Gs Roma. «Io con questi voglio stare»
Viaggio in un liceo della periferia romana, dove una domanda buttata lì in assemblea («perché vieni a scuola?») ha scombinato la routine. E dove, un incontro dopo l’altro, nasce il cristianesimo, puro e semplice... (da Tracce di febbraio)Ottobre 2018. All’“Edoardo Amaldi”, liceo scientifico e linguistico a Tor Bella Monaca, quartiere a sud di Roma (quello del clan Casamonica, per intenderci), è tempo di elezioni scolastiche. Quattro le liste. Federico Giorgetti, “il Giò” per tutti, IV anno al linguistico, ha deciso di candidarsi; glielo ha chiesto Alfiero, e di questo amico si fida. Ma non è solo per lui che ha accettato. Quando va nelle classi per la campagna elettorale, dice: «Fino a un anno fa, vivevo passivamente. Non mi importava nulla, scuola compresa. Me ne stavo quieto in classe, non davo fastidio. E alla fine mi sono fatto anche bocciare. Ma l’estate scorsa sono stato alla vacanza di GS ed è successo qualcosa che mi ha sconvolto. In senso buono ve lo dico. Ho visto che c’è una speranza. Sì, insomma, una speranza non campata per aria in un futuro migliore, ma qualcosa di bene in quello che faccio. Di cose dolorose e difficili me ne sono successe, come a voi, ma ora non le vedo come una condanna, qualcosa da dimenticare. Ora mi interessa tutto. Ecco, la stessa cosa, quel “bene” che ho visto, lo desidero a scuola». I duemila studenti dell’Amaldi rimangono in silenzio. Federico, ultimo anno, mentre lo ascolta pensa: «Io questo lo voto. Gli altri chiedono i giardini puliti, il bar nella scuola. Lui invece parla di sé, di quello che desidera per la vita».
«Bene», «speranza», «qualcosa che accade». Parole già sentite, a volte anche già “sapute”; ma, guardando le facce di questi ragazzi mentre le ridicono, si comprende che per loro sono il segno di una novità che è entrata prorompente nella loro vita. Hanno dentro quel più del cristianesimo. «Quell’imprevisto e imprevedibile» di cui parlava don Giussani alla Giornata di inizio anno, pieno e semplice, solo da guardare. E raccontare.
Nel programma de “La realtà supera l’idea” (questo il nome della lista), si legge: “1. Miglioramento del rapporto scuola/alunno. 2. Cineforum e feste scolastiche. 3. ?”. Sì, solo un punto di domanda. A chi gli chiede se è un errore, il Giò risponde: «Siamo aperti a ogni proposta o idea che viene dagli studenti». Alle elezioni prendono due seggi su quattro. Insieme a Giò è eletto Mirco, che non segue l’esperienza di GS, ma che a quella proposta di scuola ci era stato.
Il 22 novembre, c’è la prima assemblea d’istituto organizzata da Giò. Ordine del giorno: «Perché vieni all’Amaldi?». In aula magna ci sono più di duecento studenti, un numero fuori dal comune. Ma i primi interventi sono all’insegna della scontatezza: «Vengo per il diploma», «i miei mi costringono» e via dicendo. Viviana, seduta nelle prime file, freme. Si alza, va al microfono e dice: «Se tra un anno morite e quindi il diploma non lo avete preso, il successo non lo avete raggiunto, allora tutto quello che fate è inutile? Perché venire a scuola? Io vengo perché ora, e sottolineo ora, c’è la possibilità di un bene per me. Non mi interessano le promesse sul futuro. Io voglio vivere ora. Voi pensatevela come vi pare. Per me è così». Qualcuno, ridacchiando, commenta: «E no, con ’sta storia della morte, questa porta male», ma il clima cambia. Chi interviene parla di sé, della famiglia, di un dolore, di una speranza intravista. A un certo punto, sale Alfiero: «Ha ragione Viviana: il cambiamento è possibile. Io ero uno che beveva, si faceva le canne, sono stato bocciato. Poi Marina, la prof di filosofia, mi invita alla vacanza di GS. Non sapevo cosa fosse ’sto Gs, sono andato con l’idea: mi diverto e basta. Mi ero portato una valigia piena di bottiglie di Gin. E mi sono divertito, a modo mio. Ma l’ultimo giorno, durante la gita in montagna, ho pensato: non mi fermo, non mi basta. Voglio continuare a salire, ad andare. Lì qualcosa è successo, mi è venuto incontro ed è iniziato il cambiamento. Ci sono rimasto con questi amici e sono andato al Triduo pasquale. Insomma, è stato fatto un regalo alla mia vita. A me, che mi consideravo un pezzente. Non sono più bravo, sono stato salvato». Lorenzo, in sei anni, è la prima volta che va a un’assemblea perché quell’ordine del giorno gli era piaciuto. Dopo Alfiero interviene: «Io non so se all’Amaldi c’è un bene per me. Di una cosa sono certo: fra queste quattro mura mio fratello ha incontrato GS, cioè gli è successo qualcosa che lo ha reso felice. La scuola non è cambiata, è diventata bella». A fine assemblea, Giò invita tutti a una gita sui pratoni di Tor Vergata.
