La locandina di "Fotografare la commedia"

Fotografare Dante per conoscere il mondo

Un concorso per gli studenti delle superiori. Nato dall'azzardo di far incontrare la passione di una ragazza con una materia. Uno degli organizzatori racconta come e perché è nata l'iniziativa che ha coinvolto 217 ragazzi da 60 scuole italiane
Simone Invernizzi

Fin da subito la Commedia di Dante è stata illustrata, ma pochi hanno pensato di “fotografarla”. Eppure oggi ci nutriamo di immagini: tutti hanno in tasca una fotocamera e la nostra cultura visiva, continuamente sollecitata, è cresciuta moltissimo aprendo possibilità nuove. Tutto è iniziato da una studentessa del liceo classico che ama la fotografia e da un azzardo: far collidere una passione particolare con una materia studiata sui banchi di scuola. La fotografia e Dante, passando anche per i social network. Mondi diversi che si incontrano, facendo nascere nuove idee e amicizie.

Così è nato il concorso “Fotografare la Commedia”, organizzato da un gruppo di professori della Fondazione Sacro Cuore di Milano - Alberto, Martino, Daniele e chi scrive - e rivolto agli studenti delle superiori di tutta Italia, arrivato quest’anno alla sua terza edizione. La formula è semplice: ogni partecipante può inviare fino a tre immagini riferite a un verso o a una terzina di una delle tre cantiche. A giudicarli un gruppo di professionisti del settore: fotografi, photo editor, giornalisti e professori universitari.

La fotografia di Araike Severino da Silva, il primo classificato

Araike scrive la sera tardi, dopo la premiazione del 26 marzo alla Fondazione Forma di Milano: «Ho visto la diretta su Instagram, vi ringrazio per quello che avete detto del mio lavoro, sono contentissimo. Appena torno in Italia vengo a Milano a conoscervi». Ora si trova nel Regno Unito, dove sta trascorrendo il quarto anno di superiori. È italo-brasiliano e frequenta il Liceo Artistico Paul Klee-Nicolò Barabino di Genova. È lui il primo classificato dell’ultima edizione. Araike ha scelto una terzina del canto III dell’Inferno: «Diverse lingue, orribili favelle, / parole di dolore, accenti d’ira, / voci alte e fioche, e suon di man con elle». Nell’immagine, scattata su pellicola in bianco e nero, appaiono, come fantasmi, figure urlanti. «Utilizzando un cavalletto ho effettuato una lunga esposizione. E accendendo e spegnendo la luce diverse volte ho ottenuto in uno stesso scatto un’esposizione multipla dei modelli in diverse posizioni».

Denys invece, un ragazzo biondo e vivace di origini russe, è venuto a Milano da Imperia insieme a sua madre per assistere alla premiazione. Un bel viaggio, senza sapere se avrebbe ricevuto un premio. L’azzardo è stato ricompensato, perché la sua foto ha vinto il secondo premio: una spirale di luce intermittente su fondo nero rappresenta la gloria di Dio che penetra l’intero universo: «La gloria di colui che tutto move / per l’universo penetra e risplende / in una parte più e meno altrove».

«La gloria di colui che tutto move per l’uni penetra, e risplende in una parte più e meno altrove» Denys Shalahinov - Secondo classificato

Laura Davì, foto-editor e molto altro, membro della giuria, l’abbiamo conosciuta perché era l’insegnante di fotografia di Ilaria, una nostra studentessa. Con lei abbiamo cominciato: «Volete mettere in piedi un premio di fotografia sulla Commedia? È un’idea ambiziosa e un po’ folle. Ma c’è bisogno di gente che rischi un po’: io sono dei vostri». E lo è stata davvero, con la sua positività e la sua capacità di coinvolgersi e incoraggiare.
Nel campo della fotografia italiana Roberto Koch è un numero uno: curatore, fotografo, organizzatore di eventi culturali e fondatore della casa editrice Contrasto, una delle realtà più importanti della fotografia d’autore contemporanea. Con le sue ultime mostre ha portato a Milano due dei più grandi fotografi viventi, Sebastião Salgado e James Nachtwey. Ha accettato di sostenercie sedere in giuria, quando il premio era ancora agli inizi, mettendo a disposizione il suo tempo e lo spazio di Forma Meravigli per la premiazione.

Quest’anno i partecipanti sono stati 217 provenienti da 60 scuole superiori di tutta Italia, con 381 lavori in gara; il sito del premio (www.fotografarelacommedia.it) ha ricevuto in un anno quasi 100mila visite da 18mila utenti unici: numeri impressionanti, anche se ancora più impressionanti sono stati i tanti incontri, nascosti dietro a questi numeri.

Come quello con Stefano De Luigi, fotografo della prestigiosa Agenzia VII e vincitore di tre World Press Awards, che abbiamo conosciuto grazie a Camillo Fornasieri e agli amici del Centro Culturale di Milano. Arrivava a Milano da tre settimane trascorse a bordo di una nave che presta soccorso ai migranti che, rischiando la vita, cercano di attraversare il Mediterraneo: voleva vedere le cose con i suoi occhi, anche se soffre terribilmente il mare. Nella sala di Largo Corsia dei Servi, alla serata di lancio del concorso, ci ha aiutato a riflettere sul rapporto tra fotografia e letteratura. Cosa significa rappresentare un capolavoro della letteratura con la fotografia? De Luigi lo ha fatto con il progetto iDyssey, in viaggio sulle tracce di Odisseo armato solo di un iPhone. A uno studente che chiedeva consigli ha spiegato che studiare bene l’opera è necessario, ma non basta: «Per realizzare iDyssey ho vissuto io la mia odissea. Quello che posso consigliarti è di vivere la tua Divina Commedia».



"Fotografare la Commedia" è contaminare Dante con la vita di tutti i giorni, stringere un legame tra l’aldiqua e l’aldilà. Si tratta di portare dentro di sé ciò che si è letto – la poesia dantesca, che parla di mondi e di epoche lontane – e poi riportarlo fuori. E quando lo si riporta fuori è quello ma c’è dell’altro: c’è del tuo, esperienze, storie e sentimento del mondo, che servono per comprendere e illuminare la poesia, ridarle vita. Quando accade questo doppio movimento, verso l’oggetto e verso di sé, accade una cosa grande per chi scatta e chi guarda la fotografia: accade di scoprire e conoscere qualcosa di nuovo, che prima non c’era.

«L’artista vede il bello dove tutti gli altri non lo vedono. Come i vincitori: in questi versi di Dante hanno saputo leggere qualcosa che noi non vedevamo e rappresentarlo in fotografia», commentava alla premiazione don José Claveria, rettore della Fondazione Sacro Cuore, che sostiene l’iniziativa. «La nostra scuola è contenta di promuovere questo premio, perché noi, come tutti, siamo assetati di bellezza».
Iniziative come “Fotografare la Commedia” permettono alla scuola di aprirsi ad altri mondi e stimolano a uno studio creativo. Si tratta di un aiuto in più, che si aggiunge ai tradizionali strumenti del mestiere di noi insegnanti, per ottenere quello che tutti, studenti e professori, desiderano entrando in classe ogni mattina: conoscere sé stessi e conoscere il mondo.