Diventare insegnanti: dall’emergenza al metodo

Un documento della Compagnia delle Opere sull'abilitazione e il reclutamento dei docenti. Che fissa alcune priorità per la riforma del mondo scolastico: dare agli istituti maggiore libertà nella scelta dei prof, puntare sul merito e non sull'età

INTRO
Si annuncia un autunno decisivo per il mondo della scuola: il governo presieduto da Mario Monti ha giustamente messo in agenda due delle questioni decisive su cui si gioca il futuro della scuola, mettendole tra le priorità della sua attuale programmazione: l’abilitazione degli insegnanti e il loro reclutamento.

ABILITAZIONE
Incominciamo dalla prima, partendo innanzitutto dalle migliaia di giovani che quest’estate hanno superato il test preselettivo per l’accesso ai TFA (Tirocini Formativi Attivi): essi saranno chiamati a sostenere due ulteriori prove (una scritta e una orale, questa volta gestite dalle singole università) al termine delle quali potranno finalmente iniziare il vero e proprio percorso di formazione che li condurrà all’abilitazione all’insegnamento al termine dell’anno scolastico 2012-2013. Questo procedimento è stato finalmente avviato dopo numerose battute d’arresto (ricordiamo che le vecchie SSIS, le Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario hanno chiuso i battenti nell’ormai lontano 2008) ed è fondamentale che, nonostante i tanti errori ed incidenti di percorso, talvolta anche gravi (si pensi al contenuto dei quiz d’ingresso, troppo spesso assurdi ed ingannevoli), il primo ciclo di formazione degli insegnanti attraverso i Tirocini giunga in porto. Allo stesso modo è importante che il Ministero predisponga per tempo (e con maggior attenzione e trasparenza di quanto fatto finora!) le procedure e i contenuti delle prove per dare avvio ad un secondo ciclo di TFA, nel più breve tempo possibile.

Un passo importante che è stato segnato con l’avvio dei TFA è la separazione tra l’abilitazione e il reclutamento, sganciando quel micidiale meccanismo che ha formato con gli anni le graduatorie ora a esaurimento. Dentro questo positivo percorso che deve permettere un ricambio nella nostra scuola, favorendo l’ingresso di insegnanti giovani, motivati e preparati, si possono apportare dei correttivi, anche nel breve periodo, in modo da passare da una fase “di emergenza” ad una fase “a regime”, costruendo un TFA degno di questa grande nazione che è l’Italia. Per questo alcune indicazioni:
1. Criterio di ragionevolezza nella preparazione dei futuri test d’ingresso a partire dal prossimo TFA (anno accademico 2012/13): la scelta della modalità del quiz a risposta multipla è obbligata per l’alto numero di partecipanti, ma anche nel predisporre tale tipo di prova occorre non ridurre il metro di valutazione a uno sfrenato nozionismo fine a se stesso, controllandone la ragionevolezza in rapporto al percorso formativo degli studenti, nonché la correttezza dei quesiti proposti. La prima prova per l’accesso al TFA non deve essere un’ecatombe ma una semplice scrematura, in modo da valutare le capacità e le attitudini (lo ribadiamo, non unicamente le nozioni!) dei singoli candidati attraverso le due prove successive. Nel frattempo è importante dare seguito agli annunci del Ministro Profumo con l’attivazione del TFA speciale per gli abilitandi con tre anni di insegnamento (540 giorni), che potrebbe quindi affiancarsi, almeno come tempistiche, a quello ordinario la cui procedura è attualmente in corso.

2. Nel lungo periodo si potrebbe ipotizzare di eliminare il test preliminare; esso costituisce una modalità necessaria per gestire una fase “emergenziale”, ma con la messa “a regime” del TFA e numeri di partecipanti più ridotti si potrebbe passare direttamente alle prove scritte ed orali gestite dalle università che meglio si prestano per selezionare i giovani più motivati e meritevoli con la passione e le capacità per l’insegnamento. Il percorso di formazione iniziale degli insegnanti, infatti, è finalizzato a “qualificare e valorizzare la funzione docente” (Art. 2, co. 1, DM 249/2010), e le prove, che sono l’inizio di questo percorso, non possono non tenere conto della specificità del ruolo e della funzione dell’insegnamento. Solo così questo primo step potrà selezionare i giovani che veramente hanno il desiderio e la passione per imparare ad insegnare.
Analogamente, per il TFA a regime sarebbe opportuno sganciare la programmazione degli accessi dal fabbisogno di posti d’insegnamento, legandola esclusivamente alla valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario.

