Un momento dell'inaugurazione.

Alla ricerca del bandolo dello studio (e della vita)

Centoventi studenti, quaranta volontari ed una nuova sede. A Portofranco riparte la sfida: per imparare a studiare occorre ritrovare il gusto del vivere. Come hanno raccontato all'inaugurazione Alberto Bonfanti e Mariella Carlotti
Gianni Mereghetti

Dal 14 gennaio Portofranco ad Abbiategrasso ha una nuova sede, completamente rinnovata. A presentarla al pubblico sono stati invitati Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco, e Mariella Carlotti, professoressa di Lettere di un istituto professionale di Firenze.
Un gesto semplice, per valorizzare una presenza che, iniziata nel 2007, è cresciuta negli anni, imponendosi per la determinazione a condividere il bisogno degli studenti di trovare il bandolo della matassa dello studio e della vita.
Ad Abbiategrasso Portofranco assiste 120 studenti l'anno, aiutati nello studio da una quarantina di volontari. Queste le cifre che hanno portato l'Asl di Milano a contribuire all'ammodernamento dei locali, dove l'impegno dei volontari può essere un aiuto significativo anche nel campo della prevenzione dalle dipendenze.
Durante l'inaugurazione Bonfanti e Carlotti, hanno raccontato la loro esperienza educativa. Il presidente dell'associazione ha raccontato l'origine e lo sviluppo di Portofranco, mostrando come dentro ogni condizione ciò che vale è uno sguardo umano. È incontrando persone per le quali si vale perché si è e non per ciò che si fa, che l'umano rifiorisce. È per un abbraccio che un ragazzo ricomincia a studiare e a gustare la vita. Mariella Carlotti ha parlato del rapporto con gli studenti della sua scuola professionale, testimoniando che la questione seria per ogni docente è puntare sulla libertà di ogni ragazzo o ragazza che si ha davanti. È solo uno sguardo positivo che può dare ad un giovane quella stima di sé da cui partire per andare all'attacco della realtà.
L'apertura della nuova sede di Portofranco non poteva essere più significativa: uno spazio più grande e confortevole rappresenta una condizione favorevole, ma non sufficiente. Quello che testimonia l'esperienza di questi anni e a cui hanno rimandato gli interventi di Bonfanti e della Carlotti è la decisività dell'io, è l'importanza determinante che ha il soggetto nell'avventura educativa. Questo è ciò che documenta Portofranco: che quando un io si muove per la sovrabbondanza che porta con sé, tocca l'umano e lo fa rifiorire. I tanti ragazzi che hanno incontrato uno sguardo così sono la testimonianza vivente dell'efficacia di questo metodo, perché imparare a studiare coincide con il ritrovare il gusto di vivere. Una nuova sede è un'avventura appassionante perché in gioco, più dell'arredamento di nuovi locali, c'è la dilatazione dello sguardo di simpatia totale che un insegnante ha trovato innanzitutto per sé.