Quel pomeriggio, Camilla trova il numero sui social e scrive ad Alfiero. Lui le risponde: «Ti invito domani a un incontro». Camilla va, pur non conoscendo nessuno. Molte cose non le comprende, ma la serietà e l’attenzione delle persone la colpiscono. E ci torna tutte le settimane.
Le vacanze, la campagna elettorale, l’assemblea, i pomeriggi di studio, sono il segno di questa novità prorompente. Cinetta, che da vent’anni insegna italiano nella scuola e insieme a Marina segue la comunità di GS, si ritrova lei stessa a guardare questo fatto nuovo. Racconta: «Un gruppetto c’è sempre stato, ma ora è una novità assoluta anche per noi, e non per i numeri. Spesso hanno situazioni famigliari difficili, vivono in un quartiere dove spaccio e violenza sono all’ordine del giorno. Questa amicizia non è una “buona alternativa” a tutto questo: è ciò che dà consistenza alla vita». E non possono fare a meno di dirlo a tutti, ha una dimensione pubblica. «A volte veniamo a sapere a posteriori di iniziative che hanno fatto a scuola. Lo scopriamo dai ragazzi che arrivano al raggio. O al mattino, quando ci sono facce nuove a recitare l’ Angelus prima di entrare a scuola. Alcuni non sanno cosa è CL, e GS è il GS. Per certi versi a me sembra di rivivere il mio inizio nel movimento. Uso le loro parole: qualcosa che accade ora. Una cosa è certa: non si fermano davanti a nulla».
Come è stato per il centro di aiuto allo studio. A giugno 2018 il Comune revoca l’uso dei locali che da anni avevano vicino alla scuola. Quelle due stanze erano diventate la loro seconda casa. Che fare? Si mobilitano e iniziano a trovarsi a casa dell’uno e dell’altro. A dicembre, quando la scuola rimane chiusa per quattro giorni, si trasferiscono da Lorenzo. Ogni stanza una materia. «Quei giorni, per me, sono stati una rivoluzione», racconta Ilaria: «Mai studiato così seriamente, godendomi ogni materia, persino matematica, che io odio, era interessante».
All’inizio dell’anno scolastico, ottengono dalla preside l’uso di un’aula per l’aiuto allo studio e «per attività extracurriculari», cioè il raggio. Un venerdì pomeriggio, Lisa e Danila, in anticipo sulle ripetizioni, vedono fuori da scuola un gruppetto di ragazzi. In mezzo Cinetta, la loro prof di Lettere. Incuriosite, si avvicinano a una ragazza bionda e chiedono: «Cosa siete qui a fare?». «Entrate e scoprite». Dimenticano lo studio e vanno. «Sono rimasta scioccata», racconta Lisa: «Ho trovato persone attente, che ascoltavano senza giudicare. Il GS è una cosa stupenda».
