Alberto Bonfanti. Benarrivati a tutti, un saluto ai presenti e ai collegati. Sono molto contento che ci ritroviamo a fare il punto dell’esperienza che stiamo vivendo e sono molto contento che ci sia qui con noi Davide Prosperi, che è un amico da sempre di Portofranco; è già venuto a un’assemblea nazionale qualche anno fa, è venuto a fare diversi incontri e ha sempre dimostrato stima per l’esperienza che facciamo, per il bisogno che cerchiamo di intercettare e per la modalità con cui cerchiamo di affrontarlo. Leggo l’ordine del giorno e poi iniziamo subito la nostra assemblea, che vuole fare il punto dell’esperienza di questo anno particolarmente segnato, come tutti sappiamo, dalla pandemia.
Ci eravamo dati come odg una frase di don Julián Carrón alla Giornata d’inizio anno di CL: «Quando uno comincia a dire: “Io” si sorprende nel vedere fiorire altri “io”. Qual è l’esito del cammino che inizia dall’incontro con la realtà del movimento? Il frutto è l’intensità dell’autocoscienza cristiana, che poi si può esprimere nello sguardo, si può esprimere in una mostra, si può esprimere nel lavoro o nell’esperienza affettiva, perché “la forza di un soggetto sta nella intensità della sua autocoscienza”. Per questo, appena uno si imbatte in una persona con questa chiarezza e intensità di autocoscienza, non può non essere scosso» («Nessun dono di grazia più vi manca», Tracce, n. 9/2021, p. 42). A partire da questo ci eravamo dati queste domande, sintetiche, semplici, per aiutarci a giudicare l’esperienza:
˗ come l’esperienza di volontariato a Portofranco ha fatto crescere il nostro io e come ci si è aiutati in questo nel rapporto fra volontari?
˗ come il rapporto con i ragazzi e le ragazze ha fatto crescere in loro la coscienza di valere molto di più dei limiti, difficoltà e ferite che hanno?...

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