L'atto di speranza ogni mattina

Trecentomila studenti, professori, genitori. Ma anche personale e operatori del mondo scolastico. Tutti in Piazza San Pietro da Francesco, sabato 10 maggio, per dire con lui che amano quello che fanno
Giorgio Paolucci

Trecentomila persone in piazza, centinaia di pullman, perfino una nave dalla Sicilia, una festa di popolo. Dal punto di vista numerico, l'incontro tra il mondo della scuola e papa Francesco di sabato scorso, promosso dalla Cei è stato un successo superiore a ogni aspettativa. Cosa rimane nella mente, ora che ognuno è tornato a casa o in classe? Rimangono le testimonianze raccontate da chi nella scuola si spende per offrire ai giovani una prospettiva positiva di vita, di chi, come ha ricordato il presidente dei vescovo italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, è protagonista di «un atto di speranza che si rinnova ogni mattina».

Rimangono la passione di chi accoglie la disabilità facendone un'occasione di condivisione, di chi strappa i ragazzi dall'abbraccio mortale della criminalità organizzata e gli fa scoprire lo studio come strada per il riscatto personale, di chi insegna un mestiere e comunica un interesse per la realtà tutta, di chi prende sul serio quella gemma preziosa che è la libertà e s'impegna perché diventi un frutto di umanità piena.

E rimangono le parole, semplici ed essenziali come suo costume, che papa Francesco ha consegnato ai trecentomila di Roma e a tutto il popolo della scuola. «È sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere», ha detto evocando la sua maestra incontrata quando aveva sei anni e che non ha più dimenticato perché gli ha insegnato ad amare la scuola. La scuola che è luogo dove costruire la cultura dell'incontro necessaria «per conoscerci, per amarci, per camminare insieme». La scuola che è occasione per «aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni», per educare al vero, al bene e al bello. «I ragazzi hanno fiuto e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, "incompiuto", che cercano un "di più", e contagiano questo atteggiamento agli studenti». Sono, quelle offerte da Francesco, pillole di vita buona in cui molti tra i presenti hanno riconosciuto le vere risorse che ogni giorno aiutano a combattere la buona battaglia dell'educazione, in cui «nessun talento rimanga sepolto, ma diventi dono per gli altrii».