Tracce N.1, Gennaio 2017

Un inizio coraggioso
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Se c’è una parola che sentiamo spesso, in questi giorni, è inizio. Parola bellissima in sé, ma a volte difficile, addirittura faticosa da usare o da ascoltare. Perché non riguarda solo l’anno che parte, ma tutte le incognite che si porta dietro. In Italia, dove il referendum sulle riforme è archiviato, il Governo è cambiato, eppure i problemi restano quelli che c’erano prima del voto, tanto che a volte sembra di tornare eternamente al punto di partenza. Ma anche nel contesto più generale, visto che gennaio porta con sé l’avvio dell’imprevedibile presidenza Trump, le incognite pesanti sull’Europa, l’eco degli attentati di Berlino e Ankara, la guerra in Siria... Così l’idea di iniziare da capo può essere una prospettiva già carica di ombre, di sfiducia. Oppure - cosa altrettanto frequente - può sapere di routine. Come se l’anno nuovo, in fondo, non potesse portare novità reali.

E invece, come scriveva Pavese, «l’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante». A pensarci bene, non c’è azione o frase che non siano un inizio. Anche il gesto più banale, persino la parola più scontata e ripetuta (l’uscire di casa al mattino, dire un «ciao» ad un amico), è sempre un ponte gettato tra il mio io e la realtà, esprime sempre un’attesa, un desiderio di bene. Consapevole o no. Rendersene conto riempie il tempo di colpo, gli dà uno spessore e un gusto diversi. Lo rende un’occasione di scoprire qualcosa, di sé e del mondo.

In fondo, è ciò che si può sorprendere scorrendo questo Tracce. Accade nelle aule delle università, quando a ragazzi di vent’anni che bruciano al tempo stesso di domande e di incertezze capita di imbattersi in un altro modo di vivere, e questo incontro diventa una strada da verificare, una proposta per sé. Un inizio. Oppure più avanti negli anni, quando questa verifica guadagnata man mano rende così certi e saldi da affrontare, magari, sei anni di gulag e ricominciare perdonando, come è successo alla lituana Nijole Sadunaite. Un altro inizio. E così in altri articoli e testimonianze.

Ma il cuore di questo numero si svela voltando pagina, adesso. Troverete un regalo che papa Francesco ha fatto a tutto il movimento di CL spedendo a don Julián Carrón una lettera bellissima, da studiare a fondo. Perché fa capire cosa permette questo inizio, dove trova linfa. E lo fa indicando, come dice lui, un programma radicale: «Il riandare alle origini non è un ripiegamento sul passato ma è forza per un inizio coraggioso rivolto al domani». Buona lettura. E buon inizio d’anno.