L'incontro tra Macron e Papa Francesco

Louis Manaranche. Un clima nuovo

Il 26 giugno Macron ha incontrato il Papa. Ma poche settimane fa aveva parlato ai Vescovi francesi del «contributo dei cristiani oggi». Su Tracce di giugno, l'intervento del direttore dell’Osservatorio sulla modernità del Collège des Bernardins
Maurizio Vitali

Il lungo e intenso discorso di Emmanuel Macron ai Vescovi francesi ha provocato un profluvio di reazioni. Immediate e sovente sbrigative quelle dei politici, per lo più incentrate sul passaggio in cui il Presidente francese dichiara necessario «riparare» il rapporto «danneggiato» fra lo Stato e la Chiesa. Si sono sollevate accuse di «attentato alla laicità» (specie da sinistra) e di «operazione elettoralistica» (specie da destra). Due esempi fra molti. «La laicità è la Francia», è il tweet arcigno dell’ex primo ministro socialista Manuel Valls, «ed essa ha un solo fondamento: la legge del 1905, quella della separazione fra le Chiese e lo Stato. Tutta la legge, nient’altro che la legge». Per Marine Le Pen, leader del Front National, Macron «anestetizza i cattolici in vista delle europee dell’anno prossimo».

«Macron considera nell’uomo non solo l’aspetto materiale, ma la ricerca di significato. Può essere una novità, ma non un attacco alla laicità», ribattono gli uomini vicini all’Eliseo, come il ministro dell’Interno Gérard Collomb. «Lo Stato è laico in Francia, ma la società francese non è laica», ha fatto osservare il portavoce del Governo, Benjamin Griveau.

Avverte dagli schermi tv il filosofo Alain Finkielkraut: «Attenzione. La laicità non è un contenuto, è una definizione di regole. La Repubblica non è formata da cittadini disincarnati: la Francia è una storia. La vera minaccia alla nostra società viene dall’interno, ed è il nichilismo che la svuota».

Louis Manaranche

E le reazioni negli ambienti cattolici? Guillaume Goubert è il direttore del quotidiano La Croix. «Il Presidente – ha scritto in un editoriale – si è rivolto ai cattolici di Francia come nessuno dei suoi predecessori aveva fatto prima. Il suo discorso è stato un’affermazione del ruolo che i cattolici svolgono e devono svolgere al servizio della dignità dell’uomo e difendendo le loro convinzioni anche sul terreno politico».

Anche per Ludovic Trollé, direttore dell’Istituto di Etica e politica Montalembert e per sei anni consulente dell’Eliseo, interpellato da Tracce, «quello di Macron è un discorso del tutto nuovo e originale rispetto ai suoi predecessori. Per la prima volta si parla di Chiesa al singolare. Va oltre le semplici relazioni istituzionali e cerca un dialogo reale, dopo la dolorosa frattura provocata, nel 2013, dalla legge sui matrimoni omosessuali».

Contro questa legge si schierò apertamente Chantal Delsol, filosofa e scrittrice, fondatrice dell’Istituto Hannah Arendt. «La frattura profonda – fa notare – proviene in ultima istanza dalla concezione della laicità come trionfo dell’ateismo. Mentre la cultura giudaico-cristiana è la base di tutti i nostri valori costitutivi: la tolleranza, i diritti umani, lo spirito scientifico...».

In effetti, nel suo discorso Macron ha sostenuto una posizione che appare lontana mille miglia dal “trionfo dell’ateismo”. Ne abbiamo parlato con Louis Manaranche, docente di Storia all’Università di Parigi IV, opinionista di Le Figaro e direttore dell’Osservatorio sulla modernità del Collège des Bernardins, la prestigiosa istituzione culturale cattolica dove si è svolto l’incontro tra i Vescovi e il Presidente.

Macron ha detto che non è possibile camminare verso l’uomo senza incontrarsi con il cattolicesimo e che le domande che la Chiesa pone sono le domande di tutti noi, non quelle di un gruppo ristretto. Sono accenti e concetti che appaiono del tutto inediti in bocca a un Presidente francese.
Vi è in effetti una dimensione nuova nel suo discorso. Nicolas Sarkozy aveva pronunciato un discorso in cui alcuni accenti erano abbastanza simili, a Roma nel 2007, al Palazzo del Laterano (rivolgendosi alla comunità dei francesi impegnati in Vaticano, ndr). Tuttavia per un uomo che ha una tradizione di centro-sinistra come Macron, in una situazione in cui le contese di questi ultimi anni hanno profondamente spaccato il Paese, le sue parole assumono una colorazione di radicale novità.

