Una lezione dello scorso anno.

Metti il cuore a tu per tu con Foscolo

Milleottocento ragazzi e duecento professori a Firenze. Tre giorni di lezioni, incontri e laboratori in compagnia del poeta neoclassico al di là di schemi e analisi. Per sviluppare «la prima competenza, che spesso la scuola trascura»
Pietro Bongiolatti

Come è possibile che più di duemila tra studenti e professori si trovino tre giorni a Firenze per studiare Foscolo? È un autore letto tutti i giorni a scuola, spesso con un sottofondo di sbuffi e commenti dai toni inequivocabili, eppure dal 23 al 25 febbraio i Colloqui Fiorentini sono sold-out: non sono bastati i duecento posti in più dell’anno scorso, e saranno altrettanti i ragazzi che non parteciperanno per limiti di numero. Da undici anni nella città toscana si radunano studenti da tutta Italia per incontrare un grande della letteratura italiana attraverso lezioni di professori universitari e workshop. Secondo Gilberto Baroni, presidente di Diesse Firenze, professore di Italiano e tra gli organizzatori, il segreto sta nel metodo: «Valorizziamo una capacità che è di tutti i ragazzi, ma che la scuola spesso trascura: il cuore».

Spiega Baroni: «Come titolo quest’anno abbiamo scelto “Tu passeggerai sovra le stelle”. Con questa frase Foscolo esprime la statura per cui l’uomo si sente fatto, ma subito dopo la nega, dicendo: “e ti illudi”. È come se la ragione illuministica in cui il poeta è immerso non voglia riconoscere quella tensione. Eppure non riesce a soffocarla. Foscolo è il campione di questo scontro. La novità dei Colloqui sta tutta qui: lo studente e l’insegnate sono invitati a confrontarsi personalmente con l'autore che hanno davanti». Ma non c’è il rischio di generare una carambola di interpretazioni? «No, con questo metodo ciò che si svela è la dinamica del cuore dell’uomo, che è oggettiva e accessibile a tutti».

Per farlo non bastano tre giorni, infatti i Colloqui non si propongono come una felice parentesi all’interno dell’anno scolastico. Per verificare l’attendibilità di questo metodo i partecipanti sono invitati a fare un percorso nelle loro classi. I ragazzi vengono divisi in gruppi, ognuno dei quali presenta una tesina da esporre a Firenze, che verrà giudicata e premiata da una giuria di professori universitari. L’elenco dei vincitori degli anni passati sembra dare ragione a Baroni: i vincitori non sono solo quelli che ci si aspetta. Tutti possono cogliere questa dinamica, non è una prerogativa dei licei: «Vincono anche gli istituti tecnici o professionali, non ci sono cuori di serie B. Forse gli strumenti analitici sono meno raffinati, ma si capisce se il confronto con l’autore è leale e sincero. Alcune tesine sono trattati perfetti ma asettici. Quando invece ci sono frasi come “non mi ero mai accorto che” o “ho scoperto che”, sono il segno di un altro tipo di lavoro, dentro il quale le capacità analitiche poi sono utilissime. Vince chi usa quegli strumenti per andare a fondo nella conoscenza personale dell’autore. Però senza quella competenza primaria che è il cuore, non funzionano».

Per aiutarsi in questo tipo di lavoro da quest’anno è nato un Comitato Didattico: alcuni giovani professori di tutta Italia, dopo essersi conosciuti ai Colloqui, hanno deciso di tenersi in contatto. Durante tutto l’anno si sono confrontati, coinvolgendo altri colleghi; fino ad organizzare incontri pubblici in tutto lo stivale. Da Milano a Bari, e poi Imola, Bologna e Sessa Arunca, è stato messo alla prova una volta di più il metodo scoperto a Firenze.

Tutto quindi è pronto: ci saranno i centoventi ragazzi dell’istituto per il turismo “Marco Polo” di Firenze, per gestire l’accoglienza, l’assistenza e la segreteria congressuale. La manifestazione quest’anno ha anche ottenuto l’adesione del Presidente della Repubblica e nei tre giorni dei Colloqui Fiorentini passeranno dal Palazzo dei Congressi di Firenze anche Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione e forse il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Ci sarà anche Alessandro D’Avenia, professore e scrittore. È stato invitato come relatore, poi «Ha colto una certa consonanza nel modo di intendere l’insegnamento, per questo ha iscritto una sua classe e parteciperà ai lavori dall’inizio alla fine», racconta Baroni: «Per noi i colloqui non sono una scuola diversa da quella di tutti i giorni: lo scopo è sempre affinare la nostra competenza primaria». Il cuore, appunto.