Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce

Berliner Philharmoniker diretta da Riccardo Muti
Franz Joseph HaydnPhilips 2000


Brano dominato da una gioiosa e intima religiosità, costruzione sonora capace di raffigurare nel suo lucidus ordo lo scorrere delle cose umane e le verità della Fede con forza persuasiva pari alla musica vocale, fu composta per soddisfare la richiesta di un canonico che chiedeva una musica che accompagnasse l'annuale celebrazione della Passione il Venerdì Santo. (...)
La prima esecuzione ebbe luogo, presumibilmente, il Venerdì Santo del 1786. Oltre alle sette sonate, come egli le definiva, Haydn scrisse un'introduzione e, per concludere, una descrizione del terremoto che sconvolse il Calvario, secondo quanto racconta il Vangelo di Matteo. Quando il lavoro fu pubblicato da Artaria, Haydn si diede molto da fare per assicurarsi che il testo delle sette parole fosse scritto sotto la parte del primo violino, perché gli esecutori si potessero immedesimare con il contenuto di quanto stavano suonando. Dopo otto movimenti lenti si perviene a un luminoso Presto conclusivo: nella Passione di Cristo già si intravedono i segni della vittoria sulla morte, la sua Resurrezione.

(da Haydn e il Mistero ineffabile di Enrico Raggi - estratto dal libretto incluso nel CD)