Per un uomo che ha una tradizione di centro-sinistra come Macron, le sue parole assumono una colorazione di radicale novità

Che cosa vede Macron nel cattolicesimo francese? Una forza elettorale? Una specie di supplemento di aiuto umanitario per i più deboli? O cos’altro?
Non si può troppo sbrigativamente dire che Macron non veda nei cattolici una forza elettorale, ma lui sa di non poterla considerare in partenza come acquisita e, di conseguenza, non ha reagito come un capo partito preoccupato di offrire rassicurazioni alla sua base. Macron vede piuttosto la Chiesa come un’istituzione che permette ai cristiani di dispiegare la carità nella polis, e che così facendo mette in campo un’interpellanza sullo stato della società, in tutti i campi che riguardano l’uomo. Il Presidente spera in una Chiesa libera, ma non “ingiuntiva”.



Quindi una Chiesa che ha tutto il diritto di esprimere le proprie posizioni, ma non di imporne l’applicazione sul piano normativo. È una linea che mette tutti d’accordo?
Non esattamente: in qualche caso questo discorso può avere infastidito alcuni credenti. A mio modo di vedere, il rifiuto dell’ingiunzione si applica al corpo politico, per definizione laico in Francia, e non alle persone, dal momento che i cristiani colgono evidentemente nel Vangelo e nell’insegnamento della Chiesa richiami forti alla loro coscienza.

Si può affermare che Macron considera la Chiesa cattolica come una risorsa per la Francia?
Assolutamente sì.

Il Presidente ha sottolineato la necessità di riparare il rapporto tra Chiesa e Stato, che risulta danneggiato. In cosa consiste questo danno, questa frattura? E che cosa significa in concreto ripararla?
La frattura è legata innanzitutto all’eredità di un certo anticlericalismo che ha confuso la laicità dello Stato con un laicismo radicale, che intende relegare la religione alla sfera strettamente privata. Rifiuto della visibilità dei credenti, mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa: ecco due esempi eloquenti di questa posizione. Per un altro verso, vi è un’incidenza dell’individualismo contemporaneo sulle questioni che riguardano il costume morale, che ha spinto un certo numero di cattolici fedeli sulla sponda di un’opposizione conservatrice. Questo contesto, in fondo, non è cambiato. Ma lui vuole rinnovare un dialogo su basi sane e sicure.

La frattura è legata innanzitutto all’eredità di un certo anticlericalismo che ha confuso la laicità dello Stato con un laicismo radicale, che intende relegare la religione alla sfera strettamente privata

L’idea di laicità è veramente alla base dell’identità nazionale francese? In cosa consiste esattamente? E soprattutto, vi è un consenso univoco attorno a questa idea, o le interpretazioni sono differenti?
La laicità come volontà di trovare ciò che accomuna al di là delle particolari appartenenze comunitarie, attorno a un approccio razionale nel quadro repubblicano, è certamente uno dei fondamenti dell’identità francese. La questione fondamentale che rimane come un pomo della discordia concerne il posto della religione nella società civile. Alcuni considerano che la laicità deve applicarsi anche a questo livello, il che è una grave restrizione delle libertà. Il dibattito si era abbastanza stabilizzato, ma poi l’incremento della presenza islamica in Francia ha rinfocolato le polemiche.

Si è fatto un’idea se la posizione di Macron sia dettata da un reale interesse per la dimensione religiosa, per il cristianesimo, oppure da una sorta di “deismo” di matrice illuministica?
Non saprei. Di sicuro Macron è segnato personalmente da una ricerca spirituale legata alla sua prossimità con il filosofo Paul Ricoeur e, prima ancora, alla sua frequentazione di un collegio dei Gesuiti. Quanto alla sua posizione religiosa attuale... è cosa che appartiene a lui solo.

Pensa che il Pontificato di Francesco abbia in qualche modo influito su questa mano tesa al dialogo da parte sua?
Il Pontificato attuale, per i suoi orientamenti sociali, specialmente a riguardo dell’ecologia o dei migranti, lo ha sicuramente colpito. Ma soprattutto offre un contesto che permette di parlare della famiglia e della bioetica non considerandole come una fissazione esagerata, ma al contrario come una dimensione dello stesso discorso cattolico sull’uomo.

Vuol dire che ci saranno passi avanti concreti?
Nulla è meno sicuro di questo. Ma una cosa è certa: 
il contesto è più sano.