Joseph Weiler a Torino per l'esposizione di "Momenti di dignità" e "L'anima dello spazio".

Dignità, il "nocciolo" dell'uomo

Dopo la presentazione al Meeting, gli scatti di Joseph H.H Weiler sono stati esposti nel Campus Einaudi. Ventotto, tra ritratti e paesaggi. Un unico tema: la condizione umana. L'incontro con l'autore, dove si è parlato di Europa e di diritti
Letizia Bardazzi

Nella main hall del Campus Einaudi dell’Università degli Studi di Torino, sotto il famoso tetto sospeso, sono state esposte “Momenti di dignità e “L’anima dello spazio”, le due mostre fotografiche di Joseph H.H. Weiler, presentate per la prima volta al Meeting di Rimini del 2015.

Due tipi di scatti: quattordici fotografie rappresentavano persone, le altre quattordici, invece, luoghi. Ma entrambe le serie non chiedono di essere guardate per la tecnica artistica, quanto per il loro particolare approccio alla condizione umana e alla dignità dell’esistenza.

I volti sono di persone provenienti da ogni parte del mondo. Diverse per aspetto, cultura, età, genere e vissuto, ognuna è catturata in un momento di dignità, proprio della creatura fatta ad immagine e somiglianza del Creatore. «Nella dignità siamo tutti uguali: il re e il suo servo. E allo stesso tempo siamo tutti unici», dice Weiler.

Nelle sue fotografie dedicate all’anima dello spazio non si ricerca l’armonia dei paesaggi urbani, le costruzioni di grandi architetti e ingegneri, ma luoghi inaspettati, sorpresi dove la natura umana si riflette per tutta la sua ricchezza e irriducibile dignità: «Non sono panorami o paesaggi da National Geographic, ma fanno domandare cosa può dirci ciò che stiamo guardando sulla statura umana».

Weiler è un giurista di fama internazionale, presidente dell’Istituto universitario europeo e, di conseguenza, esperto di Europa, oltre che di Sacre Scritture. Con questi scatti vuole raccontare del suo grande interesse, il «nocciolo» della questione: la bellezza dell’essere creati.

Il Centro Culturale Pier Giorgio Frassati e il Centro Studi Vasilij Grossman sono stati i promotori di questa iniziativa e, dopo una visita al luogo dell’esposizione, hanno ingaggiato con il professor Weiler un dialogo sui diritti umani e la dignità dell’uomo come fondamento della convivenza. Con lui, il Michele Rosboch, professore dell’ateneo, e Rosario Ferrara, direttore della Scuola di scienze giuridiche dell’Università di Torino.

L’intervento ha preso le mosse dalla domanda che papa Francesco ha posto alle alte cariche dell’Unione europea, per il conferimento del Premio Carlo Magno: «Europa, cosa ti è successo?».

Weiler ha risposto a questa domanda esaminando tre processi iniziati con la Seconda Guerra Mondiale, che hanno effetti ancora oggi. Il primo riguarda la progressiva perdita di importanza del “patriottismo”. In Italia, come nel resto del Continente, si è perso il senso nobile di questa parola che descrive l’amore alla nazione, alla sua custodia, alla lingua, alla cultura, e che crea connessione e responsabilità. Le nostre democrazie, dice Weiler, non sono repubblicane, ma piuttosto Stati mercantili aziendali: «Siamo come azionisti che pretendono servizi senza assumersi alcuna responsabilità personale. Se qualcosa non funziona è sempre colpa di qualcun altro».

Il secondo processo riguarda la centralità dei diritti dell’uomo: l’aver posto l’individuo al centro, pian piano, senza accorgersene, lo ha trasformato in un soggetto autocentrato, politicamente narcisista, che ha generato un appiattimento culturale ed identitario, in cui l'unicità del singolo non è in fondo riconosciuta.

Il terzo ed ultimo processo è quello della secolarizzazione. Credenti e non, prima della massiccia laicizzazione che ha investito tutti i Pesi dell'Unione (basti pensare che, oggi, in Inghilterra ci sono più musulmani che vanno in moschea che cristiani in chiesa), dovevano fare i conti con una voce che parlava di doveri e responsabilità verso gli altri nella piazza pubblica. Anche l'Unione europea fu concepita come “Comunità di destino”, per cui una responsabilità mutuale che supera il mero perseguimento all'interesse nazionale. Una cosa che avviene in Italia, ormai, ha effetti anche in tutti gli altri paesi, e viceversa. L’integrazione europea aveva come obiettivo quello del destino comune.

Oggi sono tanti gli esempi di questa responsabilità piena che conduce al bene di tutti, dice Weiler. Basta pensare alla Piazza dei Mestieri, visitata prima l'incontro. Fiore all’occhiello di Torino, qui vengono educati apprendisti birrai, fornai, parrucchieri e camerieri. E il volto di quei ragazzi diceva che qualcuno, con loro, la responsabilità del loro bene se l’era presa fino in fondo.