promosso dall’Associazione culturale Grossman di Milano.
Al concorso, intitolato all’insegnante di lettere della scuola media Tommaso Moro di Milano, scomparsa nel 2006, hanno partecipato 860 studenti provenienti dalle scuole medie di tutta la Lombardia.
«Siamo partiti dalla nostra esperienza a scuola», ha spiegato Maria Rosa Bianchi, direttrice dell’Associazione Grossman. «Guardare la realtà e leggere testi poetici può suggerire, anche ai più piccoli, parole e immagini che si desidera mettere su un foglio. Il concorso è un modo per permettere ai ragazzi di esprimere ciò che pensano o provano con grande libertà, ma in una forma codificata». Ecco allora le regole della prova, che ha previsto che i componimenti fossero scritti in quattro forme poetiche: dalla popolare filastrocca alla più complessa ottava, si poteva anche scrivere un sonetto oppure cimentarsi, come ha fatto Gregorio, con il meno conosciuto haiku.
«E i risultati sono stati sorprendenti», ha commentato il presidente della giuria, Alberto Brasioli. «I ragazzi sono capaci di slanci davvero notevoli. Hanno espresso la corrispondenza tra la realtà e il proprio io ricco di domande».
Così, per esempio Gregorio ha scritto La paterna dimora:

Il mio rifugio
è l’intercapedine
nell’ordinario.


«Intercapedine: un buco, un passaggio in cui posso entrare per uscire dall’ordinario di tutti i giorni», ha spiegato il ragazzo. Un passaggio che avviene proprio attraverso la poesia, come ha chiarito un altro partecipante: «Apparentemente quando leggiamo siamo fermi e fissi, guardando un foglio altrettanto immobile. Ma la potenza della poesia è enorme: scorrendo le parole sulla pagina, accompagnato dalla musica dei versi riesce a viaggiare. Partire per dare al mondo uno sguardo con gli occhi di un altro».
«È incredibile ciò che viene descritto», ha ammesso la giuria, «la bellezza di alcune poesie eccede ciò che i piccoli compositori erano consapevoli di dire».
Intervallate da momenti musicali, i testi sono stati letti al pubblico da Paolo Quinzi e Laura Vallieri. E ascoltando, si scopre che gli alunni stranieri, provocati dal tema del concorso “That’s where my heart is turning ever - È là che il mio cuore torna sempre”, hanno dedicato versi commoventi alla propria terra di origine.
C’è chi scrive in inglese, chi in spagnolo. Chi racconta del terremoto di Haiti, chi dà voce ai ricordi d’infanzia e chi preferisce descrivere luoghi rimasti nella propria immaginazione.
Così Alessandro che ha raccontato dell’incontro con la sua famiglia in Cile:

Finalmente ho trovato un vero affetto
ho trovato un mondo di meraviglie
inoltre ho trovato un sicuro tetto
e come un cavallo senza le briglie
“quanta felicità, che gioia!” ho detto


Oppure Elena, che ha confessato in inglese:

My heart is always
Where it finds the right key
So to open it

(Il mio cuore è sempre/dove trova la chiave giusta/ per aprirsi).

«I ragazzi hanno scoperto che il linguaggio poetico non è così lontano e difficile come credevano», ha spiegato la direttrice dell’Associazione Grossman. «La poesia, al contrario, è diventata lo strumento necessario per esprimere domande e sentimenti nati dall’incontro con la realtà».
Alla fine della premiazione, tra gli applausi dei genitori e della giuria, Gregorio e gli altri hanno ringraziato i loro insegnanti «per aver fatto uscire quello che restava non detto». Perché è là che il nostro cuore torna sempre.