«Noi siamo ciò che siete voi»

Madrid, settembre 1985. Una cena tra amici. E una domanda: «Perché non diventiamo una cosa sola?». Così il movimento di alcuni sacerdoti spagnoli confluiva in CL. Cronaca di un fatto che ha segnato la nostra storia (da Tracce, settembre 2010)
Alberto Savorana

A metà degli anni Settanta, mentre in Italia don Giussani stringe un legame sempre più stretto con un gruppo di universitari, un’altra storia comincia a muovere i primi passi. Il 22 dicembre 1974, in un ristorante di Milano, egli incontra un giovane spagnolo, José Miguel Oriol, appartenente a una famiglia altolocata e responsabile di una casa editrice, ZYX, espressione di un gruppo di laici cristiani e di sinistra. Siamo in epoca franchista. Nell’ottobre del 1970, alla Fiera del libro di Francoforte, Oriol aveva conosciuto Sante Bagnoli, responsabile della casa editrice Jaca Book, legata al movimento di Cl. Gli incontri si ripetono anche negli anni successivi. Finché nel dicembre 1974 riceve da Bagnoli un invito a cena con don Giussani, al termine della quale Oriol pensa: «Qui si parla di Cristo come una presenza reale». Quelle parole riconciliano tutta la sua storia precedente: la rottura con la famiglia, l’impegno coi poveri, la lotta politica...
Così, nel febbraio del 1975 una Renault attraversa la Spagna e raggiunge Milano: a bordo ci sono Oriol e sua moglie Carmina, José Antonio Garbayo e sua moglie Teresa, e Jesus Carrascosa (noto come “Carras”). Il primo viaggio di Giussani a Madrid risale al dicembre 1976. E dal 1978 diviene per lui abituale recarsi in Spagna.

