Tracce N.1, Gennaio 2004
La nostra indistruttibile compagniaLeggi
Proponiamo l’editoriale
di don Giussani pubblicato in prima pagina su Avvenire
il 24 dicembre 2003
Giuseppe non si è meravigliato che la donna avesse un bambino, ma che “quel” bambino
fosse di “quella” donna, Maria. Era “suo”, in quanto
aveva desiderato che fosse di Maria.
Si compie così qualcosa di ben grande: senza Cristo non è concepibile
nulla. È così: senza la creazione non esisterebbe nulla, esisterebbe
l’Essere e basta. Ma con Cristo l’Essere è conclamato - comunicarsi è della
natura dell’Essere -; con Lui tutto esiste, anche la più piccola
foglia di pioppo, effimera eppure esistente. Senza la ri-creazione operata da “quella” nascita
non esisterebbe la creazione.
Senza Cristo è impossibile la gioia, perché sarebbe irrazionale.
Il desiderio della gioia, infatti, è della natura dell’uomo quando
guarda la realtà che è fatta. Per questo dice il vero, Dante -
e io non smetterò mai di citarlo -: «Ciascun confusamente un bene
apprende/ nel qual si quieti l’animo, e disira:/ per che di giugner lui
ciascun contende» (Purgatorio, XVII, 127-129). Così il desiderio
descrive proprio la natura dell’uomo.
Per il tipo di festa che è e per la diffusione che ha, il Natale rappresenta
l’ultima thule, l’ultimo passo che la natura dell’uomo può compiere:
riconoscere che la manifestazione dell’Essere c’è, oppure
avanzare verso la disperazione totale, negando che il Verbo di Dio sia diventato
uomo - e così finire come l’ultimo uomo e l’ultima donna,
descritti da Carducci, che vedono il sole calare per l’ultima volta in
un mondo di ghiaccio.
La ri-creazione operata da Cristo è la verità della creazione.
Annunciando Gesù, il Natale rivela il dominio incontrastabile dell’Essere,
che si qualifica come “vittoria”. La vittoria è l’esistenza
del fatto che vince su tutte le miscredenze e su tutti i dubbi degli uomini,
vince! E il fatto è l’annuncio che Dio è diventato uomo!
Il nostro grande Papa ha scritto nel messaggio per la giornata della pace: «Ciascuno
si impegni ad affrettare questa vittoria. È ad essa che, in fondo, anela
il cuore di tutti». Con Giovanni Paolo II noi ripetiamo la stessa cosa,
oggi che tutto sembra disprezzato nel tempo o travolto in modo veloce; ciò che
si sperava potesse durare non dura se non un suono veloce, una pagina di libro,
uno sfogliare di giornale. Le parole si dissolvono nell’aria in brevi istanti
di emozione - quando questa non si sia già consumata nella delusione dello
stesso primo istante -, diventano come le parole di un video, il nulla essendo
l’esito continuo dall’effimera insorgenza. Dal nulla, infatti, non
può venire che il nulla.
Per questo c’è voluto Cristo, per rimediare a questa fine di tutto.
Lui, l’indistruttibile, non può essere in alcun modo segnato dalla
distruzione. Per cui ancora Dante ci sospinge in avanti, mettendoci sulle labbra
le parole del suo Inno alla Vergine che non temono, queste sì, il nulla
perché sono dettate dall’Essere: «Qui se’ a noi meridiana
face/ di caritate; e giuso, intra i mortali,/ se’ di speranza fontana vivace» (Paradiso,
XXXIII, 10-12).
Freud diceva che dall’uomo non può venire salvezza, essa può giungere
solo dal di fuori dell’uomo, da altro (o questo altro è l’Essere,
e allora è fonte ineasauribile, o è il non essere assoluto, e questa è una
cosa senza senso; dire: “Non c’è l’essere”, infatti, è pazzia
pura perché è negare l’evidente). Un canto natalizio di Adriana
Mascagni, ascoltato in tante parrocchie d’Italia e del mondo, descrive
il compiersi di quella inconsapevole profezia: «Aria di neve, stasera e
nessuno ha tempo di aprire la porta e il cuore. Aria di neve, stasera e qualcuno
ancora va in giro, ancora non sa dove andrà questa notte a riposare. Un
uomo che batte a tutte le porte, un uomo che chiede a tutte le case se non c’è un
posto per lei, per lei, che è con me. La donna si piega sul suo dolore,
al figlio che nasce darà il suo calore, ci sarà un muro, vedrai,
vedrai basterà. Il bimbo che piange in mezzo alla paglia, la donna che
prega e l’uomo che guarda. Regnerà. Il mondo chi sei, chi sei non
lo sa. Aria di neve stasera e nessuno ha tempo di aprire la porta e il cuore.
Aria di neve stasera e nel cielo si muove una stella che si fermerà solo
là, sulla casa più lontana». Dio ha sfondato questa lontananza.
Viene il Natale per assicurare la gioia all’uomo: l’uomo raggiungerà la
felicità, che è lo scopo della vita. La sicurezza della gioia!
La certezza di questo è necessaria per vivere, e la certezza c’è quando
si è in compagnia (se uno non ha la compagnia, è perché non
la chiede. Se la chiede, viene data). Cristo è la suprema compagnia che
Dio fa all’uomo. Per questo, auguri.
Luigi Giussani