RECLUTAMENTO
Per quanto riguarda invece il sistema di reclutamento degli insegnanti, il ministro Profumo, in base alla normativa vigente, ha annunciato per quest’anno l’avvio di una procedura concorsuale per assumere il 50% dei posti disponibili nelle scuole (il restante 50% avverrà attingendo alle graduatorie ad esaurimento): si tratta di un fatto notevole (non accadeva dal 1999) che coinvolgerà migliaia di persone per un totale di 11.892 cattedre assegnate tramite concorso. Se, quindi, il ritorno ad una procedura che provi a valutare il merito delle persone (e non solo l’anzianità di servizio) è di per sé un fatto positivo, il sistema del reclutamento del corpo docente tramite concorso ha dimostrato, nella storia, di non essere quello più efficace. Pertanto:
1. Nel medio-lungo periodo è necessario riformare in profondità il nostro sistema di reclutamento, prendendo spunto dalle migliori esperienze già in atto a livello europeo: è sempre più urgente che lo statalismo e il centralismo cedano il passo all’autonomia e alla responsabilità di altri soggetti più vicini e attenti alle esigenze dei cittadini, permettendo agli istituti scolastici, anche collegati in rete, maggiore libertà di scelta e di selezione dei loro docenti; allo stesso modo è indispensabile un ripensamento dello status giuridico degli insegnanti, che non devono più essere considerati come dei funzionari/burocrati statali ma come maestri e liberi professionisti, valorizzandone impegno, merito e passione. Occorre passare da una visione di uniformità e di (inefficace ed inefficiente) dirigismo statale ad una di differenziazione e di libertà.

2. Il ministro Profumo, nell’annunciare l’imminente concorso, ha dichiarato che è giunto a tale decisione “per favorire l'ingresso nella scuola di insegnanti giovani, capaci e meritevoli”: in un Paese dove abbiamo quasi il 60% di docenti ultracinquantenni nelle scuole superiori e l’assenza (solo lo 0,5%) di docenti con meno di 30 anni, l’intento del ministro di favorire un ricambio generazionale non è solo positivo ma è encomiabile e va incoraggiato e sostenuto. Ma perché queste dichiarazioni non rimangano solo sulla carta, è necessario consentire a coloro i quali stanno attualmente affrontando le prove selettive per i TFA e coloro che parteciperanno ai TFA speciali l’acceso, con riserva, alle prove concorsuali. Perché infatti “limitare la competizione” escludendo proprio i soggetti più giovani e che potrebbero risultare (almeno alcuni tra essi) anche tra i più capaci e meritevoli? Proprio non se ne vede il motivo. Oltre a questo, è necessario rivedere fin da subito i criteri per la valutazione dei titoli, ponendo l'accento sull'esito delle prove e dando minor peso al criterio dell'anzianità di servizio, (che, non dimentichiamocene, rimane comunque il “criterio guida” delle graduatorie ad esaurimento, ossia quello per assegnare la metà del totale dei posti disponibili).


CONCLUSIONE
Quello che c’è in gioco in queste vicende non è (appena) il destino lavorativo e professionale di migliaia di persone, ma la possibilità che i nostri ragazzi abbiano di fronte a sé, accanto a docenti con esperienza e maturità, insegnanti giovani, preparati, motivati e appassionati, introducendo così un equilibrio generazionale che ci avvicini agli altri Paesi europei: solo così la scuola italiana potrà tornare ad essere un luogo di educazione alla libertà e non essere più considerata come un semplice ammortizzatore sociale.
Per questi motivi, nell’attuale situazione di emergenza, queste sono alcune priorità su cui ci impegniamo fin da subito a collaborare con il ministero e con tutti i soggetti in campo: nel fare questo lavoro ci auguriamo che tutte le parti coinvolte siano disponibili ad un confronto sui contenuti, che miri alla sostanza delle vicende e lasci da parte inutili polemiche, per trovare soluzioni che vadano nella direzione dell'educazione e della libertà. Per il futuro di una generazione. Per il presente del nostro Paese.

Compagnia delle Opere