La "ragione aperta" di Encuentro Santiago
Torna dopo due anni la due giorni culturale nella capitale del Cile. Tra dibattiti, incontri e spettacoli, una sfida: come l'esperienza cristiana risponde alle domande dell'uomo del nostro tempo?Nel 2023 Encuentro Santiago non si è fatto. Era stato deciso di prendersi una pausa e un gruppo di amici, la maggior parte dei quali coinvolti nell’organizzazione, era andato a Madrid per partecipare a Encuentro Madrid, la kermesse spagnola che, avendo una storia più lunga, ci ha permesso di crescere e ci ha dato l’ispirazione l’edizione di quest’anno.
Già con il titolo “Un incontro che allarga la ragione” siamo stati invitati a giudicare la realtà a partire dall’incontro con persone ed esperienze nelle quali è percepibile uno sguardo più aperto, in un momento in cui siamo saturi di risposte parziali che pretendono di essere risolutive, ma che si rivelano incomplete e insufficienti davanti alle domande sull’umano. Questa è la sfida da affrontare nel contesto sociale in cui siamo immersi, in Cile come nel resto del mondo: crisi di fiducia, problemi di convivenza, violenze, rivendicazioni di maggiore giustizia sociale e persino del senso e del valore stesso della vita. Davanti a tutto ciò è urgente un incontro vivo, in cui l’altro sia veramente un bene.
Venerdì 31 maggio, in uno strapieno Teatro Huemul, in un vecchio quartiere operaio vicino al centro di Santiago, abbiamo iniziato con il concerto della “Chile Big Band”, che, guidata dal maestro Carl Hammond, da vent’anni suona jazz e musica popolare cilena. L’atmosfera calorosa che hanno creato attraverso l’interpretazione dei diversi brani non solo ha suscitato emozioni, ma ha anche mostrato un dinamismo in cui la singolarità di ogni strumento contribuisce all’insieme per offrire uno splendido spettacolo. Gli abitanti del quartiere erano molto felici e grati per aver ridato vita a un teatro che era rimasto inattivo da prima della crisi del 2019, portando anche un degrado fisico e sociale del quartiere.
Abbiamo continuato sabato 1 giugno, spostandoci al Centro ricreativo “La Araucana”, nel quartiere di La Florida, nel distretto sudorientale della città. La mattinata si è aperta con un momento dedicato ai più piccoli. Quindi, ci siamo ritrovati in salone per l’incontro dal titolo “Malattia e solitudine. La tutela di una presenza e il debito della legge”, organizzato dagli amici della Compagnia delle Opere. Juan Pablo Zúñiga, primo paziente della “Clínica Familia”, opera creata a Santiago da padre Baldo Santi negli anni Novanta per i malati di Aids, e attuale collaboratore del centro, e il dottor Carlos Rivera, chirurgo dell’Universidad de Los Andes, ci hanno testimoniato come la presenza di un altro che accoglie con affetto e si preoccupa non solo della salute fisica, ma di tutta la persona sia fondamentale per la cura della malattia e per vincere la disperazione. Questa compagnia umana dovrebbe essere anche l’asse su cui si articolano le politiche sanitarie pubbliche.
È seguito poi l’incontro “Scienza e impresa”, con la partecipazione di César Giacosa, ingegnere chimico, Karen Fuenzalida, biochimica, ricercatrice nel campo delle malattie metaboliche presso l’Università del Cile, e Natalia Brossard, ingegnere agrario presso la Pontificia Università Cattolica del Cile), che hanno raccontato la storia di un progetto in cui, a partire dagli effetti benefici per la salute scoperti in un’alga utilizzata a scopi industriali, è nata l’iniziativa di un interessante dialogo tra la ricerca scientifica e diverse aziende, dove ciò che conta è il processo di costruzione di ponti tra diverse aree, accademiche e produttive, alla ricerca di qualcosa che sia utile per tutti e favorisca il bene comune. E mentre in salone si teneva il dialogo, nella caffetteria amici, famiglie, relatori e tanti altri hanno potuto, tra ottimi cibi e bevande, condividere le provocazioni dei dibattiti o semplicemente godersi la compagnia reciproca.
Nel pomeriggio ci siamo ritrovati per il terzo incontro: “Un giudizio per scoprire il senso della vita” organizzato dagli universitari del movimento. Camila Kellemen, psicologa clinica con specializzazione in Psicologia integrale della persona, e Pamela Chávez, dottore in Filosofia dell’Università del Cile, ci hanno invitato a guardare al problema della “crisi di significato”. Un tema provocatorio, che riporta alla domanda ultima sul desiderio infinito di felicità, qualcosa che non ci si può dare da sé, ma si riceve come un dono generoso da un Altro attraverso la compagnia di amici, famiglia e legami stretti. E che per concretizzarsi richiede la disponibilità a “ricevere”, a essere amati così come si è: da questo amore sboccia l’io come dono agli altri.
Nella hall principale del Centro, per tutta la giornata, è stato possibile visitare la mostra su Takashi Paolo Nagai, medico giapponese, testimone con la sua storia di “ciò che non muore”, e del fatto che nessuna circostanza può impedirci di comunicare la verità e la consistenza ultima di ciò che è umano. Questa esperienza è stata sottolineata dalla presentazione del libro Ciò che non muore mai, con interventi di María Angélica Kolbach, insegnante, e Martín Groos, membro della Fondazione “Amici di Takashi Nagai e Midori”.
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Sul tema dell’Encuentro, i nostri amici Álex Pérez, direttore dell’Istituto Patrona de Lourdes, legato al movimento, e Gerardo León, hanno sottolineato la necessità di tornare a guardare la realtà e di immergerci in essa considerando la totalità dei suoi fattori. Questo richiede un’apertura alla conoscenza e la capacità di giudicare secondo ragione, in tempi in cui siamo circondati da soggettivismi che lasciano senza risposta le grandi domande personali e sociali. L’esperienza cristiana è capace di andare al fondo e di generare un dialogo in cui non siamo più determinati dalle circostanze, ma siamo capaci di costruire a partire da esse.
A conclusione dell’evento è stato messo in scena un adattamento dell’opera teatrale di Cormac McCarthy The Sunset Limited, diretta da Bernabé Madrigal, che racconta l’incontro tra un uomo benestante e non credente che tenta il suicidio, ma viene salvato da un ex detenuto convertito al cristianesimo. Encuentro Santiago si è rivelato ancora una volta un’esperienza che permette di incontrare persone, amicizie, storie che sfidano e rinnovano. E cresce sempre di più, prendendo la forma di luogo da cui non si esce distratti o anestetizzati, ma lieti e grati di comprendere che siamo stati fatti per un destino buono.