Tracce N.10, Novembre 2006

La sorpresa di un fatto
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«Non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell’umanità un momento di verità raggiunta e detta. È la grande inversione di metodo che segna il passaggio dal senso religioso alla fede: non è più un ricercare pieno di incognite, ma la sorpresa di un fatto accaduto nella storia degli uomini» (All’origine della pretesa cristiana).
Questa frase di don Giussani, che abbiamo pubblicato sulla copertina di Tracce di ottobre (quella dedicata al discorso di Benedetto XVI a Regensburg), è risuonata qua e là per l’Italia e nel mondo durante le giornate d’inizio anno del movimento. A cominciare da quella di Milano, di cui proponiamo gli appunti all’inizio della rivista. E poi giù, fino a Napoli, una sera di fine ottobre, al Teatro Mediterraneo. «La sfida dell’educazione per liberare Napoli», ha titolato l’articolo di cronaca Il Mattino, principale giornale partenopeo, quasi a risposta dei tragici fatti che stanno insanguinando la città in questi giorni. E dire che le domande dei giornalisti, alla vigilia dell’incontro, erano tese a indagare le analisi e soprattutto i progetti “ciellini” per combattere, nell’ordine, delinquenza organizzata, corruzione, disoccupazione, dispersione scolastica. Tutti si sono sentiti rispondere: «Venite a vedere».
Perché mai tanta gente, messa alla prova da un aumento della violenza - un omicidio ogni ventiquattro ore - e da allarmi vecchi e nuovi che hanno fatto invocare l’impiego dell’esercito per riportare ordine in città, ha lasciato le proprie occupazioni e preoccupazioni per andare a vedere un prete spagnolo che parlava di “Vivere intensamente il reale”? Quale intensità della vita è possibile quando una persona è insicura di tutto, scuola, casa, lavoro?
A vico Castrucci, numero civico 4/b, opera il Centro di solidarietà della Compagnia delle Opere campana. È nato da amici che non si sono attardati ad analizzare la situazione, a elencare quello che manca per concludere, come tutti, che è impossibile mettere su qualcosa di positivo - salvo sperare in qualche magro aiuto dall’assistenzialismo statale -, ma hanno promosso una cosa nuova per dare voce all’esperienza che facevano e fanno.
Solo qualcosa di reale e di presente può accendere la speranza, perché rimette in moto l’io di ciascuno, lo apre e questo, se adeguatamente educato, diventa protagonista nella realtà e costruisce, anche nella situazione più difficile. Per esempio, un Centro di solidarietà nel cuore della Napoli popolare, che condivide il bisogno delle persone per condividere il senso della vita. Nessuna strategia, ma, appunto, la sorpresa di un fatto. E neppure una ricerca “piena di incognite” della soluzione ai mali della vita personale e sociale. Anzi, proprio la speranza di una soluzione, di una “liberazione” si sostiene solamente se si è già visto qualcuno che vive diversamente, in modo più umano e vero, l’esistenza comune a tutti. Uno come noi, uguale in tutto, eppure non rassegnato all’impossibilità di un cambiamento. Un “avvenimento”, lo chiama Finkielkraut. Un “imprevisto”, secondo Montale.
Napoli è un esempio di come cerchiamo di rispondere con la vita all’appello di Benedetto XVI ad allargare la ragione: l’esperienza cristiana fa inoltrare nella realtà senza censurare nulla, ma tutto affrontando con uno sguardo positivo. È un avvenimento, cioè «un momento di verità raggiunta e detta», che fa saltare la misura di una ragione ristretta.
«Noi abbiamo incontrato qualcosa che ci riempie la vita - ha detto don Carrón a Napoli, la sera del 27 ottobre - e lo vogliamo comunicare a chi vorrà ascoltarci». I napoletani che erano al Teatro Mediterraneo hanno trovato il tempo e la disponibilità di ascoltare.