L'incontro con Mariella Carlotti su <em>L’annuncio a Maria</em>.

LA TRACCIA Quel tremore del cuore a fine serata

Nella Bergamasca, una scuola in festa. Tra incontri e spettacoli, il racconto di Angela: ridestata da un amico, ha cambiato il modo di guardare questi giorni. «Così posso davvero dire di aver festeggiato»

Dal 27 maggio al 6 giugno si è svolta la decima edizione della festa della Traccia, centro scolastico polifunzionale di Calcinate (Bg). «Sta succedendo qualcosa. Qualcosa di così grande che tremo continuamente davanti alle cose»: questo era il titolo della festa, che per dieci giorni ha visto alternarsi incontri, spettacoli e serate culinarie. Ecco il racconto di Angela, una studentessa del liceo:

«Ogni anno riaccade. I tendoni bianchi. I tavoli di legno. Le mostre. Le magliette arancio. Le costine. Le cantate. È sempre una bellezza. È sempre una grandezza. Così passano i primi tre giorni di festa. Con addosso questo sentore di contentezza, forse un po’ abitudinale o forse perché davvero c’è quella vecchia compagna irriverente che ora torna a scuola per servire piatti fumanti ai tavoli. Ma, nel pomeriggio d’una domenica, può capitare che un amico si sieda accanto a te e ti racconti che la cresima di suo cugino, la mattina, è stata davvero bella, più bella rispetto al luogo più caro: la festa. Si parla a lungo. Ma stiamo vivendo davvero questi giorni? No. Si sta vivendo per un di meno, ci si accontenta di poco. Allora, sta bene: ci incontriamo ogni sera, cinque minuti, per raccontarci il bello e il buono visto durante la giornata. Per l’ennesima volta risvegliata e lanciata con forza nella realtà. Bella sveglia, attenta e tesa: bisogna gustare ogni attimo dei festeggiamenti per poterli raccontare ad un volto amico. Cinque minuti che aumentano giorno dopo giorno. Perché un cuore assetato chiede sempre di più. Così, ci si accorge degli amici, degli incontri, delle mostre. E quando gente, spesso sconosciuta, ti chiede di spiegare la mostra di teatro, non la schivi con una scusa, ma dici sì, accorgendoti poi che è il modo più bello per approfondire la tua esperienza, il tuo essere cresciuta in un luogo così caro. E capita che ti ringrazino, o che desiderino offrirti una birra. E quando ti ritrovi tra le vie di Firenze, costruite dai ragazzi delle medie, ed ascolti una tra quelli che, per uno stupore nato in classe, recita l’intero primo canto dell’Inferno della Commedia, rimani stupita e le chiedi di raccontarsi un po’. E capita di scoprire che siamo fatte della stessa pasta. E poi Mariella Carlotti che presenta L’annuncio a Maria parlando di sé. E poi la commozione di mia madre di fronte a lei. E poi le cantate a fine serata. E poi. E poi raccontare tutto questo a quell’amico: cinque minuti che guardano la festa, ma che poco dopo hanno guardato anche la scuola e la famiglia. Un’amicizia che ha toccato ogni angolo del quotidiano. Sì, ho davvero riguadagnato tutto. Così, posso davvero dire di aver festeggiato. Perché, come suggeriva il titolo di questa grande festa, sta succedendo qualcosa. Qualcosa di così grande che tremo continuamente davanti alle cose. E posso assicurare: continuo a tremare davanti a ciò accade in questi giorni, giorni di vacanza. Così, faccio le prove del coro. Così, che mi commuovo imparando Foi Deus. Così, apparecchio la tavola. Così, leggo un buon libro. Così, ora, scrivo».