Milano, la Giornata di inizio anno dei Cavalieri al Monte Stella

Cavalieri. Quel selfie in cima al Monte Stella

Domenica, 1.200 tra ragazzi e adulti si sono trovati a Milano per la Giornata di inizio anno dei Cavalieri, l'esperienza cristiana degli studenti delle medie. I canti, il gioco, la messa... Tutto per vedere che, insieme, «la realtà è di più»
Paola Bergamini

«Ma è questo il cosiddetto anfiteatro? Pensavo a un’altra cosa. È un prato in salita», esclama la ragazzina bionda. «Anche io me lo aspettavo diverso!», commenta l’amica a fianco. «Comunque muoviamoci, altrimenti perdiamo gli altri. Dobbiamo andare nel settore dei rossi». Sono tra le prime ad arrivare, domenica pomeriggio, al Monte Stella a Milano per la Giornata di inizio anno dei Cavalieri, l’esperienza cristiana degli studenti delle medie. Il titolo campeggia su lenzuolo appeso a margine del prato: “La realtà e di più”. Alle 15.30 l’anfiteatro naturale della montagnetta è pieno: 1.200, tra adulti e ragazzi, provenienti da Lombardia, Piemonte, Liguria, Svizzera ed Emilia Romagna.

«Cantiamo When the Saints. Iniziano gli amici di Torino. Su, su, in piedi, così vi vedono tutti. Dopo gli svizzeri», dice Giovanni al microfono, mentre la sua band di fiati e i ragazzi del Clu e GS accompagnano nel canto. Intanto, di corsa, arrivano gli ultimi.



«Allora, ragazzi», spiega don Marcello. «Il “di più” che leggete sullo striscione dipende da voi. Da te, da come giocherai, da come ora mi stai ascoltando. Questa è la sfida che lancio a voi, ma anche a me e agli altri adulti. Proviamo a vedere se in quello che faremo c’è qualcosa di bello. Vi starete chiedendo cosa serve il grande pannello che vedete alla mie spalle coperto di fogli bianchi… È una sorpresa. Lo scopriremo alla fine del gioco, quando torneremo qua. Siete già divisi in quattro grandi squadre, una per colore. Adesso Francesco vi spiega, ma è tutto molto semplice…».



Suddivisi in sottosquadre, i ragazzi devono cimentarsi in una sequenza di prove, una legata all’altra. Prima singolarmente, poi a gruppi e infine tutti insieme. Seguendo le indicazioni, iniziano le corse su e giù per il Monte Stella alla ricerca di note musicali, fossili, di pigmenti colorati che servono per le prove successive. Nei pratoni li aspettano i ragazzi di GS con altri giochi: risoluzione di enigmi matematici, composizione di inni, poi “sparviero” dentro a grandi palloni di plastica, percorsi accidentati, “palla base” e altri giochi classici… “rivisitati”. Tommaso, camicia bianca e occhiali scuri, incita la sua squadra al tiro alla fune. «Ero al ristorante con i parenti per i miei 18 anni. Non avevo il tempo di passare da casa per cambiarmi. Faccio caritativa con un gruppetto di loro, ti mettono sempre alla prova. Ma questa giornata non potevo perdermela». A turno, tutte le squadre arrivano in cima al Monte Stella per un mega selfie.



Un ragazzino è da solo a bordo campo. Si avvicina un professore: «Cosa fai lì? Vieni hai la stazza giusta per il gioco dello strisciamento a terra. Abbiamo bisogno di te». In pochi secondi è nella fila dei suoi compagni di squadra.

Finito il gioco, si ritorna all’anfiteatro. «Site stati tutti bravissimi», dice don Marcello. «Ora daremo la classifica e ogni squadra toglierà i fogli bianchi che coprono il pannello». Con i rossi, primi classificati, il mistero è svelato: è lo skyline di Milano visto dalla cima del Monte Stella. «Il motivo di questa immagine ve lo dico dopo. Ora vi chiedo di stare in silenzio e di pensare a quale è stato il momento più bello, fino ad ora, di questa giornata. Non dovete dirlo a nessuno, nemmeno al vostro amico seduto a fianco. Tutti ci proviamo». Per qualche secondo si sente solo il fruscio delle foglie.



Giovanni e gli altri amici del coro insegnano una canzone: Di più, di Claudio Chieffo. La melodia non è semplice, le parole del ritornello vengono ripetute: «La voce Sua, le Sue parole, sapeva tutto del nostro cuore».

Alle 18 inizia la messa. «Volevo dirvi tre cose», dice don Marcello durante l’omelia. «Primo. Guardate l’immagine: è bellissima. Questa foto è stata scattata una settimana fa esattamente dove voi avete fatto i vostri selfie per il gioco, eppure scommetto che molti di voi non si sono accorti della vista che c’era. Ecco la nostra compagnia ti dice che nella realtà c’è qualcosa di più che tu non vedi. Ti aiuta a vederlo. Secondo. Però nei vostri selfie c’era qualcosa di ancora più bello del paesaggio. Cosa?». Tutti all’unisono: «Noi!». «Nella realtà ci devi essere tu, altrimenti non la gusti. Lo abbiamo visto nei giochi: chi non si è buttato ha perso qualcosa. Un di meno. Terzo. Sapete come è sorta questa collina? Sulle macerie, portate dai milanesi, della Seconda Guerra mondiale. Un posto così bello costruito sulle macerie. Ci pensate? Questo significa che anche i tuoi limiti, quello che non ti piace di te può servire per qualcosa di grande».

Per strada, una ragazzina si avvicina alla sua prof: «È stata una giornata bellissima. Io mi sono sentita preferita, perché qualcuno mi ha invitato. Ha invitato me!».