Non se ne sono più andate. Dopo un’assemblea di tutte le comunità del Lazio, Danila a don Pigi Banna, che accompagna l’esperienza di Gioventù Studentesca, scrive: «Quel gruppo di ragazzi si faceva le stesse domande che mi sono sempre posta io. Fino a quel momento me le ero sempre tenute per me, perché nella mia cerchia di amici venivo considerata pazza a farmele, ma quel giorno ho trovato chi può capirmi. I miei amici sono i classici che sono nati e moriranno su un muretto. Pensavo fosse quello il mio mondo, ma ho capito che non stavo vivendo, che non è quella la mia strada. Io non racconto mai i fatti miei a nessuno, perché è come se la persona a cui li dico dovesse per forza provare “pena” o “dispiacere” per me e quindi evito di farlo. Ma a GS ho trovato ragazzi a cui interessa ciò che penso e che possono aiutarmi a trovare quelle risposte che non ho mai trovato. Non vedo l’ora di andare avanti e rispondere a più domande possibili, ma anche di pormene altre a cui dare risposte».
La ragazza bionda dell’«entrate e scoprite» è Alexandra. Due anni fa, era fidanzata con Alfiero. «Mi raccontava di quella vacanza, di quella gita. Più chiedevo spiegazioni, più non capivo». Finché le dice: «Vai da Cinetta». Alla prof chiede: «Cosa è successo ad Alfiero?». «Vieni al Triduo». «Sono andata. Ho capito poco, anzi nulla, ma qualcosa c’era. Qualcosa che era per me. Non me ne sono più andata».
Al ritorno da quel Triduo, Lorenzo racconta a Ilenia che lui e Alfiero a un certo punto avevano pianto. La ragazza li conosce bene, non sono tipi dalla lacrima facile. Quanto intensi devono essere stati quei giorni? «Li guardavo e pensavo che io volevo la stessa luce che illuminava i loro occhi. Ho cominciato ad andare agli incontri, a pregare l’Angelus, a studiare insieme, a scherzare. A vivere. Infine ero me stessa, ero libera come non mi era mai capitato. Loro sono il regalo più grande alla mia vita».
Italiano è una delle lezioni che Stefania ama di più. Persino la mitologia greca durante la spiegazione della prof c’entra con la vita. È affascinata da Cinetta, che un giorno la invita alla festa di compleanno di Marta, una ragazza di GS. Non conosce nessuno, ma si fida di quella prof e va. «Si sono messi a parlare di cose di cui io non capivo nulla», ricorda: «Ho pensato solo: io con questi voglio stare. La cosa che mi stupisce è che non abbiamo niente di speciale. Siamo come tutti gli altri, anche un po’ fiji de …, per intenderci. Ma c’è una tensione per cui ogni cosa diventa interessante. E la vita cambia». Di questo cambiamento se ne è accorta anche la mamma. Stefania non riesce a spiegarsi e spesso la discussione scade in litigio. A gennaio, l’ha costretta ad accompagnarla all’assemblea con don Pigi. Il giorno dopo, la mamma le dice: «Hai una cosa bella, dovrebbero averla tutti una “cosa” così».
Anche la mamma di Alessandro si è accorta di questa “cosa” che ha reso diverso il figlio. «Se le dico che esco con questi amici, non mi fa l’interrogatorio». In seconda liceo era arrivata la bocciatura. Non era stata una sorpresa. La sorpresa era stata l’invito di Cinetta, sua prof, alla vacanza di GS. Una vacanza dopo la bocciatura? Non se la sente di chiedere i soldi alla mamma. Alfiero gli dice: «So cosa stai passando, è capitato anche a me. Per questo voglio che vieni a GS». Al primo incontro, praticamente non conosce nessuno. «Entro e scopro che mi avevano tenuto il posto. Sono rimasto colpito da questo fatto». Ma la scoperta vera è ascoltare le domande che i ragazzi fanno. «Le stesse che avevo io e alle quali da solo cercavo una risposta. Mai trovata». E anche lui non se ne è più andato.