I Cavalieri all'Idroscalo di Milano il 27 ottobre

Cavalieri. Qualcosa che vale ben più di un milione

All'Idroscalo di Milano da Piemonte, Lombardia e Svizzera, domenica scorsa. Quasi mille ragazzi delle medie riuniti per sfidarsi in prove a squadre e gioconi. E sulla vita: «Chi ti aspetta e ti vuole bene così come sei?»
Paola Bergamini

«Ecco, lì va bene. Lo vedono tutti. Speriamo che nessuno cada in acqua» dice Tommaso. A pochi metri dalla riva dell’Idroscalo, il “lago” di Milano, due ragazzi di GS srotolano il cartello e compare la frase: “Quello che aspetti c’è”. È il titolo della Giornata di inizio anno dei Cavalieri, l’esperienza cristiana delle medie. Quando si erano trovati per preparare la giornata, Mario, insegnante di Lettere, aveva raccontato che alla domanda: «Quale canzone ti è piaciuta di più quest’estate?», i suoi alunni avevano risposto: Per un milione dei Boomdabash. Il testo parla dell’attesa. Attesa di qualcuno che porta il sole, che vale di più di un milione, appunto. «Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso: questo è il tema della giornata. Si parte da quello che loro sentono», spiega Stefano, professore di Religione.



Alle due, in questa ultima domenica di ottobre che di autunnale ha solo i colori per la temperatura decisamente estiva, è tutto pronto per accogliere i quasi mille ragazzi di Lombardia, Piemonte e Svizzera. «Ma nessuno mi aveva detto di vestirmi di verde!», dice una ragazzina allarmata. «Non ti preoccupare», risponde l’insegnante lì accanto. E da un borsone estrae una pettorina. «Ne ho altre per chi ne ha bisogno». Molte mani si alzano.

Iniziano i canti, mentre un po’ lentamente i ragazzi, divisi in quattro squadre, si siedono nel prato davanti al lago. «Guardate il cartello», dice don Marcello: «Accanto alla scritta c’è un uomo che sta tirando via un velo, sta scoprendo qualcosa. Adesso vi propongo una canzone che immagino molti di voi conoscono Per un milione. Ascoltatela, e poi la cantiamo insieme». «Ma è quella dei Boomdabash! Forte. Come fa a conoscerla?», commenta un ragazzino. Sul mega schermo compare il testo. «Chi non desidererebbe essere aspettato così?», riprende don Marcello: «Atteso per come sei. Tanto che non ti cambierebbe nemmeno per un milione. Sembra impossibile. Diciamocelo: quante volte pensiamo di non valere nulla?». Piano piano il rumoreggiare dell’inizio si placa. «Questa è la sfida: chi aspetti? Cioè, c’è qualcuno che ti stima per quello che sei? Se non lo cerchi non lo trovi. Nel giocone che tra poco inizieremo, buttatevi per vedere se c’è qualcosa di così grande che risponde alla domanda. Se c’è qualcuno che ti vuole bene. Provate!».



Parte la spiegazione. Direttamente dalla storia compaiono i quattro capitani: Cristoforo Colombo, Ulisse, Galileo e Neil Amstrong. Sono incatenati. Le squadre dovranno affrontare una serie di prove di abilità e di intelligenza per acquistare punti e sciogliere i lucchetti. «Per ora vi basti questo, dopo vedrete cosa accade», spiega Giovanni. Nel bosco, li aspettano i ragazzi di GS che spiegano e assegnano il punteggio. C’è di tutto: dal tradizionale tiro alla fune (con variante), al calcetto seduto, al tiro con l’arco. Venticinque prove tra cui scegliere. Ragazzi e adulti si buttano, correndo avanti e indietro. Dopo un’ora tutti di nuovo sul pratone. E arriva il bello. Ogni squadra forma un ponte umano - è avvantaggiato chi ha acquisito più punti - per arrivare a liberare il proprio capitano che sale su una canoa e via, in mezzo al lago a recuperare un oggetto che gli appartiene. Ulisse è il più bravo. Ovazione per Galileo che cade in acqua, ma non si arrende e a nuoto torna a riva con il suo cannocchiale.



Ma la vera sorpresa arriva adesso. «C’è qualcuno per cui tu sei importante anche se nel gioco hai sbagliato? Qualcuno che tiene a te? Cantiamo Viva la company. E alla fine, giratevi verso il grande schermo», dice don Marcello. Finito il canto, mille facce si voltano. Appare il “film” della giornata. I protagonisti sono proprio loro, i ragazzi durante le prove. «Sei tu che balli!». «Guarda quando ti è caduta la palla». «Sei stato grande alla just dance», i commenti si susseguono.

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Quando si spegne, don Marcello riprende: «Guardate che bellezza alle mie spalle!». Il sole al tramonto è uno spettacolo. Senza nessun richiamo, tutti tacciono. Tutti i tempi sono saltati, la messa inizia quando ormai imbrunisce. «Nessuno poteva organizzare un tramonto così. C’è Uno che ha reso possibile questa giornata. Che vuole stare con te. Uno che ti aspetta, che vuole bene proprio a te. Noi te lo diciamo, ma starà a te scoprirlo. Dire di sì. Dove? Nella realtà, nella vita di tutti i giorni, tra i tuoi amici. Bisogna, però, avere occhi per guardare. Questa è l’ipotesi di quest’anno: togliere il velo. Tra poco questo Amico vi raggiungerà nel sacramento della Comunione. Prepariamoci ad accoglierlo», dice don Marcello nell’omelia.

«Scusa, sto cercando un gruppo di ragazzi, erano qui per un gioco. È buio non so dove andare…», chiede un signore a Gabriele. «Chi? I Cavalieri? In fondo. È appena finita la messa. Vi aspettano».