I primi incontri. Nella primavera del 1978, lasciata ZYX e il gruppo ad essa collegato per divergenze insanabili, Oriol fonda - insieme alla moglie, a Carras, a padre Malagón e a un’amica - una nuova casa editrice: Encuentro. E proprio questo è all’origine della seconda fase della storia dei rapporti di Giussani con la Spagna, con conseguenze che nessuno avrebbe potuto prevedere.
Tutto accadde per caso. È un periodo di grandi sommovimenti, ecclesiali e politici. Nel 1975 è morto il generale Francisco Franco, e la Spagna si avvia verso la democrazia. Compaiono i segni di una svolta culturale che eroderà la tradizione cattolica, complici le difficoltà a recepire i contenuti del Concilio Vaticano II, una vertiginosa crisi di vocazioni e la tendenza di certa teologia ad assumere posizioni e atteggiamenti progressiste. In questo contesto comincia a operare in alcune parrocchie di Madrid un gruppo di giovani sacerdoti, cresciuti alla scuola di monsignor Francisco Golfin e di padre Mariano Herranz, nel Seminario di Madrid. Essi desiderano rimanere amici e aiutarsi l’un l’altro, soprattutto nel lavoro coi bambini e gli adolescenti. Nel tempo, alcuni giovani coinvolti in quelle iniziative cominciano a domandare qualcosa di più ai loro sacerdoti, tra i quali figurano Javier Martínez, Javier Calavia, Julián Carrón e José Miguel García.
Intanto, nell’ottobre del 1978 Oriol prepara un quartino pubblicitario col programma editoriale di Encuentro. Il foglio arriva nelle mani di una giovane dei Cursillos de Cristiandad, Carmen Xilio; questa lo mostra a un giovane sacerdote suo amico, Carrón, che lo dà a Martínez. Quest’ultimo aveva avuto notizia del movimento in Germania, attraverso un compagno di studi dell’Università di Francoforte che a sua volta aveva conosciuto Cl tramite uno studente svizzero. Scorso il programma di Encuentro, Martínez e Carrón rimangono colpiti dall’elenco delle pubblicazioni e immediata è la domanda: chi saranno mai questi? Anche il loro gruppo ha in mente un progetto editoriale: pubblicare in Spagna autori come Péguy, Bernanos, Claudel, Von Balthasar, De Lubac, Guardini. E quegli stessi scrittori e teologi compaiono nel programma di Encuentro. Immediatamente contattano Oriol. Il primo incontro si svolge nel gennaio 1979, durante una cena a casa di Carras. I contatti proseguono fino a giugno, con una cena che per tutti fu decisiva: «Abbiamo iniziato alle ventuno e abbiamo continuato a parlare fino alle tre di notte, mangiando sardine», ricorda Carras. «Il giorno seguente Martínez partiva per gli Stati Uniti, ma si stava così bene che non andavamo più a letto!».
Javier Prades è uno dei partecipanti, all’epoca ha 19 anni e frequenta la facoltà di Giurisprudenza: «Fu Martínez a dirmi: “Stasera non fare programmi, perché voglio che tu conosca della gente che ho incontrato”. Siamo arrivati alle Chabolas, un quartiere poverissimo nella periferia di Madrid. Entrati in casa, rimanemmo colpiti da un ordine, una bellezza, un senso della vita e una contentezza che cozzavano con l’ambiente circostante». All’uscita porta via l’impressione di una «corrispondenza inaspettata con la nostra sensibilità e attesa di fede con persone che vivevano in condizioni molto diverse dalle nostre». Partito Martínez per l’America, alla guida di quei giovani rimangono Calavia e Carrón. Martínez continua a seguire di lontano l’evolversi dei rapporti.
Intanto nei giovani legati a quei preti si fa strada la consapevolezza di un’amicizia sempre più stabile. Hanno incontrato e ascoltato più volte Giussani a Madrid, il legame coi Carras e gli Oriol è più stretto, è iniziata una collaborazione col Centro culturale Miguel Mañara, qualcuno è tornato dal Meeting di Rimini entusiasta. È un periodo di ricerca, di colloqui e di incontri.
Carrón ricorda che «quanto più conoscevamo il movimento, quanto più ci accostavamo alle sue espressioni, ai gesti, ai documenti, tanto più si alimentava questa passione, il desiderio di condividere maggiormente i rapporti, la verifica di questa modalità affascinante di vivere la fede che avevamo incontrato. Don Giussani ci sorprese con una paternità che ci era sconosciuta. Non era lì a misurarci; allora ci rendemmo conto della sua preferenza». Alla fine questo «contagiò tutti, dilatò la paternità di tutti e il desiderio di accogliere la diversità che c’era fra le due storie».
Nell’82 c’è il primo tentativo di fare qualcosa insieme: a ottobre Cl e il gruppo interparrocchiale decidono di organizzare un pellegrinaggio comune a Avila, in occasione della prima visita di Giovanni Paolo II in Spagna. «Fu un fallimento», ricorda Prades, «perché erano tante le diversità di impostazione fra lo stile che avevamo noi e quello dei ragazzi di Carras».
Dopo questo tentativo, tuttavia, i preti continuano a mantenere il rapporto con Cl, ma per alcuni anni non ci saranno più iniziative comuni: «È stata solo la fedeltà dei nostri sacerdoti, insieme a qualche tentativo personale» a fare avanzare il filo di una storia, ricorda Prades.
Verso la metà degli anni Ottanta quella realtà interparrocchiale si costituisce in associazione, dandosi nome “Nueva Tierra”. A un certo punto, alcuni di quei giovani urgono per aderire a Cl. Tra i sacerdoti, Carrón vede come naturale conseguenza questa ipotesi, altri resistono per ragioni di prudenza, chiedono ancora del tempo. Il dibattito interno dura fino al 1985.

