Franco Branciaroli

Branciaroli: «Era come andare da uno starets»

Il grande attore racconta l’amicizia con Giussani. «Testori mi disse: “Ti porto da una persona meravigliosa”...». I dialoghi, il Miguel Mañara, le letture per gli amici. «Ha cambiato il mio modo di vedere la vita» (da Tracce, febbraio 2015)
Paola Bergamini

«Nella vita, se va bene, di grandi persone se ne incontra una. Io ho avuto la fortuna di vivere una decina di anni in compagnia di due: Giovanni Testori e don Luigi Giussani. Anni bellissimi», Franco Branciaroli, classe 1947, in tournée con l’Enrico IV di Pirandello di cui è regista e attore nella compagnia degli Incamminati, risponde così, d’impeto, come è nel suo carattere alla domanda: chi è per te don Giussani? È la prima volta che ne parla. Mentre racconta, si comprende che quegli anni, oltre che bellissimi, sono stati anche fondamentali per l’uomo e per l’artista. Hanno lasciato qualcosa dentro che ha permesso di vivere e di andare avanti anche quando questi due amici non c’erano più, senza nostalgia o puro ricordo.

Quando ha incontrato per la prima volta don Giussani?
Era il 1986, l’anno del Confiteor (l’opera teatrale che Testori scrisse per Branciaroli; ndr.). Una sera Giovanni mi disse: «Ti porto a conoscere una persona meravigliosa». Arrivammo, sotto la pioggia, in quel collegione alle porte di Milano: il Sacro Cuore. Giussani ci aspettava nel suo studio. Cominciammo a parlare e per la prima volta mi trovai davanti un prete che amava l’arte, il teatro. Gli dissi che ero un lettore di von Balthasar e lui: «Balthasar è un nostro punto di riferimento». Tempo dopo, durante un incontro mi parlò di un testo, il Miguel Mañara, che sarebbe stato bello mettere in scena. Io non lo conoscevo. Lo lessi. Capii che era una sacra rappresentazione, impossibile da fare in un teatro classico, al chiuso. Poi mi venne una folgorazione: il Meeting. Lo chiamai e gli dissi: «Avrei un’idea».

E lui?
«Vieni domani a pranzo». Nota: c’eravamo visti poche volte. Questo mi colpì. Ci incontrammo e gli esposi la mia idea: una sacra rappresentazione da allestire tra le strade di Rimini. Certo, i costi sarebbero stati molto elevati... Dopo alcuni giorni, mi chiamarono dal Meeting per discutere il progetto. Lui gliene aveva parlato, aveva avuto fiducia in me. Lo adorai subito come se fosse un uomo di teatro, un collega. Allo spettacolo per le strade di Rimini parteciparono più di 30mila persone fino alle quattro del mattino.

Il vostro rapporto come è continuato?
Spesso mi invitava ai pranzi con alcuni responsabili del movimento e mi chiedeva di leggere, ad esempio, le poesie di Leopardi. L’ultima volta fu per i suoi 80 anni, quando recitai proprio il Miguel Mañara. Si era affezionato e ancora oggi faccio fatica a capire il perché. Mi diceva che vedeva in me qualcosa che neanche io vedevo. Mi ripeteva: «Tu sei più grande di quello che credi e il bello è che non lo sai». Qualcosa di impensabile per me, che non ero neanche del movimento. Quello che mi attraeva non era il fascino del grande teologo, ma dell’uomo di fede che ti fa percepire come la fede può risolvere gli ingarbugliamenti della tua esistenza. Che cerchi di spiegare agganciandoti a filosofi e sociologi, come ogni disgraziato che cerca di capire Dio. Mentre lui li risolveva come li avrebbe risolti mia nonna, donna di fede, ma con in più un’intelligenza portentosa.

In che modo li risolveva?
Io ho una formazione cattolica alle spalle. Giussani mi diceva: «Non torturarti. Il problema non è che tu non ti fidi della fede; è la tua concezione di fede che non si fida di te». Capisco che è difficile da spiegare, ma a me sembra ancora oggi portentoso.

Rimane difficile da comprendere...
Così forse è più chiaro: quando dubiti della fede, non è lei che scompare, ma tu vieni meno. È una frase che ha in sé una verità enorme. Giussani era un uomo che perforava tutte le logiche. La stessa cosa vale per ragione e fede.

In che senso?
Se ti affidi solo alla ragione, a un certo punto devi fermarti. Più in là non può andare. Puoi saltarla, ma c’è il pericolo di diventare pazzo o violento. Giussani ha avuto la capacità di farmi andare oltre, di credere nell’impossibile. Per un uomo occidentale mediamente colto, che usa gli strumenti che ha a disposizione, si tratta di abbracciare la possibilità dell’impossibile. E questo con me lui lo ha fatto non con una lezione di filosofia, ma con la sua testimonianza, come lui stesso la chiamava. Questo è il carisma. Mi ha aiutato a fidarmi dell’impossibile.

Possiamo dire che ti ha fatto abbracciare Cristo?
Sì, tanti dicono di aver abbracciato Cristo, ma non è vero. Per me ha significato questo: smettila di giocare su ragione-fede. Bisogna aver fede. Me lo ha fatto capire con il suo essere. Ho avuto fiducia in lui e non è facile carpire la mia fiducia. Ha avuto questa potenza. È stato come lo starets dei Fratelli Karamazov. Un uomo che ha la capacità di farti dire: «Accidenti, sì, sì».

Cosa è cambiato?
Ha cambiato il mio modo di vedere la vita. Tutto era come prima, e tutto era diverso. Ho continuato ad amare le belle macchine, il mangiare bene... Ma è mutato il punto di vista. Dall’incontro con lo starets Giussani è nata una fiducia nella possibilità che si può credere nell’impossibile. Un’apertura gigantesca nel non rinchiudersi in ciò che il tuo cervello riconosce. Questo è quello che Giussani provocava nelle persone combattute. Io sono stato fortunato perché mi ha scelto e non mi ha più mollato. È un fatto che mi stupisce ancora oggi. Penso che in me vedesse l’artista, anzi la missione dell’artista: sfondare le barriere dell’arida ragione.

Per la tua vita artistica, cosa ti è rimasto dell’amicizia con don Giussani?
Il coraggio dell’onestà intellettuale. Che significa scegliere testi che facciano, mi si passi il termine, paura, cioè suscitino domande fuori dalla consuetudine. Questa è la missione degli Incamminati, la compagnia nata da Testori e cresciuta dentro l’amicizia con lui e don Giussani. Una sfida continua che ci fa essere ancora oggi la più grande compagnia d’arte italiana. Per la fiducia che hanno avuto in me io sono rimasto. E continuo.