I cavalieri durante una gita in montagna.

Un'amicizia che «ti tiene per mano»

Dal 3 al 7 luglio, centocinquanta "Cavalieri" sulle Dolomiti per la vacanza annuale. Gite, canti e giochi con a tema "Il signore degli anelli". E tornare a casa sentendosi «unici» riscoprendo che «tutta la realtà è la casa dove Lui ci chiama»
Monica Tirelli

Si parte per la vacanza dei Cavalieri dal 3 al 7 luglio a Madonna di Campiglio. Il nostro gruppo è variegato: centocinquanta provenienti da Brescia, Cremona, Genova, Bordighera, Cureggio, Stresa, Maggiora, Domodossola, Omegna, Pogno e Arona. Il tema della vacanza, "Tu sei unico", è la frase che abbiamo stampato sulla maglietta. Mi accorgo che non so bene cosa mi aspetta anche dentro una amicizia che mi è già familiare, ma che non basta, ho bisogno di rivedere qualcosa che continuamente desidero. Prima di arrivare a Madonna di Campiglio ci fermiamo alle cascate di Nardis, dove ritroviamo tutti gli amici. Giovanni di Cremona ci accoglie con i canti e ci chiede di guardare con un minuto di silenzio la cascata: «Ecco vedete, questo è un silenzio pieno, pieno di quel suono. L’amore di Dio per noi è cosi come l’acqua della cascata: non si ferma mai, è continua anche se in certi punti le rocce deviano il suo corso. Come nella vita sono le circostanze, ma nulla ferma quel getto». Mi accorgo che il mio cuore desidera solo questo: vedere dove il Signore mi porta. Le giornate iniziano con i filmati che don Marcello ha preparato per noi, le foto dell’incontro a Roma dei Cavalieri con il Santo Padre e le parole del Papa al Giubileo dei giovani.

Ogni giorno un passo, una traccia, qualcosa che prende carne piano piano. Le facce dei ragazzi cambiano, quello che all’inizio era estraneo (ci sono molti ragazzi nuovi e stanno un po’ "sulle loro") diventa giorno dopo giorno, ora dopo ora, per me. Per noi. Si vive tutto con tutto quel che siamo, non vogliamo buttare via niente di noi. Ogni mattina si prega e Giovanni ci guida attraverso le parole di papa Francesco: «Che sei unico, e sei un bene, oggi in gita, guardandoci, proviamo a scoprirlo». È una sfida, e Giò, con la sua vita e il suo entusiasmo, per tutto non ci dà tregua. Se lo guardi, puoi solo andargli dietro. Le gite, i canti, i giochi con a tema la storia del Signore degli anelli che Gigi ha preparato per noi, diventano un’occasione per conoscerci e gustarci ogni cosa. Ognuno di noi diventa importante.

I ragazzi si aiutano, si arrabbiano, si stupiscono e camminano, Qualcuno ci tiene per mano. Una sera, guardando i brani del Signore degli anelli, Frodo, Sam, la compagnia dell’anello, mi accorgo di avere gli stessi amici davanti a me. Ho visto Alice che aiuta Daniele infreddolito dal temporale, Gigi che richiama un ragazzo e poi lo abbraccia. Gesù c’è e sta usando gli occhi, le mani, il volto di tutti per venirci incontro. I ragazzi della Casa Rossa vengono a trovarci e raccontano la loro vita. Inizia Samuele: «Io sono uno che è stato voluto bene». Poi Andrea: «Il mio amico Marco non mi ha chiesto di cambiare, avevo in comune con lui la passione per l’Inter, parlavamo di questo, eppure un giorno mi sono sentito guardato come nessuno l’ha mai fatto». E ancora: «Non saprei dove andare lontano da questa amicizia perché non ho mai trovato niente di meglio; per questo la strada è bella!».

Arriva l’ultimo giorno, sembra che tutto finisca e invece è solo l’inizio. I ragazzi iniziano a raccontare come sono cambiati. Si avvicina al microfono anche Pietro, un nostro amico Down di prima media, con il suo compagno Eugenio. Pietro inizia a raccontare di come è stato bene, del gioco della gita ed Eugenio ci aiuta a comprendere le sue parole. Don Marcello li interrompe: «Capite? Sta già succedendo adesso, questa è l’amicizia, dove non arrivi tu arriva il tuo amico che ti tiene per mano». Parla Benedetta, che insegna Inglese a Cremona: «Abbiamo letto tutte le mattine il brano del Vangelo dove Gesù chiede a Simon Pietro: "Mi ami tu?". Oggi mi sono accorta che la domanda è: "Benedetta, mi ami tu?", sono io che rispondo, Lui chiama me». Conclude Ignazio: «Sono arrivato in vacanza che mi sentivo diverso, vado via che mi sento unico».

Non posso non guardare a me, agli adulti ed ai ragazzi senza commuovermi, Gesù era li sin dal primo giorno e aspettava il mio "sì", il nostro "sì" per darci il suo abbraccio. Sono quei volti cambiati che mi fanno intuire che questo Bene mi riguarda, guarda di nuovo me. Tornando, mi accorgo che tutta la realtà è la casa dove Lui mi chiama per nome perché sono voluta e unica, le fatiche che ritrovo chiedono solo di essere abbracciate e i volti degli amici e dei ragazzi sono il segno che quello che ho incontrato è per sempre.