L’incontro di Avila. Una sera del gennaio 1985 Oriol vede nelle sede di Nueva Tierra un volantino affisso al muro, nota che è tale e quale quelli di Cl. Lo ha scritto Fernando De Haro, un giovane di Cordoba che dal 1980 partecipa da lontano all’esperienza dei gruppi parrocchiali creati dai preti di Madrid. Il manifesto si intitola «Una proposta»: vi si legge che quei giovani hanno la «pretesa di essere un modo di rendere presente una proposta di vita cristiana negli ambienti dove l’uomo vive» e che «il cristiano non è una sovrapposizione all’umano, ma è la sua pienezza e profondità definitiva. Gesù non è solo la definizione di Dio, ma anche del mondo e dell’uomo. La salvezza, che viviamo non come somma di liberazioni individuali e intimamente personali, ci si è donata gratuitamente in Cristo».
Gli incontri si intensificano; Giussani stesso avrà un dialogo coi sacerdoti di Nueva Tierra. Alla fine di maggio una cinquantina di persone delle due realtà si raduna a casa di Oriol, si pensa di fare ai giovani di Cl e a quelli di Nueva Tierra una proposta unica: perché non sfruttare l’occasione del corso estivo, programmato per il luglio di quell’anno? Perciò viene invitato Giussani, che dal 22 al 24 luglio 1985 partecipa al “IX Incontro di Avila”. I raduni di Avila consistono in due settimane di convivenza tra studio, preghiera, cultura e festa. Giussani conclude il suo intervento con queste parole: «Noi siamo ciò che voi siete: la nostra storia e la vostra hanno le stesse radici, gli stessi principi e l’identico fine. Perché oggi ciò di cui c’è maggiormente bisogno nella vita della Chiesa è proprio questo: che sorga un movimento conforme alla storia di ciascuno; un grande movimento di amici impegnati in base alle circostanze della loro vita. Un grande movimento nel quale la fede torni a essere quello che fu nei primi secoli: la scoperta di un’umanità più umana. L’uomo da solo non può essere tale. Solo con Cristo l’uomo può essere un uomo. Qui lo chiamate Nueva Tierra. Cosa vuol dire Nueva Tierra? Nuova umanità. Cosa significa dire che Cristo è Redentore? Che senza di Lui, l’uomo non è uomo».
Secondo Carrón, Giussani aveva molto chiaro che «l’obiettivo ultimo della fede è proprio generare una Nuova Terra, ma anche che il cammino per arrivare fino a quel fine esige un metodo e una consapevolezza della natura del Cristianesimo che Cl aveva con maggiore chiarezza rispetto a quanto noi ancora desideravamo. Senza la compagnia di don Giussani, noi non saremmo arrivati a capire cosa significa vivere l’esperienza umana e la fede, la Nuova Terra che desideravamo».

«Le stesse cose». Ad Avila, De Haro si trova a sedere accanto a Giussani durante una cena e gli racconta del manifesto di Cordoba. Giussani glielo domanda. Il giovane corre in camera a prendere il testo. Giussani lo legge e dice: «Sono le stesse cose che diciamo noi». La conversazione prosegue e De Haro si lamenta del fatto che sono ancora pochi. Don Giussani lo interrompe: «Questo non importa; quello che importa è la vita fra di voi, anche noi eravamo pochi all’inizio; diventerete molti». Quella sera, sdraiati in un giardino di Avila, in molti amici si ripetono per un’ora le frasi che Giussani ha detto nella lezione per spiegare che cosa implica l’incontro con Gesù.
José Luis Restán, all’epoca uno dei giovani di Nueva Tierra, ricorda che «ascoltando don Giussani parlare del cristianesimo e descrivere l’esperienza di Cl a molti di noi sembrò che il cammino si stesse spianando e chiarendo. Pensare di far qualcosa “per conto nostro”, inventare una forma autonoma quando avevamo davanti agli occhi un carisma riconosciuto dalla Chiesa, in cui ci riconoscevamo in un modo così semplice e appassionato, sarebbe stato assurdo».

Numero “0”. Una sera del settembre 1985 l’abitazione di Carrascosa ospita una cena, a cui partecipano alcuni responsabili di Cl e di Nueva Tierra. La conversazione si fissa su alcune osservazioni degli amici di Nueva Tierra, finché interviene Oriol che rinnova la domanda, già fatta nei mesi precedenti, sul perché si deve continuare con due movimenti distinti, e se non sia arrivato il momento di fare dei due una cosa sola, seguendo il carisma di don Giussani. «Abbiamo discusso tutta la notte», ricorda Carrón.
Passano alcune settimane e il 28 settembre un’assemblea dei membri di Nueva Tierra decide a maggioranza di aderire a Cl. Carrón ricorda che «questo passaggio fu accompagnato da don Giussani, senza la sua paternità il cammino sarebbe stato molto più faticoso. Con lui fummo in grado di affrontare le difficoltà e le differenze di un cammino umano». Alla fine, «questa paternità vinse su tutte le difficoltà e le obiezioni che sorsero lungo il cammino».
Calavia, sul “numero 0” di Nueva Tierra, revista de Comunión y Liberación, del settembre 1985, scrive: «Per me la sfida è vivere il movimento, e ciò implica l’accettazione degli altri così come sono. Il problema maggiore è rappresentato dall’amor proprio, dalla mancanza di rispetto verso le differenze, dai giudizi affrettati, gli schematismi, la vanità, l’ansia di protagonismo. Questi sono gli ostacoli. Le differenze non sono un problema, si superano immediatamente. Ci sono cose che per comprenderle si sono impiegati anni, e adesso si capiscono in cinque minuti».
Il resto è la storia di un’unità che non si è più interrotta.